Archivio diplomatico (1807 - 1852)
Sede: Milano
Condizione giuridica: pubblico
Progetto: Archivio di Stato di Milano: Anagrafe degli archivi (guida on-line)
Nel 1801 Bossi, prefetto generale degli Archivi e delle Biblioteche, pensò di costituire un Archivio diplomatico che contenesse tutti i "diplomi" antichi o Monumenti scritti ed in particolare, secondo quanto lo stesso Bossi chiarì nel 1812, tutti i documenti scritti su pergamena, pelle di vitello, o di capra o qualunque altro supporto (anche carta di cotone o di lino), dal secolo VIII fino a tutto il secolo XIV cioè fino all'anno 1400 dell'era volgare. Alla base del progetto c'era la convinzione che un Archivio diplomatico così costituito avrebbe dato lustro alla dominazione francese, meritevole di aver rintracciato e riunito antichi e preziosi manoscritti, che altrimenti sarebbero rimasti sparsi sul territorio italiano, dimenticati e non utilizzati. La considerevole quantità di tale documentazione (Bossi citava ad esempio l'archivio di Pavia, dove esistevano più di 15000 pergamene, l'archivio del monastero di Santa Giulia di Brescia, l'archivio della cattedrale di Bergamo, gli archivi di Mantova, Rimini, Ravenna) avrebbe agevolmente permesso di creare un diplomatico che, in breve tempo, sarebbe diventato uno tra i più famosi d'Europa.
La base documentaria del Diplomatico è da ricercare nell'archivio del monastero di Sant'Ambrogio che soppresso l'ente, fu portato nel Palazzo di governo (1802).
Bossi incaricò Ermes Bonomi, ex monaco cistercense, archivista per molti anni del monastero di Sant'Ambrogio di Milano, autore di una relazione sulle pergamene di Chiaravalle, di analizzare gli archivi del Fondo di religione, per indivuare le pergamene ivi presenti. Bonomi si occupò della ricognizione e descrizione di diplomi direttamente presso l'Archivio generale del Fondo di religione e presso altri monasteri, dove erano gelosamente custoditi pergamene e i diplomi più antichi, che le soppressioni delle corporazioni ecclesiastiche rischiavano di disperdere.
Nel 1806 Daverio, archivista "nazionale" dell'Archivio generale di San Fedele di Milano, elaborò un vero e proprio progetto e il 19 settembre 1807 fu finalmente emanato il decreto di erezione e organizzazione dell'Archivio diplomatico, diretto dallo stesso Daverio. Tale archivio avrebbe dovuto portare a Milano capitale i più antichi documenti disseminati nel Regno, secondo precise regole derivate dalla conoscenza dei vari tipi di "diplomi" presenti, in primo luogo le pergamene dall'età medievale fino all'invenzione della stampa, utili allo Stato, ai privati e ai letterati per motivi di studio e per rivendicare propri diritti. Furono predisposte precise "Istruzioni" per reperire pergamene negli archivi degli enti ecclesiastici. Gli ispettori, agendo con "dolcezza e moderazione", dovevano, infatti, "vigilare" sugli archivi vescovili e parrocchiali, e su quelli di chiese, conventi e monasteri o altre corporazioni, rilevando in modo particolare lo stato sommario ed il contenuto di questi archivi. In particolare gli ispettori dovevano accertarsi della presenza di documenti, libri antichi, codici o registri in pergamena, anteriori al secolo XIV. Venivano anche suggerite le strategie da adottare per evitare che i documenti fossero nascosti o sottratti all'ispezione (era il caso degli archivi segreti vescovili, dove si consigliava di recarsi senza preavviso). Le "Istruzioni", attribuibili a Michele Daverio, stabilivano che gli atti ritenuti dai visitatori pertinenti al Diplomatico potessero essere rivendicati.
Ai vari dipartimenti fu spedita una circolare ministeriale che chiedeva l'inoltro a Milano delle pergamene raccolte durante le soppressioni; dai dipartimenti ci furono però delle resistenze: il direttore del Regio demanio di Vicenza, ad esempio, si rifiutò di cedere le pergamene perché esse attestavano possessi, diritti, acquisti ancora rivendicabili.
Per evitare pericolose ripercussioni il governo centrale stabilì allora che il Demanio compilasse un elenco delle pergamene consegnate al Diplomatico, sulle quali avrebbero continuato a sussistere i diritti soprattutto per uso amministrativo: le pergamene sarebbero arrivate a Milano e il Diplomatico avrebbe provveduto a estrarre copie a chi ne avesse fatto richiesta.
Nel 1807 l'Archivio diplomatico, trasferito nei locali dell'ex casa di gesuiti di San Fedele, conteneva, secondo una relazione del 1809 del prefetto generale degli archivi al Ministero dell'interno, 7030 pergamene provenienti dal Capitolo minore del Duomo, dal Monastero maggiore, dal Monastero di Sant'Agostino, da Sant'Apollinare, da Sant'Ambrogio, da San Giorgio al Palazzo, dal Monastero della Vittoria, da Chiaravalle, da Morimondo, da Casorate e Rosate, da Cairate, dalla Certosa di Pavia, da San Benedetto di Cremona (AS MI, Uffici e tribunali p.m., b. 329, Comunicazione 1809).
In quello stesso anno (1809), in seguito all'occupazione di Vienna da parte dell'esercito franco-italico, furono riportate a Milano le carte delle corporazioni soppresse che gli austriaci avevano prelevato nel 1799.
L'anno seguente Luigi Bossi comunicò al Ministro dell'interno che per circa un anno i vari Dipartimenti avevano, seppur in modo discontinuo, consegnato le pergamene a Milano ma tale attività si era interrotta.
In seguito alla morte di Bonomi, avvenuta nel 1813, fu destinato all'archivio don Luigi Settala che era stato e continuava ad essere anche archivista all'Archivio camerale; egli, con tre collaboratori separò e classificò le pergamene che via via arrivavano dai vari Dipartimenti, e le collocò in scaffali rispettando provenienza e datazione.
Nel 1816 un nuovo trasferimento portò il Diplomatico da San Fedele ai locali dell'antica canonica di San Bartolomeo.
Airoldi, anch'egli destinato al Diplomatico dal 1817, propose nel 1834 di fissare come limite temporale per le pergamene il XVI secolo e di organizzarle in ordine geografico e cronologico.
Viglezzi, divenuto direttore generale degli archivi governativi, stabilì nel 1842 l'apertura della Scuola di paleografia e diplomatica presso l'archivio Diplomatico, trasferito dal 1840 nel palazzo del Broletto, nominando professore Giuseppe Cossa e assistente Luigi Ferrario.
Diplomatico e Scuola furono trasferiti nel 1852 in San Fedele dove l'Archivio fu di fatto smembrato e confluì nelle varie partizioni della Sezione storico-diplomatica che si andava costituendo in quegli anni.
Nel corso del tempo, inoltre, molte pergamene sarebbero ritornate nei luoghi di provenienza: già nel 1817 oltre 9000 erano tornate nel ferrarese, nel 1863 più di 2000 pergamene modenesi e reggiane tornarono a Modena.
Dal punto di vista strettamente archivistico nel 1810 il "Saggio sull'organizzazione dell'Archivio Diplomatico" di Luigi Demolard, "scrittore" destinato al Diplomatico, e di Luigi Bossi, stabilì le modalità operative da adottare nell'Archivio: le pergamene avrebbero dovuto essere ripartite per provincia, poi per città e comuni, infine cronologicamente, e avrebbero dovuto essere creati indici cronologici e alfabetici. Il piano di riordino del 1834, elaborato da Airoldi, sancì, poi, la distribuzione delle pergamene per anno e per località, ed il principio di indicare sempre la loro provenienza.
Bibliografia
- BORTOLOTTI, Archivio diplomatico = BORTOLOTTI, Archivio diplomatico in Archivi italiani. Archivio di Stato di Milano, Ministero per i beni e le attività culturali, Betagamma editrice, Viterbo, 2001
- FUMI, L'Archivio di Stato in Milano = FUMI Luigi, "L'Archivio di Stato in Milano al 31 dicembre 1908. Notizie e proposte", in NATALE Alfio Rosario (a cura di), "Archivi e archivisti milanesi", vol. I, Milano 1975, pp. 3 - 66 (già in "Archivio Storico Lombardo", a. XXXIV [1908], pp. 198 - 242)
- MANARESI, Rapporto, 67-69 = MANARESI, C., Rapporto (...) sulle condizioni generali delle Pergamene (Fondo di Religione) e riordinamenti compiuti nell'anno 1910, in «Annuario del Regio Archivio di Stato in Milano per l'anno 1911», pp. 63-90.
Fonti
- AS MI, Atti di governo, Uffici e tribunali regi parte moderna, b. 329: Comunicazione di Bossi al ministro dell'interno, 13 apr 1812
- AS MI, Atti di governo, Uffici e tribunali regi parte moderna, b. 329: "Promemoria sull'idea se e come possa effettuarsi la concentrazione dei documenti diplomatici", a cura di Daverio, 1806
- AS MI, Atti di governo, Uffici e tribunali regi parte moderna, b. 329, Comunicazione di Daverio al prefetto generali degli archivi e delle biblioteche, 21 feb 1809 (= Uffici e tribunali p.m., b. 329, Comunicazione 1809)
Compilatori
prima redazione: Santoro Carmela, archivista di Stato (2005/7)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB000669/