Gravide, balie, comarine (1794 - 1902)
serie | livello: 4
Produttore sezione: Milano, Pia Casa degli esposti e delle partorienti in Santa Caterina alla Ruota (1780 - 1866); Milano, Ospizio provinciale degli esposti e delle partorienti di Milano (1866 - 1927); Milano, Istituto provinciale di protezione e assistenza dell'infanzia di Milano - IPPAI (1927 - 1984); Milano, Parrocchia interna del Brefotrofio di Milano (1781 - 1985); Lodi, Sezione di Lodi dell'Ospizio provinciale degli esposti e delle partorienti di Milano (1869 - 1877); Cannobio, Preventorio infantile Umberto di Savoia (1929 - 1985)
Consistenza: 52 regg.
Metri lineari: 2
Contenuto: La serie, che costituisce la continuazione della serie analoga prodotta dall'Ospedale Maggiore fino al 1780, contiene le registrazioni relative all'assistenza prestata alle donne gravide - legittime e illegittime - che chiedevano di partorire nella Pia casa.
Il regolamento del 1781 prevedeva che le donne dovessero "dare solamente il loro nome e cognome", ma nel 1784 si precisò che i dati personali sarebbero stati contenuti in un biglietto sigillato, compilato dal parroco unitamente ad una "fede di povertà" anonima . Il cartiglio veniva aperto in caso di morte, per permettere la registrazione e la comunicazione del decesso ai parenti. Fra il 1786 e il 1791 e poi ancora fra il 1800 e il 1806 - in età napoleonica - si arrivò anche a non indicare più, né nei registri d'ingresso né in quelli di battesimo, la filiazione dei bambini nati nella Pia Casa, assimilandoli, di fatto, agli esposti nel torno, anche quando si trattava di legittimi che venivano poi dimessi con la madre o che venivano lasciati nell'Ospizio per il solo periodo del baliatico gratuito. Per il periodo 1791-1806, tuttavia, i nomi delle madri legittime vennero annotati in un registro separato, così come i battesimi dei loro figli. L'imposizione indiscriminata dell'anonimato decadde in seguito, probabilmente dal 1839, nel momento in cui la distinzione fra "segrete" e "non segrete" fu estesa a tutte le partorienti, paganti e gratuite: le "segrete" potevano essere ammesse dal settimo mese di gravidanza - o anche più precocemente se vi era minaccia d'aborto - e portare il velo o una maschera, mentre le "non segrete", accettate al nono mese, dovevano presentare un certificato di matrimonio. Il completo anonimato continuò quindi a sussistere per le prime, identificate solo con un numero progressivo. La serie si interrompe con la chiusura del comparto ostetrico (1903)
Sui volumi delle gravide sono registrati anche i nomi delle donne che venivano accettate come balie interne e di quelle che venivano ammesse alla Scuola d'ostetricia (le "comarine").
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/archivi/complessi-archivistici/MIBA01729E/