Compreso in: Villa Cagnola - complesso, Gazzada Schianno (VA)
Villa Cagnola - complesso
Gazzada Schianno (VA)
Indirizzo: Via Guido Cagnola 21 (Nel centro abitato, integrato con altri edifici) - Gazzada Schianno (VA)
Tipologia generale: architettura per la residenza, il terziario e i servizi
Tipologia specifica: villa
Configurazione strutturale: La villa ha un impianto articolato ed è composta da due corpi di fabbrica a sviluppo longitudinale allineati sull'asse nord-sud, collegati fra loro da un'ala perpendicolare che comprende al piano terra un ampio portico passante a tre campate per lato su colonne binate. Il corpo orientale è costituito da un edificio a due piani con una facciata a disegno simmetrico scandita da lesene e da una fascia marcapiano. Le aperture sono sottolineate da cornici in stucco a profilo mistilineo di gusto tardo barocco e al centro dell'edificio vi è un portale lapideo con soprastante balconcino. Il corpo principale è affacciato ad ovest ed è composto da un fabbricato a due piani con una parte centrale più alta, delimitata da lesene, con un attico e due logge laterali. La facciata presenta al centro un corpo sporgente composto da un bow window semiottagonale con soprastante balcone. Le aperture sono marcate da cornici in pietra di Saltrio
Epoca di costruzione: primo quarto sec. XVII
Autori: Clerichetti, Luigi, ristrutturazione; Majnoni d'Intignano, Achille, ristrutturazione
Comprende
Descrizione
Villa Cagnola rappresenta uno degli esempi più significativi di residenza romantica con parco all'inglese del territorio lombardo ma è nota soprattutto per l'interessante collezione d'arte conservata al suo interno che si deve in gran parte all'iniziativa di Guido Cagnola. L'edificio è ubicato in splendida posizione panoramica su di un colle sopra l'abitato di Gazzada affacciato a ovest verso il lago di Varese e la catena del Monte Rosa ed è inserito in un ampio parco con piante ad alto fusto. La villa ha un impianto articolato frutto delle numerose modifiche nel corso del tempo ed è composta da due corpi di fabbrica a pianta rettangolare allineati sull'asse nord-sud, collegati fra loro da un'ala perpendicolare che comprende al piano terra un ampio portico passante a tre campate per lato su colonne binate. I prospetti esterni hanno una veste particolare e documentano i gusti delle differenti epoche. Il corpo orientale in prossimità dell'ingresso è composto da un edificio a due piani con una facciata a disegno simmetrico scandita da quattro lesene e da una fascia marcapiano. Le aperture sono sottolineate da cornici in stucco a profilo mistilineo con motivi di gusto tardo barocco e al centro dell'edificio vi è un portale lapideo con soprastante balconcino. Il corpo principale è affacciato ad ovest sul giardino all'italiana terrazzato ed è composto da un fabbricato a due piani con una parte centrale più alta, delimitata da lesene, con un attico, nel quale si aprono due logge laterali, sormontato da una balaustrata terminale. La facciata è scandita da lesene angolari in finto bugnato e da una fascia marcapiano che inquadra i davanzali delle finestre del primo piano. Al centro del prospetto vi è un corpo sporgente composto da un bow window semiottagonale sopra il quale si apre una serliana con balcone. Le aperture lungo la facciata sono marcate da cornici in pietra di Saltrio a profilo mistilineo. Il fronte meridionale della villa è composto dalle due testate sporgenti e dall'ala di collegamento porticata che pur mantenendo le stesse proporzioni si differenziano per le finiture degli intonaci e delle cornici. Il prospetto del portico è caratterizzato dalla presenza di tondi in cotto con busti all'antica e da un'ampia apertura ad arco al piano primo. Sotto il portico vi è un elegante portale lapideo a cornice mistilinea di gusto neobarocco con soprastante stemma. Sul lato settentrionale del portico vi è una corte aperta ad est dalla quale si raggiunge un androne di passaggio che conduce al complesso dell'Istituto di Studi Religiosi costruito in sostituzione dei rustici. All'interno la villa conserva alcuni ambienti con decorazioni di gusto neobarocco. Al piano terra vi è un atrio con volta dipinta con un finta balconata che presenta cornici in stucco sulle pareti laterali da cui si accede al salone con fregio e soffitto ligneo a cassettoni dipinti a motivi floreali e vegetali, ad un'altra sala con soffitto ligneo a cassettoni e fregio dipinto con alcuni paesaggi e alla sala da pranzo. Dall'atrio si raggiunge lo scalone principale a due rampe caratterizzato sulla volta da decorazioni in stucco di gusto neobarocco. Al primo piano alcuni ambienti presentano soffitti lignei dipinti e volte decorate con stucchi e in una sala si conserva un camino con lo stemma della famiglia Perabò. All'esterno della villa sul lato meridionale vi è una porzione di giardino collocata ad una quota più basse e collegata da una scalinata. Sul lato ovest invece vi è un ampio giardino terrazzato delimitato da una lunga balconata affacciata sul parco e suddiviso da siepi. Ad ovest e a nord della villa si estende il vasto parco all'inglese che comprende alcune essenze pregiate d'alto fusto (Cedro del Libano, Sophora japonica). Nell'area nord del parco infine vi è una torre neomedievale con un basamento a scarpa, scandita da fasce angolari in conci squadrati e caratterizzata da una cella superiore con quattro trifore con cornici in cotto.
Notizie storiche
L'origine della villa è legata alla famiglia Perabò che aveva possedimenti a Gazzada già nella seconda metà del Cinquecento. Solo nel 1611 Giuseppe Perabò risultava proprietaria di un primo edificio residenziale con orto che fu probabilmente modificato dal figlio Giovanni Perabò che ampliò il patrimonio immobiliare della famiglia. La mappa del Catasto Teresiano non consente di individuare con precisione la consistenza della residenza dei Perabò che probabilmente corrispondeva ad una parte dell'attuale corpo occidentale. Nel corso del XVIII secolo i fratelli Gabrio e Giuseppe Perabò procedettero ad un ampliamento della villa realizzando il corpo orientale. Alcune informazioni sull'edificio settecentesco sono ricavabili da una veduta della villa di Gazzada realizzata nel 1744 da Bernardo Bellotto. Il quadro che rappresenta la villa vista da oriente descrive un edificio con un impianto a T sviluppato su due piani di altezza e separato dalla via da un alto muro di recinzione con un cancello in ferro battuto in posizione centrale. Il complesso collocato in posizione panoramica sul colle di Gazzada comprende sul lato sud il giardino e sul lato nord un edificio rustico più basso con una corte interna. La villa rimase alla famiglia Perabò fino al 1838 quando Camillo Perabò cedette la proprietà di Gazzada a Ludovico Melzi d'Eril e in questa occasione fu steso un inventario con la descrizione degli ambienti della villa che comprendeva due corpi di fabbrica, uno sul lato occidentale, affacciato verso il lago di Varese e un altro sul lato orientale verso l'ingresso collegati da un ala completamente aperta al primo piano con un portico a colonne binate a due campate che delimitava due corti interne. La villa era composta da due piani, piano terreno e primo piano, ma aveva anche un piano ammezzato nella parte nord ovest del corpo principale. Una planimetria della proprietà documenta l'esistenza di giardini sul lato meridionale e sul lato occidentale e la presenza di una grande corte formata dai corpi rustici collocati a nord della villa. Nel 1850 Ludovico Melzi d'Eril vendette la villa insieme a tutte le proprietà acquistate nel 1838 dai Perabò. L'edificio fu comprato da Giuseppe Cagnola, rappresentante dell'alta borghesia milanese, e passò in eredità nel 1856 al figlio Carlo Cagnola, esponente di spicco della vita politica ed economica, al quale si deve l'iniziativa di trasformarlo in una villa romantica con parco all'inglese. Il progetto fu affidato all'architetto Luigi Clerichetti che fra il 1856 ed il 1858 intervenne sulla villa realizzando alcune modifiche interne e probabilmente aggiunse il bow window neogotico sulla facciata occidentale. In questa occasione fu ampliato anche il portico di collegamento e furono modificate le testate meridionali della villa. L'edificio che era stato lasciato in stato di abbandono dai Melzi d'Eril fu arredato da Carlo Cagnola con mobili e infissi provenienti dal Palazzo Botta di Pavia e fu arricchito con quadri, tappezzerie e collezioni di ceramica. Alcuni anni dopo, intorno al 1875, fu aggiunto l'attico sul fronte occidentale della villa e fu costruita una torre nel parco all'inglese. Nel 1886 la proprietà fu ereditata da Guido Cagnola, grande esperto d'arte, che fra il 1900 ed il 1901 affidò all'architetto Achille Mainoni d'Intignano il rinnovamento della sua residenza. In questa occasione furono probabilmente rimossi gli interventi realizzati dal Clerichetti riportando in luce i soffitti lignei a cassettoni e furono aggiunti apparati decorativi in stucco di gusto rococò. Negli anni successivi Guido ampliò la collezione d'arte avviata dal padre arricchendola con pezzi rari da lui selezionati. Nel 1946 Guido Cagnola donò la proprietà alla Santa Sede per farne un Istituto di Studi Religiosi e nel 1951 fu abbattuta l'ala dei rustici per consentire la costruzione dell'istituto e della chiesa aggiunta nel 1983. Fra il 1999 e il 2000 il complesso è stato ristrutturato ed è stato riaperto nel 2001.
Uso attuale: villa: museo
Uso storico: intero bene: abitazione
Condizione giuridica: proprietà Ente religioso cattolico
Riferimenti bibliografici
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Ville e Castelli d'Italia. Lombardia e Laghi, Milano 1907, pp. 571-576
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Langè S./ Breda M.A., La Gazzada, La storia della villa Perabò-Cagnola alla Gazzada, 1997, pp. 46-54
Langè S./ Breda M.A., La Gazzada, La storia della villa Perabò-Cagnola alla Gazzada, 1998, pp. 57-66
Villa Cagnola: una casa, una storia, Olgiate Olona 2001
Rovetta A., Storia dell'arte a Varese e nel suo territorio, Collezioni e critica d'arte in villa attorno a Varese tra Otto e Novecento Guido Cagnola e Lodovico Pogliaghi, Varese 2011, 2, pp. 446-471
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Cottini P., Giardini del territorio varesino. La provincia, Varese 1997, pp. 108-117
Langè S./ Vitali F., Ville della provincia di Varese, Milano 1984, pp. 178-193
Credits
Compilazione: Leoni, Marco (2013)
Aggiornamento: Marino, Nadia (2016)
Descrizione e notizie storiche: Leoni, Marco
Fotografie: Leoni, Marco
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/VA280-00036/
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