Il primo lotto della nuova espansione della periferia ovest di Brescia, realizzato con finanziamenti INA-Casa, vede al lavoro un gruppo di progettazione con a capo Giovanni Muzio. Del progetto originario vengono realizzati solo quattro edifici in linea, di tre piani sopra un basamento a portici che ospita locali di deposito, interrotto da passaggi pedonali aperti verso il verde condominiale. Ogni blocco scale serve due appartamenti per piano, con doppio affaccio, costituiti da soggiorno, due camere da letto, bagno e cucina. Quest'ultima si affaccia su una loggia chiusa all'esterno da una griglia in laterizio, che ripetuta ad intervalli regolari, scandisce le facciate sempre in laterizio sulle quali emerge il telaio strutturale in cemento armato. Il complesso, per un totale di 78 alloggi, sorge in un'area a giardino, in continuità con il successivo lotto Gescal, progettato da Margherita Bravi, che si distingue dal precedente intervento anche per l'andamento spezzato lungo l'asse viario.

Alla fine degli anni '50 lo IACP promuove la nascita di nuovi quartieri residenziali nella zona ovest della periferia bresciana, con la costruzione del quartiere Nuova Badia, progettato da un team con a capo Piero Bottoni, e del quartiere Torricella di Sotto, realizzato in due tranches distinte dal 1959 al 1973. Con il quartiere Torricella Muzio si impegna direttamente in un progetto di edilizia popolare: su questo tema, nel 1941, aveva espresso il suo parere, rispondendo ad una sollecitazione da parte di Piero Bottoni ai colleghi, circa la necessità di attuare piani di costruzione di case non di proprietà e allo stesso tempo aveva preso le distanze da una gestione di tutto il patrimonio immobiliare da parte di un unico ente [Di Biagi, P., La grande ricostruzione: il piano Ina-Casa e l'Italia degli anni cinquanta, 2001, pag. 38].

Credits

Compilatore: Servi, Maria Beatrice (2015)
Responsabile scientifico testi: Boriani, Maurizio