Il rapporto tra il nuovo edificio a parcheggio e gli edifici storici adiacenti è stato risolto mediante l'adozione di un ordine gigante, accentuato in verticale, segnato dal ritmo serrato delle colonne binate in ferro, con alternate pannellature cieche. Questo ha permesso di rispettare i ritmi compositivi del contesto: i pilastri si innestano sopra un corto basamento e terminano sotto un "fregio" articolato con vetrate e cornice traforata. Le aperture grigliate si inseriscono negli interspazi tra le nervature verticali e orizzontali che scandiscono la maglia compositiva. "Ne risulta una rilettura, con altri materiali, degli elementi compositivi tradizionali e specificamente classici, un'accentuazione dell'effetto di "scorcio" nel contesto della via (avendo presenti le suggestive immagini delle stampe ottocentesche con i palazzi mantovani in fitta serie prospettica) e, infine, un palese omaggio alla lezione di Carlo Scarpa, almeno per quanto il controllo del dettaglio possa generare e garantire rigore compositivo" [Dino Nicolini].

Il parcheggio sorge in un isolato derivante da una delle più incisive operazioni di "sventramento" di parte del tessuto storico di Mantova: la demolizione, avvenuta nel 1926, del convento di S. Domenico. L'edificio a parcheggio, costruito nel 1987, ha sostituito il capannone per una concessionaria automobilistica risalente al 1948.

Credits

Compilatore: Premoli, Fulvia (2014); Servi, Maria Beatrice (2014)
Responsabile scientifico testi: Boriani, Maurizio