L'edificio, a pianta rettangolare su due livelli e in origine chiuso su tutti i lati da una cortina verde, si trova al centro di un impianto residenziale omogeneo su modello della città-giardino. All'interno della costruzione le partizioni sono ricavate per detrazione di quattro patii e con l'inserimento di due blocchi, il primo dei servizi, il secondo dei collegamenti verticali. La facciata, nell'intenzione degli autori rivestita di rampicanti, oltre a richiamare una possibile fusione tra natura e architettura aveva anche una valenza relativa al comfort ambientale interno, costituendo uno sistema ombreggiante naturale. Anche i patii sono pensati nell'ottica del risparmio energetico, costituendo dei condensatori e accumulatori di aria fresca che va a circolare dentro l'edificio nel periodo estivo, mentre in inverno si ha modo di beneficiare dell'apporto solare passivo. All'interno, il piano terra è concepito come ambiente unico scandito dalle volumetrie opache dei servizi e dei collegamenti verticali e dal volume diffusore di luce del patio a tutta altezza. Al primo piano le divisioni spaziali si fanno più nette, i patii si moltiplicano compensando l'assenza di affacci sull'esterno, preservando gli spazi dal rumore esterno. L'edificio, interessante sia tipologicamente sia funzionalmente, è tuttavia lasciato in pessimo stato di manutenzione: meriterebbe una segnalazione in quanto si tratta di un'opera di utilità sociale che paradossalmente, qualificata come "medaglia d'oro" dell'architettura italiana, è abbandonata a se stessa.

L'edificio è stato progettato nel 2000 da un team di architetti con capogruppo Luciano Giorgi, nell'ambito di un concorso indetto dall'Aler. Risultato vincitore, il progetto è stato portato a realizzazione nel 2004. Il progetto è inoltre vincitore del premio IN/ARCH ANCE e progetto finalista del Premio medaglia d'oro all'architettura italiana 2006.

Credits

Compilatore: Premoli, Fulvia (2014); Servi, Maria Beatrice (2014)
Responsabile scientifico testi: Boriani, Maurizio