Spese per la manutenzione delle mura vecchie, dei ponti, delle porte, dei mulini e della fabbrica del follo dei panni (1482 - 1764)

sottoserie | livello: 3

Produttore fondo: Bergamo, Comune di Bergamo (sec. XIV - )

Contenuto: Il nucleo originario della cinta muraria di Bergamo risale all'epoca romana. Subisce danni durante le invasioni dei Goti e degli Unni, ma presto viene riparato, mentre anche i Longobardi ne rafforzano la struttura.

Alla fine del IX secolo, durante la lotta per la corona imperiale e il dominio d'Italia, le truppe dell'imperatore Arnolfo di Carinzia vi aprono una breccia e ne smantellano una gran parte.

Vi si aggiungono poi le devastazioni degli Ungari, ma col diploma di Berengario I del 904 viene concesso alla città di ricostruirle.

Al vescovo Adalberto si devono il rafforzamento delle difese del lato occidentale ed alcuni ampliamenti compiuti in epoca comunale con le prime addizioni dei borghi. In epoca comunale, infatti, la progressiva evoluzione ed urbanizzazione del territorio della città porta all'espansione delle mura (sec. XII - XV).

Tra la fine del XII e l'inizio del XIII secolo, inoltre, la costruzione del "fossatum comunis Bergami", che convoglia in città un imponente volume di acque tolte dal Serio, comporta la costruzione di mulini, gualchiere e magone e di nuovi centri abitati. Per lungo tempo questo segna il limite estremo della difesa sul margine interno e sulle vie principali che conducono al di fuori, segnate da battifredi, ai quali succedono poi opere stabili in muratura dette stongarde o porte e portoni.

Subito dopo la conquista del 1428, Venezia promuove un'immediata azione difensiva costruendo, probabilmente tra il 1431 e il 1453, l'ampia cinta delle muraine, anche se le interpretazioni più recenti propendono piuttosto per un rafforzamento e completamento di una cinta già esistente. Esse sono conservate fino al 1901 e costituiscono fino alla fine dell'800 la cinta daziaria. Da S. Agostino il muro scende alle spalle di Borgo San Tomaso in direzione di Borgo Santa Caterina, che ne rimane al di fuori, diviso dalle acque del Morla. Il tracciato segue il corso del torrente fino alla torre del Galgario e di qui la roggia Serio, che fungeva da fossato, toccando successivamente la porta Sant' Antonio (all'estremità di via Pignolo), i portelli del Raso (dove è ora la Banca Provinciale Lombarda), delle Grazie (in corrispondenza dell'ottocentesca porta Nuova) e di Zambonate; qui giunte, le muraine volgevano verso sud, circondando la parte inferiore di borgo San Leonardo, servite dalle porte di Cologno (all'incrocio tra via Quarenghi e via Palazzolo), di Colognola (dove via S. Bernardino incontra via Previtali), di Osio (al bivio tra via Moroni e via Palma il Vecchio), di Broseta (dove da questa si stacca via Nullo), per risalire lungo via Lapacano e congiungersi sul colle presso porta San Giacomo alla cinta bastionata cinquecentesca.

Nel 1561 viene avviata dal capitano generale delle truppe venete Sforza Pallavicino la costruzione della nuova cinta di mura, ma questa sottoserie riguarda solo la manutenzione delle mura costruite precedentemente, delle quali vengono citate la fabbrica del bastione della piazza Nuova, la porta di Osio, quella di Broseta, di San Lorenzo, Santa Caterina, le mura di S. Agostino, il ponte di San Lorenzo e quello di Santa Caterina.

Per quanto riguarda i mulini, il Mazzi afferma che fin dai tempi più antichi "un canale, che fu poi detto Morla o Morlana (Murgula) estratta dal Serio al di sotto di Nembro, dava vita ai molini, troppo necessari per la cittadina convivenza" (cfr. Angelo Mazzi, Le Mura di Bergamo). Con la costruzione del "Fossatum comunis Bergami" di cui si è detto sopra, il loro numero aumenta, notevolmente. Un mulino è situato a Plorzano (estremità di Borgo Santa Caterina); il follo nuovo dei panni, invece, in contrada del Prato, alla torre del Raso.

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