Chiesa di S. Valeriano
Robbio (PV)
Indirizzo: Via Rosasco - Robbio (PV)
Tipologia generale: architettura religiosa e rituale
Tipologia specifica: chiesa
Configurazione strutturale: Sorge ad ovest di Robbio, sul lato sinistro della via chiamata "Reale", diretta a Rosasco: un tratto della celeberrima "via Francigena", detta anche "Romea", itinerario medievale dei pellegrini diretti a Roma. Dopo anni di abbandono, solo col 1967 i proprietari dell'edificio, allora destinato ad usi agricoli, donano le loro diverse parti del complesso alla chiesa parrocchiale. Si iniziano i lavori di restauro, eliminando superfetazioni di vario genere, reintegrando lo spazio delle tre navate e la facciata, ricostruendo l'abside minore settentrionale sul basamento rimasto.
Epoca di costruzione: sec. XIII
Descrizione
È una chiesa (28,5 per circa 10 m nella navata) a tre navate per quattro campate, rettangolari in senso trasversale quelle maggiori, in senso longitudinale quelle laterali. Le campate sono definite dalla successione uniforme di pilastri polistili e sono voltate da crociere semplici a salita quasi piatta. Il settore presbiteriale era caratterizzato da un transetto alto dall'emergenza accentuata, con campata di incrocio e bracci di identica pianta quadrata. L'abside maggiore, spartita all'esterno da quattro esili semicolonnine che si legano in alto al fregio ad archetti pensili, come nelle chiese pavesi di metà xii secolo [S. Zeno e S. Teodoro (v.)], era preceduta da una campata di coro voltata a botte, mentre due ampie conche absidali, arretrate rispetto alla cappella maggiore, si aprivano sui bracci del transetto. Si notano ancora gli attacchi delle trombe di una cupola ottagonale che copriva l'incrocio, e che doveva essere celata all'esterno da un tiburio basso di tipo lombardo. Il transetto era invece voltato con crociere. A conferma dell'ipotesi (Scevola Nidasio 1993) che il cantiere del S. Valeriano tardoromanico abbia avuto delle interruzioni e si sia così prolungato per qualche decennio fino a dopo il 1200, si notano nell'edificio modifiche in corso d'opera e stacchi nelle murature e nei motivi decorativi (come nella quarta campata del fianco nord, dove si trova un fregio ad archetti intrecciati). Il cambiamento più significativo è quello dei pilastri: le due coppie più orientali hanno, tra le semicolonne, delle lesene diagonali, e corrispondono a una tipologia frequente in area novarese a partire dal 1100 (Sannazaro Sesia, Ognissanti di Novara, Dulzago, S. Pietro di Cerano, Casalvolone), mentre le due coppie più occidentali hanno come membrature intermedie due semplici risalti angolari, di tradizione più pavese e milanese.
Il cambiamento nella morfologia del pilastro in S. Valeriano è stato spiegato in modo convincente con l'abbandono di un progetto iniziale di copertura a crociere costolonate, che avrebbero trovato nella lesena diagonale dei pilastri un sostegno più funzionale alla loro messa in opera. Va rilevato poi come non vi sia una perfetta corrispondenza nelle coppie di pilastri occidentali, dal momento che le membrature longitudinali e trasversali verso le navatelle sono indifferentemente lesene o semicolonne.
I capitelli, in laterizio e lapidei, semplicemente scantonati e privi di figurazione sono tipici in questa regione della seconda metà del xii secolo, e si legano a quelli di S. Lanfranco a Pavia, S. Marco a Lodivecchio, Calvenzano.
L'aspetto forse più interessante del S. Valeriano risiede nella sua articolazione in alzato, dove l'attenuazione del dislivello tra nave maggiore e collaterali e soprattutto la scomparsa delle finestre del cleristorio portano a una originale formulazione "a sala" dell'invaso. è una tendenza dell'architettura tardoromanica pavese (S. Maria in Betlem, S. Teodoro) l'unificazione dello spazio attraverso l'imposta delle volte della navata maggiore e delle laterali a quote non troppo dissimili, ma gli esiti di Robbio trovano più puntuali confronti (a parte il caso immediatamente contiguo della piccola chiesa a impianto basilicale di S. Pietro a Robbio, 1150 ca.) nella chiesa di S. Bernardo a Vercelli, databile attorno al 1164. Qui poi l'articolazione compiutamente "a sala" coesiste con l'adozione del transetto "novarese" sporgente di modulo quadrato (cattedrale, pievi di S. Giulio d'Orta e di Gozzano) e copertura a crociera costolonata, e non a botte tipica dell'area pavese, dove con rare eccezioni (S. Maria Maggiore e S. Michele a Lomello, S. Michele a Pavia) si può trovare solo il cosiddetto transetto finto.
Giustamente la critica ha considerato il S. Bernardo di Vercelli il modello per la ricostruzione della chiesa priorale di S. Valeriano, traendone una indicazione cronologica a dopo il 1164.
Notizie storiche
S. Valeriano fu un priorato cluniacense fondato nel periodo di massima affermazione dell'ordine borgognone nell'Italia settentrionale, tra 1068 e 1095, negli anni dell'abbaziato di Ugo di Semur.
A quest'epoca risale l'unica porzione di muratura ancora visibile corrispondente al fianco sud di un impianto che si è a lungo ritenuto trinavato e dotato di un transetto sporgente, sostanzialmente esemplato sullo schema à chevet échelonné di Cluny ii, ma che alla luce degli ultimi scavi è piuttosto da restituire ad aula unica.
Negli anni del primo vero radicamento di Cluny in Italia nell'area della bassa Lombardia si viene rapidamente a strutturare una rete di insediamenti di prima grandezza: con Lodivecchio, da cui dipende S. Maria di Calvenzano, poi priorato, i priorati più antichi sono quelli di S. Gabriele di Cremona, S. Gregorio di Piacenza,
e appunto Robbio, per non contare l'annessione alla Ecclesia cluniancensis del monastero canossiano di Polirone nel 1077.
Il passaggio del S. Valeriano a Cluny è relativamente ben documentato. Si conservano tre carte del biennio 1081-1082 che chiariscono in parte i termini di una transazione complessa. Il 16 ottobre 1081 alcuni membri della famiglia dei da Besate/Robbio, capitanei milanesi di origine novarese, vendeva a un certo prete Pietro "monasterio uno constructo in loco et fundo Rodobio cum capella una inhibi", edificata in onore del Salvatore e dei santi Matteo apostolo e Valeriano. Qualche giorno dopo un altro personaggio della famiglia, tale Ermengarda, rinunciava ai propri diritti sulla chiesa, mentre il 4 aprile del 1082 il prete Pietro donava monastero e chiesa a Cluny. Dalla carta del 16 ottobre sembra di capire che la cappella non era ancora stata consacrata, ma un'altra fonte parrebbe attestare la presenza di una chiesa di S. Valeriano in Robbio, officiata da clero secolare, almeno dal 1057.
L'appartenenza di Robbio alla Ecclesia cluniacensis è attestata ufficialmente per la prima volta dalla famosa bolla di Urbano ii del 1095, comprendente l'elenco dei priorati di quella che sarà in seguito chiamata "provincia di Lombardia", e ribadita poi nel 1109 e nel 1123.
Nelle forme in cui ci è pervenuta, la chiesa non documenta però questa prima fase del priorato robbiense. Si tratta infatti di un'architettura assegnabile alla seconda metà-ultimo quarto del XII secolo. Scevola Nidasio ha precisato i tempi di un cantiere avviatosi dal settore orientale attorno al 1170 e conclusosi in facciata forse già oltre il 1200. Si conserva in verità un ampio brano murario sul fianco sud, caratterizzato da un paramento misto di laterizi frammentari e pietre in alti letti di malta, e da un esteso spinapesce, che è palesemente più arcaico rispetto alla restante muratura, e che costituisce l'unica porzione della cappella documentata alla metà dell'xi secolo, sopravvissuta per via dell'addossamento in antico del primo chiostro cluniacense sul fianco meridionale della chiesa.
La chiesa è attualmente in stato di parziale rovina, frutto di un declino avviatosi nel XIV secolo, e proseguito con il distacco dall'ordine e il lungo periodo di commenda agli Ajazza di Vercelli. Gli annessi monastici vennero distrutti a partire dalla fine del XVI secolo. La chiesa subì in seguito, forse tra Sette e Ottocento, il crollo del transetto e venne solariata all'interno per tutta la lunghezza della navata, e trasformata in fabbricato agricolo. I restauri condotti da monsignor Regis, tra la metà degli anni Sessanta del secolo scorso e il 1974, hanno ripristinato le navate, ricostruito l'abside nord, consolidato l'abside maggiore, e reintegrato analogicamente diverse monofore e parte delle decorazioni ad archetti dell'esterno.
Uso attuale: intero bene: chiesa
Uso storico: intero bene: chiesa
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Credits
Compilazione: Marino, Nadia (2007)
Aggiornamento: Ribaudo, Robert (2013)
Descrizione e notizie storiche: Schiavi, Luigi Carlo
Fotografie: BAMS photo Rodella/ Jaca Book
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/PV240-00651/
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