Educazione (1973 - 2005)

sezione | livello: 2

Produttore fondo: Milano, Sezione regionale Lombardia dell'Associazione italiana per il World Wide Fund for Nature - WWF (1970 - )

Storia archivistica: L'educazione ambientale nasce in Italia grazie ad associazioni ambientaliste come il WWF, presente dal 1966, impegnate sin dalla loro istituzione a diffondere informazioni, motivazioni e capacità per comprendere l'ambiente, i suoi problemi, le sue dinamiche.
Sin dagli inizi degli anni '70, unitamente a enti di ricerca e ad agenzie internazionali, il WWF si impegna nella realizzazione di programmi e azioni per formare i cittadini.
Dalla fine degli anni settanta e negli anni ottanta, l'ambiente comincia a diventare una priorità sentita in modo sempre più forte e diffuso dai cittadini, soprattutto in regioni come la Lombardia. Qui il WWF, spinto dalla volontà di rispondere alla preoccupazione per le emergenze ambientali e per le catastrofi incombenti (è del 1976 l'incidente con la nube tossica di Seveso e del 1986 quello di Chernobyl), si attrezza realizzando campagne di sensibilizzazione: l'obiettivo prevalente è informare e raggiungere con il proprio messaggio militante il più largo numero di persone, in particolar modo il mondo della scuola, diffondendo l'approccio ambientalista.
E' in questi anni che molti giovani attivisti del WWF entrano nelle scuole con diapositive, competenze e tanta passione a parlare dell'importanza delle aree protette, dei rischi dell'energia nucleare e di energie rinnovabili, di specie a rischio di estinzione, di buco dell'ozono, di effetto serra, di inquinamento.
Piano piano però aumenta l'attenzione all'approccio educativo e alla metodologia, vengono introdotte innovazioni, ed è proprio il contatto con la scuola e i ragazzi che aiuta in questo senso: la natura viene portata in classe (nelle aule entrano "reperti" di ogni tipo: tracce, penne, nocciole rosicchiate..., si allestiscono animazioni, giochi con schede e cartelloni) e gli alunni vengono portati fuori, sul campo, a imparare dal vero. Anche i temi affrontati cambiano e si avvicinano al quotidiano dei ragazzi con uscite nel quartiere e gite al supermercato per parlare di consumi, stili di vita, traffico, urbanistica, imballaggi, prodotti coltivati in serra. Tra gli educatori del WWF si ragiona, ci si confronta, ci si aggiorna grazie al confronto con altre realtà. Si avviano percorsi di ricerca, ad esempio sulla valutazione dell'efficacia degli interventi educativi, sugli stili di consumo dei giovani lombardi, sulla conoscenza e percezione dei problemi ambientali. Si fa sempre più attenzione alla relazione con il gruppo classe, alla programmazione degli insegnanti, alla continuità dell'intervento, a non essere ideologici e dogmatici: si costruisce lo stile di lavoro che caratterizza tutt'oggi l'Associazione.
In regione le iniziative si moltiplicano presso le Oasi, i nascenti CEA (Centri di Educazione Ambientale), le sezioni locali, ci si organizza come rete regionale.
Agli interventi rivolti alle classi si aggiungono corsi docenti, pubblicazioni, corsi per i soci adulti, attività per il tempo libero, come l'iniziativa Bimbi d'estate.
Nel frattempo si sono moltiplicate anche le realtà attive nel campo educativo rendendo sempre più variegato il mondo dell'educazione ambientale a livello locale e nazionale.
In particolare all'interno del WWF avviene un importante cambiamento: l'Associazione diviene una ONLUS esternalizzando tutte le attività non strettamente istituzionali e assimilabili a servizi. In Lombardia i nuclei di educatori più forti si organizzano in cooperative, società, ecc. che operano in parternariato con l'associazione.
Gli anni '90, caratterizzati dalla necessità di far emergere questa pluralità di soggetti, documentarne la progettualità, porre il nodo della qualità dei progetti, vedono la nascita di un Sistema Nazionale per l'Informazione, Formazione ed Educazione Ambientale (INFEA) in Italia, che nel 2000, dopo la Prima Conferenza Nazionale dell'Educazione Ambientale tenutasi a Genova, diventa sistema declinato a livello regionale.
Il 2000 costituisce un vero e proprio spartiacque per l'educazione ambientale in Italia e in regione: sul piano organizzativo le Regioni danno vita a un sistema istituzionale sempre più diffuso, mentre su quello culturale è sempre più chiaro che la sfida da cogliere è nell'affrontare la questione ambientale nella sua interdipendenza con sviluppo economico ed equità sociale.
L'esperienza maturata nel campo dell'educazione ambientale, unitamente a una pratica di campo diffusa e importante sotto il profilo dei numeri e delle diverse tipologie di attività, ha permesso al WWF di avere un ruolo sempre più autorevole e ricco di contenuti. L'importanza data alla ricerca e il mantenere sempre aggiornate le proprie proposte educative al seguito dell'evoluzione sociale e culturale della società e dei grandi cambiamenti dell'ambiente fa sì che l'associazione in questi anni abbia continuato ad essere un interlocutore autorevole dalle istituzioni e dagli enti locali.
Oggi il settore educazione del WWF nelle sue componenti di coordinamento e di presenza territoriale, continua a svolgere un importante ruolo di innovazione e ricerca nel campo dell'educazione ambientale per la sostenibilità promuovendo progetti specifici, affrontando nuove tematiche o essendo chiamate a contribuire a programmi di ricerca educativa in collaborazione con enti e istituzioni.
Nel tempo è però cresciuta al nostro interno la consapevolezza che, se si vuole che l'educazione ambientale esca dalla "marginalità" in cui si trova, si debba lavorare per costruire una comunità nazionale che faccia un bilancio del passato e si interroghi su quali sono gli obiettivi culturali e organizzativi comuni. Tutti i soggetti che si muovono sul territorio programmando i loro interventi, nella stragrande maggioranza dei casi, lo fanno in modo non coordinato e sicuramente meno efficace ed efficiente di quanto potrebbe essere se queste realtà si confrontassero.
La documentazione di quanto fatto diviene una priorità per favorire il passaggio da un intervento di educazione ambientale di tipo artigianale a un intervento più maturo e professionale alimentato dal confronto tra le attività dei vari operatori e dalla storicizzazione degli interventi.

Testo di Maria Antonietta Quadrelli.

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