Confraternite

Presenti in gran numero sul territorio lombardo sin dal Medioevo quali forme di organizzazione precipua della spiritualità laicale, le aggregazioni di laici devoti, coniugati e non, uomini e donne (ma soprattutto uomini) s'indicavano abitualmente col nome di "confraternite", "compagnie", "congregazioni" o, con ancor maggior frequenza, "scuole". A Milano erano numerose in ogni quartiere, insediate presso le chiese parrocchiali o degli ordini religiosi, presso oratori appositi, o anche presso le croci stazionali presenti in gran numero negli slarghi ed ai maggiori incroci di strade.
Alla base dei sodalizi stava la condivisione di un medesimo scopo, la devozione ad un santo protettore, ad un aspetto del culto mariano, ad un'immagine ritenuta miracolosa, ad un mistero della vita di Cristo, che si concretizzava in forme di solidarietà endemica - la carità, la fratellanza e l'assistenza tra confratelli e verso i confratelli bisognosi - e di beneficio spirituale - la preghiera per le anime dei confratelli defunti, la nobilitazione del culto cristiano attraverso le processioni, l'ottenimento delle indulgenze -, ma anche di assistenza ai bisognosi (se il bilancio lo permetteva). In alcuni casi, l'ideale evangelico dell'aiuto al miserabile in quanto figura di Cristo diventava lo scopo principale della confraternita: già in epoca medievale ve n'erano che gestivano gli ospedali, e nei secoli successivi furono diverse quelle che si dedicarono alla conduzione dei Monti di pietà, dei ricoveri per gli orfani, i mendicanti, le donne sole e le prostitute in difficoltà, o che assistevano gli ammalati, i carcerati, i condannati a morte, e provvedevano al riscatto dei cristiani finiti nelle mani degli "infedeli". Ciascuna confraternita, dalle minori a quelle di maggior richiamo, era regolata da statuti che ne fissavano gli ideali ed i modi per concretizzarli nella pratica; alle necessità economiche si faceva fronte con il bilancio - sovente magro - alimentato dai contributi degli iscritti, dalle elemosine, dai lasciti testamentari.
Alla vigilia delle riforme volute dall'arcivescovo Carlo Borromeo nella seconda metà del Cinquecento le confraternite o "scuole" milanesi erano 83 (e prima anche di più). Il Borromeo stesso diede poi vita a diversi sodalizi aventi quale scopo la formazione religiosa e morale degli aderenti attraverso l'istruzione religiosa e la frequenza ai sacramenti, destinate a diffondersi non solo in Milano ma anche sul territorio della diocesi: tra le principali si annoverano le confraternite del Santissimo Sacramento, tipicamente parrocchiali, destinate a garantire il decoro per il culto dell'Eucarestia; le confraternite del Rosario, fondate nelle chiese domenicane alla fine del Quattrocento ed in seguito valorizzate dal clero secolare, la cui devozione basata sulla ripetizione mnemonica di semplici litanie, rese note attraverso dipinti, opuscoli, stampe popolari ebbe un tale successo da uscire dall'ambito confraternale per diffondersi quale tipica preghiera domestica e forma, ancora attuale, di pietà collettiva; le Scuole della Dottrina cristiana per la diffusione dei rudimenti della religione tra i giovani; la Congregazione dell'Obbedienza, destinata ai mendicanti.
Tra le più numerose ed antiche confraternite milanesi, dominanti ancora in pieno Settecento il panorama devozionale cittadino, vi furono quelle dei Flagellanti, o Battuti, o Penitenti, in area milanese solitamente noti quali Disciplini o Disciplinati. Il movimento ebbe origine nella seconda metà del Duecento su iniziativa del perugino Raniero Fasani, e si diffuse rapidamente in Italia ed in Europa; i suoi aderenti praticavano una rigida disciplina spirituale e liturgica, che comprendeva pure la flagellazione penitenziale, ma ponevano anche una certa attenzione alle opere di carità, praticate soprattutto attraverso l'assistenza agli infermi, ai bimbi abbandonati, ai condannati a morte (le confraternite votate a tale ultimo scopo s'intitolavano a San Giovanni Battista, soprattutto nell'accezione di San Giovanni Decollato.
A Milano le confraternite dei Disciplini furono presenti, a quanto sembra, dai primi del Trecento. Quando, a metà del Cinquecento, di esse s'interessò l'arcivescovo Carlo Borromeo nell'ambito della riforma delle "scuole" ambrosiane, esse contavano circa 1500 confratelli riuniti in 16 associazioni principali: Sant'Agata, Sant'Ambrogio, San Bernardino, San Biagio, Santa Caterina di Porta Comasina, San Gottardo in Santa Caterina al Ponte dei Fabbri, Santa Croce fuori Porta Romana, San Giacomo a Porta Nuova, San Giovanni Battista, Santa Maria Maddalena e San Rocco, Santa Marta a Porta Orientale, Santa Marta a Porta Ticinese, San Michele fuori Porta Nuova e San Bartolomeo, San Pietro Scaldasole, San Rocco a Porta Comasina, San Giovanni Decollato (Cattaneo, Istituzioni, pp. 689-691). Le fonti edite dell'epoca potevano nominarne anche di più, ma si tenga presente che i contemporanei erano portati ad assimilare alle confraternite di Disciplini tutte quelle che ne ricalcavano i tratti distintivi (portare una divisa, riunirsi per la recita dell'ufficio nei giorni festivi, trasferire la propria sede in un oratorio privato).
Il Borromeo aveva compreso quanto tali sodalizi potessero costituire un ottimo baluardo contro l'avanzare del protestantesimo: nel II Concilio provinciale (1572) diede loro nuove regole, approvate il 12 dicembre di quell'anno e adottate anche da altri sodalizi di Disciplini del Nord Italia. Il successo delle organizzazioni dei Disciplini fu continuamente in crescita: a fine Settecento, alla vigilia delle soppressioni, a Milano erano salite a 22, inserite in una rete di coordinamento cittadino diretta da un comitato.
Numerose a Milano furono anche le Compagnie della Croce, nate sempre per volere di Carlo Borromeo all'epoca della peste del 1576, quando per assicurare l'assistenza spirituale di quarantenati e convalescenti costretti nelle case l'arcivescovo volle fossero eretti ai principali crocicchi cittadini pubblici altari sormontati da una croce (le croci stanziali, co-'siddette "crocette"), la cui cura affidò appunto alle Compagnie, dirette e curate dagli Oblati. In seguito l'arcivescovo Federico Borromeo assegnò a ciascuna Compagnia la meditazione di un Mistero della Passione di Cristo e, dal 1610, l'affidò alla protezione di un "santo mitrato", scelto quasi sempre tra i primi vescovi milanesi (es. Matroniano, Ulderico, Calimero). Le soppressioni giuseppine degli anni Ottanta del Settecento segnarono la fine dell'attività delle Compagnie e la demolizione di gran parte delle 35 "crocette" borromaiche, operazione poi quasi compiuta un decennio dopo, all'epoca della Repubblica Cisalpina.
Tra Sette ed Ottocento, in effetti, l'atteggiamento verso la religiosità confraternale così come s'era andato configurando nei secoli mutò radicalmente, grazie soprattutto alla diversa sensibilità caratteristica dell'epoca dall'Illuminismo in avanti; il governo centrale procedette ad un controllo capillare sulle confraternite ed i loro patrimoni, abolì le manifestazioni più esteriori, ormai ritenute eccessive, ed infine le soppresse in gran parte, specialmente dal 1786 in poi (all'epoca dell'imperatore Giuseppe II d'Asburgo, con due decreti del mese di aprile di quell'anno), e durante il triennio giacobino (1796-1799).

E' noto come l'universo confraternale, come si è visto estremamente vario nei fini e nelle espressioni - dalla devozione a santi particolari alla pratica della penitenza, dai fini assistenziali e caritativi all'aiuto reciproco dei confratelli (v. le confraternite di mestiere) - si configuri nei secoli come un paesaggio in continua trasformazione, al seguito dei mutamenti nella società religiosa e civile. Su questo genere di istituzioni poi poco si può dire singolarmente: la letteratura sull'argomento è infatti vasta, ma per lo più dispersa in testi di difficile reperimento, opuscoli, pubblicazioni d'occasione, riviste minori di storia ecclesiastica o erudita, opere di semplice storiografia locale, tesi di laurea destinate a rimanere inedite.
E' sostanzialmente per tali motivi che le descrizioni di queste serie del Fondo di religione si limitano, nella maggior parte dei casi, a riportare i pochi dati sicuri ricavabili dai repertori d'archivio o, in mancanza di questi, da sondaggi a campione effettuati nelle cartelle relative al singolo ente. Va qui subito specificato che le confraternite in genere non avevano - o non mantenevano nel tempo - una denominazione univoca: persino gli atti dei pontefici, sino al XIX secolo, le designavano con nomi diversi. Le si può dunque trovare citate nei documenti in molti modi che componevano e ricomponevano, solitamente abbreviandole, quelle che si possono ritenere le caratteristiche basilari delle sovente lunghissime e complesse dedicazioni dei singoli sodalizi. Le denominazioni riportate nelle schede sono state ricavate dai documenti "ufficiali", quali i frontespizi degli statuti, i frontespizi e le intestazioni dei repertori d'archivio, i regesti o le copie di atti relativi alla fondazione o comunque a momenti importanti nella storia dell'ente (ad es. le bolle papali o arcivescovili), cercando così di avvicinarsi il più possibile a una denominazione qualificante che tenesse conto di tutti gli elementi caratterizzanti un determinato sodalizio; si vuole comunque precisare che, per quanto sopra detto, non è certo l'unica, sola ed esatta denominazione dell'ente. Per facilitare i criteri di ricerca si è anche uniformata la denominazione qualificando ogni ente col tipico termine di "scuola", salvo casi particolari di sodalizi con nomi assodati (la Congregazione della Dottrina Cristiana, la Confraternita della Carità Cristiana eretta nella basilica di San Simpliciano, la Congregazione del Santissimo Entierro e quella del Transito di Maria Vergine in San Fedele ecc.).Si è inoltre cercato di segnalare, ove è stato possibile reperirli, i dati relativi ai mutamenti più importanti nella storia delle singole confraternite, quali ad esempio i cambi di residenza, le fusioni o affiliazioni e simili.
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Bibliografia
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(Redazione di Eleonora Saita, 2004)