L'edificio ha una planimetria ad H, sviluppata su otto piani fuori terra. I primi due livelli sono destinati a negozi e uffici, chiusi da vetrate continue tra i pilastri in cemento armato lasciati a vista; i quattro piani superiori, ad alloggi, sono ospitati in un blocco scandito da porte-finestra a tutta altezza e sormontato da una fascia di altri due piani (sempre ad appartamenti) bucata da finestre più fitte, ad andamento verticale; infine, l'attico arretrato è chiuso, come il basamento, da una fascia vetrata continua e ospita nuovamente uffici che si aprono alla città. La simmetria del fronte verso via Legnano è interrotta solo in corrispondenza dei balconi, in leggero aggetto. Sulla testata più corta del complesso è inserita un'apertura grigliata, che offre una vista panoramica aperta in direzione del vicino Castello Sforzesco e della Torre Velasca. La distribuzione dei percorsi avviene attraverso due atri distinti, ai civici 4 e 6, che sono arricchiti dall'uso di marmo nero per le pavimentazioni, marmo Calacatta e boiserie in legno per le pareti e, soprattutto, raffinati controsoffitti in fibre e gesso che richiamano l'immagine di un complicato origami. È interamente rivestito in litoceramica smaltata verde (prodotta dalla ditta Piccinelli), che contrasta con parapetti e imbotti delle finestre che sono realizzati con pannelli in alluminio bianco; la maglia strutturale è composta da moduli quadrati con interasse di 1,20 metri, che si ripetono sia per gli uffici, sia per le abitazioni.

La casa di via Legnano è stata presentata con molta enfasi su alcune delle più importanti pubblicazioni dell'epoca della sua costruzione, tra le quali si segnala - oltre alle antologie di edifici moderni redatte da Roberto Aloi (1959) e Agnoldomenico Pica (1964) - un lusinghiero articolo comparso sulle pagine di" Domus", che la considera massimo esempio del linguaggio contemporaneo: "nell'antologia di Milano moderna, questo edificio tiene un posto ragguardevole per la sua aderenza ad una estetica motivata dall'impiego dei materiali che noi preconizziamo perché la città si mantenga "nuova". Le superfici sono in alluminio ed in litoceramica Piccinelli smaltata in verde, con effetto bellissimo" (Domus, 1958, p. 3).

Credits

Compilatore: Leoni, Maria Manuela (2015)
Responsabile scientifico testi: Irace, Fulvio