Scuola professionale municipale di Saronno (1914 - 1969)
Altre denominazioni:
Scuola serale municipale
Scuola serale professionale
Scuola professionale municipale, corsi per la formazione ed il perfezionamento dei lavoratori, Con lo statuto del 1959
Sede: Saronno
Tipologia ente: enti di istruzione e ricerca
Progetto: Comune di Saronno: Scuola professionale comunale di Saronno
Prima della fondazione della Scuola professionale municipale a Saronno, città a precoce vocazione industriale, operava già, dall'ottobre del 1888, una Scuola di disegno professionale serale fondata dalla Società di mutuo soccorso tra operai, agricoltori e industriali, per l'istruzione gratuita dei figli dei soci. Questo istituto, amministrato dal Consiglio di amministrazione della Società operaia e diretto da un Direttore nominato dal Consiglio stesso, riceveva il sostegno finanziario da parte del Ministero di agricoltura, industria e commercio, della Cassa di risparmio di Milano e, in piccola parte, del Comune. Tali sussidi non erano tuttavia sufficienti a garantire la copertura delle spese di funzionamento e le finanze scolastiche erano in costante sofferenza. Nonostante le difficoltà economiche, i dirigenti della Società decisero di investire comunque notevoli risorse per fare in modo che la Scuola di disegno riuscisse a soddisfare le crescenti esigenze di manodopera qualificata determinate dallo sviluppo industriale.
Costituendo nella città di Saronno l'unico esempio di scuola del genere ed essendo sempre più forte la richiesta di formazione, prima della fine del secolo, la Società di mutuo soccorso decise di estendere l'insegnamento gratuito, sino ad allora esclusiva dei figli dei soci, a tutti coloro che avessero conseguito la licenza elementare.
Questa apertura portò ad un incremento degli iscritti che raggiunsero le 106 unità alla sezione di meccanica e le 135 alla sezione ornamentale.
Grazie alla donazione di un terreno da parte di un benefattore di nome Felice Carcano, uomo di spicco della comunità locale e che era stato anche senatore del Regno d'Italia, nel 1900 venne costruita una sede della Società di mutuo soccorso nella quale fu ricavata un'aula per la scuola di disegno; a questa, nel 1904, se ne aggiunse una seconda che venne poi ampliata nel 1911.
Nel 1900, alla prima sezione di disegno ornato, si aggiunse quella di disegno meccanico; in seguito fu istituito poi un terzo corso gratuito, di musica.
La scuola ottenne varie onorificenze tra cui la menzione onorevole alla Mostra didattica di Roma del 1906, la medaglia di bronzo all'Esposizione internazionale di Brescia del 1909 (1) e la medaglia d'oro all'Esposizione internazionale di Torino ed altre minori premiazioni in diverse esposizioni e concorsi regionali (2).
Soltanto sino allo scoppio della prima guerra mondiale, fu attiva nella città anche una Scuola tecnica serale municipale fondata nel 1906 e alla quale erano ammesse, previo pagamento di una tassa d'iscrizione, soltanto persone applicate in industrie ed opifici e per questo impossibilitate a frequentare i corsi diurni. Il programma di insegnamento prevedeva: I, II e III corso con le materie di lingua italiana, letteratura, diritti e doveri, storia, geografia, matematica - aritmetica, geometria e disegno geometrico, computisteria, francese, disegno e calligrafia; un corso speciale con le materie di lingua e letteratura, diritti e doveri, storia, geografia, matematica, trigonometria, computisteria, francese, scienze naturali, disegno e calligrafia (3).
Il 1° novembre 1914, con statuto approvato il 6 dicembre, fu fondata la Scuola professionale saronnese, serale e gratuita per i residenti nel Comune di Saronno e a pagamento per quelli provenienti da altri Comuni. Fu allocata nel Caseggiato comunale di vicolo delle Scuole e fu previsto il suo sostentamento attraverso sussidi del Comune di Saronno, di altri enti, eventuali oblazioni di privati e le quote d'iscrizione degli alunni non residenti presso il Comune stesso.
Essa nasceva con il proposito di "completare l'istruzione primaria e di facilitare all'operaio lo sviluppo delle proprie attitudini, abbreviargli il tirocinio della professione scelta e perfezionarlo nell'ordinaria istruzione pratica con una cultura più vasta" (4).
Secondo quanto previsto dallo statuto, la Scuola comprendeva quattro sezioni corrispondenti ai corsi per operai fabbri, falegnami e muratori, della durata di almeno tre anni, e il corso per meccanici, della durata di almeno quattro anni. La didattica della prima annualità era comune a tutti i corsi, mentre negli anni successivi gli insegnamenti erano differenziati tra i diversi corsi. Le lezioni, che si tenevano tre volte la settimana dalle ore 20 alle ore 22, incominciavano generalmente nel mese di ottobre o novembre per terminare in maggio. Requisiti indispensabili per poter frequentare la Scuola erano: la condizione di operaio, aver superato i dodici anni e aver compiuto il corso elementare obbligatorio.
Come si legge già in una relazione del novembre 1914 (5), l'istituto saronnese, pur identificando "nello studio del disegno la precipua sua esplicazione", si differenziava rispetto alle comuni scuole di disegno puntando a finalità più pratiche rispetto a quelle. In questa scuola, infatti, diversamente da quelle, il disegno costituiva parte integrante dell'insegnamento, ma non esclusiva. Vari, infatti, erano gli insegnamenti ritenuti indispensabili per completare la preparazione professionale di cui il disegno era soltanto una componente: nozioni di aritmetica, geometria, fisica tecnica e lingua italiana, nozioni su materiali, macchine e attrezzi di lavoro specializzati a seconda delle sezioni in cui era divisa la scuola (muratori, falegnami, meccanici e fabbri).
L'attività della Scuola serale professionale fu sospesa nel secondo anno della prima guerra mondiale e fu ripresa solo dopo la fine della guerra quando, il 17 novembre 1919, l'istituto venne rifondato con un nuovo statuto e con la nuova denominazione di Scuola professionale municipale di Saronno.
Le sue finalità, dichiarate nel nuovo statuto, corrispondevano a quelle dichiarate nello statuto del 1914: fornire una preparazione culturale e tecnica alle giovani maestranze operaie per facilitarle nello sviluppo delle loro attitudini, abbreviarne il tirocinio della professione, perfezionarle nella preparazione pratica e, attraverso una cultura piuttosto vasta, renderle capaci di concorrere per posti di grado e stipendio superiori (6).
La nuova scuola non fu più gratuita nemmeno per i residenti del Comune di Saronno, ma fu prevista una tassa d'iscrizione anche per essi, oltre che per gli iscritti provenienti da altri Comuni.
Il Comune mise a disposizione le aule delle scuole elementari (7) per lo svolgimento delle lezioni, provvide direttamente alle spese di luce e riscaldamento e il Sindaco stesso assunse il ruolo di Presidente del Consiglio di amministrazione.
Le maggiori fonti di sostentamento economico derivarono dunque in parte dalle tasse d'iscrizione e dai sussidi comunali, e in parte dai sussidi di Provincia, Governo, industriali e altri enti. A sostenere economicamente la Scuola, priva di propri fondi, partecipavano anche le offerte dei cittadini e la generosità degli insegnanti che spesso prestavano gratuitamente la propria opera. Di questi, molti come don Capra, don Griffanti, don Rampoldi e monsignor Leoni, venivano dalla Scuola tecnica, che aveva sede nel Collegio Arcivescovile, e della quale la Scuola professionale municipale seguiva in parte, eccetto l'insegnamento della lingua francese, il programma.
Lo statuto prevedeva che, secondo un accordo, gli industriali che sussidiavano la Scuola dessero preferenza agli alunni e ai loro parenti nelle assunzioni.
Il personale della Scuola era costituito dal corpo insegnante, il Direttore (8) con funzioni didattiche, disciplinari, organizzative e amministrative, un segretario amministrativo e un bidello per ciascuna sezione della scuola.
Organo amministrativo era il Consiglio di amministrazione presieduto da un Presidente, carica riconosciuta automaticamente al Sindaco di Saronno.
Come si legge nelle più antiche relazioni degli anni scolastici tra quelle conservate, risalenti ai primi anni del ventennio fascista, l'offerta formativa era costituita originariamente da due corsi: il corso preparatorio, della durata di due anni, che prevedeva gli insegnamenti di diritti e doveri e legislazione sociale, italiano, storia e geografia, calligrafia, aritmetica, geometria, algebra e contabilità e il corso medio (9) di meccanica, su tre annualità, che prevedeva gli insegnamenti di matematica, fisica, meccanica, elettrotecnica, legislazione del lavoro, economia e contabilità e disegno di macchine (10). Un altro corso previsto, della durata di due anni, era quello speciale di disegno (11), chiamato anche corso di artigianato (12), nel quale gli insegnamenti previsti erano, per il primo anno, disegno geometrico e di ornato, e per il secondo anno, disegno di ornato e di figura (13).
L'ordinamento scolastico prevedeva inoltre, al termine di ciascun anno scolastico, il superamento di un esame per l'accesso al corso superiore.
Al fianco della Scuola professionale municipale sopravvisse quella di disegno della Società di mutuo soccorso: fino al 1924, quando furono poi fuse, esse operarono ognuna per conto proprio e quasi in concorrenza fra loro.
Nel 1924, con l'avvento del fascismo, ottenne il sopravvento la corrente laica dell'amministrazione comunale; ciò causò uno sconvolgimento negli incarichi che portò il professor Bergamaschini a lasciare la direzione della scuola come pure il sindaco Canti sostituito dal commissario Faruffini. In mancanza di un nuovo direttore le autorità comunali decisero di conseguenza la fusione dei due istituti. La direzione fu offerta all'ingegner Gino Moretti; egli declinò l'invito e segnalò in alternativa il professor Mario Sala, che assunse l'incarico.
Dal novembre 1924, dunque, si ebbe un unico istituto professionale serale che mantenne il nome della Scuola professionale municipale. Da allora fu stabilito che il Presidente della Società operaia entrasse a far parte del Consiglio di amministrazione.
Nonostante la fusione, le lezioni continuarono a tenersi in entrambe le sedi originarie, in via Cantone e in via San Giuseppe; la confluenza in un unico edificio, il Palazzo Antici di via Cantone, si ebbe soltanto nel 1927.
La popolazione scolastica dell'istituto che nel 1919 era di 93 alunni e che era andata sempre più crescendo, arrivò nel 1927 - 1928 ai 200 alunni.
Dopo aver aderito nel 1927 al Consorzio provinciale di Milano quando, con la costituzione della provincia di Varese, Saronno entrò a far parte di questa nuova provincia, la scuola proseguì la sua attività nell'ambito del Consorzio provinciale obbligatorio per l'istruzione tecnica di Varese.
La neonata provincia di Varese incluse nella sua giurisdizione anche i Comuni di Gerenzano, Uboldo e Origgio e a seguito di ciò, dall'anno scolastico 1928 - 1929, la Scuola ebbe sezioni staccate presso questi Comuni assorbendo il vecchio e valido istituto tecnico di Gerenzano e aprendone una a Uboldo e una a Origgio.
Da allora la popolazione scolastica crebbe velocemente sino a raggiungere il numero di 350 alunni nel 1930 - 1931.
Dall'anno scolastico 1931 - 1932 all'anno scolastico 1934 - 1935 si ebbe invece una contrazione degli iscritti, in parte dovuta alla chiusura delle sezioni di Uboldo e Origgio, in parte conseguente alla sopravvenuta crisi delle industrie che portò alla diffusione della disoccupazione e ciò alla diminuzione di volontà da parte dei giovani a prepararsi al lavoro. In quegli anni però la scuola trovò nuove attività aprendo corsi di lingua straniera (tedesco, francese e inglese) dei quali affidò l'insegnamento alla Berlitz School, con l'intento principale di allargare la cultura e le possibilità professionali dell'elemento impiegatizio.
In corrispondenza di una ripresa dell'industria, poi, nell'anno scolastico 1935 - 1936, la scuola visse una vigorosa ripresa e la sua popolazione passò di colpo da 175 alunni a 320.
Grazie alla donazione di due saldatrici elettriche da parte della ditta CEMSA fu aperto un laboratorio di saldatura che fu di grande utilità a Saronno e a tutta la zona limitrofa: grazie a tale donazione, infatti, gran parte di quella manovalanza generica che alimentava le masse dei disoccupati poté in breve tempo formarsi una professione.
Nel 1934, essendo in demolizione il palazzo Antici di via Cantone, sede dell'istituto, questo era stato spostato per un periodo provvisorio presso la sede delle Scuole elementari di via Como e soltanto nel 1936 ebbe finalmente la propria nuova sede nel seminterrato del nuovo palazzo scolastico "Ignoto militi" (14): questo fu provvisto di aule ampie e numerose, una grande sala di disegno e laboratori di saldatura elettrica, di meccanica, di elettrotecnica e di radiotecnica adeguatamente attrezzati grazie alla generosità degli industriali locali, tra i quali si distinsero Gaetano Gianetti, i fratelli Parma e l'ingegner Danieli della ditta FIMI.
Nell'anno scolastico 1936 - 1937, dopo essere state chiuse dall'anno scolastico 1930 - 1931 le sezioni di Uboldo e Origgio per insufficienza di iscritti, venne riaperta la sezione di Uboldo con corsi preparatori e nel 1937 - 1938 riprese anche l'attività del corso preparatorio ad Origgio. L'affluenza degli allievi fu tanto numerosa che per soddisfare le richieste di iscrizione non fu sufficiente riaprire i corsi preparatori presso le sezioni di Origgio e Uboldo, ma si sentì l'esigenza di promuoverne l'apertura anche nei vicini paesi di Caronno, Solaro, Ceriano, Turate, Rovello. La popolazione scolastica crebbe dunque fino a raggiungere le 1041 unità del 1937 - 1938.
Dall'analisi dei registri scolastici conservati nel fondo oggetto dell'inventario si può seguire, seppure in maniera non molto esplicativa, l'evoluzione dell'ordinamento scolastico dell'istituto. In generale, risulta la persistenza di un corso preparatorio comune a tutte le professioni e della durata di due anni (il primo cui si poteva accedere dalla quinta elementare e il secondo cui si poteva accedere dal primo o dal corso di avviamento professionale) e di corsi normali professionali con sezioni diverse corrispondenti alle diverse professioni. Questo corrisponde anche a quanto stabilito dallo statuto del 1919 (15), valido sino all'introduzione di quello successivo del 1959. Dai registri dell'anno scolastico 1939 - 1940 e successivi, però, si rileva anche l'esistenza di un non specificato corso di perfezionamento; dai registri dell'anno scolastico 1940 - 1941 in avanti, si rileva anche l'esistenza di corsi di qualifica sviluppati su tre annualità e di corsi di addestramento su due annualità.
In generale i corsi attivati, nei diversi gradi, furono quelli per meccanici, disegnatori, disegnatori meccanici, aggiustatori, aggiustatori meccanici, saldatori, saldatori elettricisti, radiotecnici, tornitori, tornitori meccanici, chimici tornitori, chimici tintori, elettrotecnici, elettricisti, fresatori, muratori, attrezzisti, lamieristi, modellisti, tubisti, elettromeccanici, radioriparatori.
Seppure la Scuola continuasse a vivere soltanto con finanziamenti aleatori, questi furono sempre sufficienti al sostentamento e, considerate le grandi capacità dimostrate, il Comune stanziò per essa annualmente nel suo bilancio un sussidio e il Consorzio provinciale obbligatorio dell'istruzione tecnica di Varese aumentò il suo contributo; inoltre essa godeva della benevolenza degli industriali, delle maestranze e di tutta la popolazione.
Grazie all'attivazione di ben ideate ed organizzate attività ed esercitazioni di laboratorio l'insegnamento si fece sempre più rigorosamente professionale e perciò, dato il sempre maggiore bisogno di istruzione professionale delle maestranze, lo stato di floridezza della Scuola proseguì per parecchi anni, e fu tale anche durante la seconda guerra mondiale, quando negli anni scolastici 1941 - 1942 e 1942 - 1943, a lato dei corsi serali, vennero istituiti anche i corsi diurni Fabbriguerra con 246 alunni il primo anno e 118 il secondo. La frequenza a questi corsi era regolarissima in quanto una parte del tempo delle lezioni incideva nell'orario lavorativo delle ditte, che potevano dunque multare i giovani che fossero rimasti assenti dalle lezioni. Il profitto di questi corsi, sia per tale ragione, sia perché diurni, fu superiore ai corrispondenti corsi serali.
Dall'anno scolastico 1942 - 1943, inoltre, pur restando i corsi serali sotto il controllo del Consorzio provinciale per l'istruzione tecnica, emanazione del Ministero della pubblica istruzione, cominciarono a realizzarsi sotto l'egida dell'INAPLI (INFAPLI fino alla caduta del regime fascista), emanazione del Ministero del lavoro e della previdenza sociale: da allora esso fornì alla Scuola professionale una base stabile per il proprio bilancio finanziario.
Nell'anno scolastico 1943 - 1944 cessarono i corsi Fabbriguerra e si chiuse per insufficienza di iscrizioni la sezione di Origgio, così che l'anno successivo rimase aperta soltanto la sezione di Gerenzano con 95 alunni perché la sezione di Uboldo non si aprì per insufficienza di iscrizioni e la sede centrale, a Saronno, fu occupata dall'autorità militare tedesca.
Con il 1945 - 1946, con 531 alunni, la Scuola riprese in pieno i propri ritmi e le proprie attività riaprendo tutte le sezioni tranne quella di Origgio.
Dall'anno scolastico 1946 - 1947 la sezione di Gerenzano, che aveva sempre avuto una vita particolarmente rigogliosa, si staccò rendendosi autonoma anche in previsione del ritorno di quel rione allo status di comune indipendente. In compenso quello stesso anno fu riaperta la sezione di Origgio, così che in totale la popolazione scolastica fu di 480 alunni.
Nell'estate del 1947, tra luglio e ottobre, fu aperto un primo corso di riqualificazione per 74 operai della ditta CEMSA di Saronno che se ne addossò totalmente le spese.
Nell'anno scolastico 1947 - 1948 anche la sezione di Origgio si staccò, essendo tornato quel rione allo status di comune indipendente, e la sezione di Uboldo di nuovo si dovette chiudere per insufficienza di iscritti: la Scuola si ridusse così nuovamente al solo centro di Saronno con 343 alunni. Nell'estate del 1948 però si svolsero due corsi di riqualificazione di cui uno governativo, tra maggio e giugno con 120 alunni, e l'altro della ditta CEMSA, tra giugno e novembre con 408 alunni.
Nell'anno scolastico 1948 - 1949, in conseguenza della nuova diffusione di disoccupazione tra i giovani non più motivati ad istruirsi per l'impossibilità di trovare lavoro, la Scuola subì una netta contrazione degli iscritti che si ridussero al numero di 273 distribuiti tra i corsi di meccanici, disegnatori meccanici, elettrotecnici, radiotecnici e quello per chimici tintori, aperto quattro anni prima per l'interessamento della ditta De Angeli - Frua, mentre non era più attivo, per scarsità di iscritti, il corso per saldatori elettrici, in precedenza tanto frequentato.
Nell'anno scolastico 1948 - 1949, come scriveva il direttore dell'istituto, professor Mario Sala, in una relazione di quello stesso anno relativa alle attività scolastiche, la Scuola viveva un momento di particolare fortuna e splendore sotto vari punti di vista: ottime risultavano le condizioni della didattica in quanto, oltre ad essere provvista di aule e laboratori adeguati alle esigenze professionali delle maestranze locali, seguiva i programmi dettati dal Consorzio provinciale obbligatorio che da un lato segnava le direttive generali, ma dall'altro lasciava ai singoli istituti la libertà di uniformarsi ai bisogni locali. Anche le condizioni finanziarie apparivano positive in quanto, grazie agli aiuti dell'INAPLI, del Consorzio e del Comune, l'istituto era sollevato dall'incombenza di cercare di anno in anno i mezzi necessari al suo sostentamento come invece accadeva nei suoi primi anni di vita.
Nel 1950 - 1951, nell'intento di aiutare i lavoratori ancora disoccupati per la crisi delle industrie meccaniche locali e l'avvenuta chiusura della ditta CEMSA, si effettuarono corsi di riqualificazione per disoccupati con indennità giornaliera di frequenza. Nelle quattro sezioni per tornitori, elettricisti, disegnatori e attrezzisti si avvicendarono complessivamente 180 alunni di cui 55 giunsero alle prove finali.
Tra il 27 ottobre e il 1° novembre 1951 nei locali della Scuola si allestì una efficace e ben riuscita mostra didattica dei corsi serali e durante l'anno scolastico 1952 - 1953, nel quale venne effettuato un corso di aggiornamento di elettronica e radiotecnica per i dipendenti della ditta FIMI, si realizzò un generale riordino dei laboratori con la sostituzione e l'aggiunta di vario materiale. In seguito a ciò fu organizzata una nuova mostra dei corsi serali e anche la prima rassegna dell'artigianato saronnese; entrambe destarono diffuso interesse nella comunità locale e influenzarono positivamente questa, che fu ulteriormente predisposta ad adoperarsi sempre più per arricchire la dotazione dei laboratori della Scuola.
Come si è detto sin qui, il Comune di Saronno si prodigò molto per la Scuola professionale, ma è importante sottolineare che altrettanto essa fece per il Comune stesso: non solo fornì tanti giovani saronnesi della preziosa qualificazione professionale, ma fu anche la prima istituzione che diffuse l'istruzione professionale in un tempo in cui questa non era ancora di comune diffusione. Il suo esempio fu il motore propulsivo che portò la comunità locale ad essere consapevole del ruolo fondamentale dell'istruzione professionale, preparando così il terreno fertile per la costituzione di due nuove scuole destinate al perfezionamento della qualificazione professionale: l'Istituto professionale di Stato e l'Istituto tecnico industriale. Nel 1958 - 1959, mettendo a disposizione le sue aule e le sue attrezzature, consentì l'istituzione in Saronno delle due sezioni per elettricisti e meccanici dell'Istituto professionale di Stato con attività diurna, e nel 1959 - 1960 ospitò oltre alle classi dello stesso Istituto divenute quattro, anche le due sezioni dell'Istituto tecnico industriale per elettricisti e meccanici, contribuendo così a sanare la carenza saronnese delle scuole di quel ordine.
In generale, tra il 1919 e il 1959 gli alunni, considerando anche le sezioni staccate dei comuni di Origgio, Uboldo e Gerenzano, oscillarono tra un minimo di 92 nell'anno scolastico 1923 - 1924 ad un massimo di 1048 nell'anno scolastico 1937 - 1938.
Nel 1959 fu approvato con delibera del Consiglio comunale di Saronno (16) un nuovo statuto per la Scuola professionale, la quale assunse con esso la nuova denominazione di "Scuola professionale municipale, corsi per la formazione ed il perfezionamento dei lavoratori". Come dichiarato nell'articolo 1 al capo 1, divenne ente delegato dell'amministrazione comunale: da allora il Consiglio di amministrazione fu composto dal Presidente, incarico ancora di diritto del Sindaco di Saronno, dall'Assessore alla Pubblica istruzione e da sette membri nominati dal Consiglio comunale di cui almeno due scelti tra i consiglieri e tre rappresentanti delle industrie locali.
L'ordinamento scolastico previsto nell'anno scolastico 1959 - 1960 prevedeva le materie di cultura civica, matematica, disegno, fisica, meccanica, tecnologia, elettrotecnica ed esercitazioni pratiche specifiche per i vari indirizzi; i corsi organizzati erano il corso preparatorio annuale (con le sole materie teoriche e disegno), i corsi di addestramento e di qualificazione biennali per meccanici (con materie teoriche e disegno e le esercitazioni pratiche a banco e alle macchine utensili), i corsi di addestramento annuale e di qualificazione biennale per disegnatori meccanici (con le sole materie teoriche e disegno), il corso di addestramento biennale per elettricisti (con le materie teoriche, le esercitazioni pratiche e il laboratorio misure) e il corso di addestramento annuale per saldatori (con tecnologia e prove pratiche alle saldatrici elettriche).
Nel 1961 l'istituto ottenne poi il riconoscimento a "Centro di addestramento professionale per lavoratori" e, in seguito alla rinuncia dell'INAPLI, ottenne la gestione in forma autonoma di tale centro e, con consegna diretta dall'Ufficio del lavoro di Varese, delle attrezzature di proprietà del "Fondo per l'addestramento professionale dei lavoratori" precedentemente consegnate all'INAPLI.
Con il 30 settembre 1969 la Scuola professionale municipale di Saronno cessò ogni sua attività (17).
La cessazione della Scuola appare essere come improvvisa in quanto non compaiono, tra le carte degli anni precedenti, segnali della chiusura e anzi, dalla loro analisi essa ne risulta in piena attività fino all'ultimo, come dimostra la creazione di una Commissione di studio per la ristrutturazione della Scuola professionale nell'anno scolastico 1966 - 1967 (18).
Dalla documentazione appare invece chiara la situazione di passività della contabilità a conclusione dell'anno solare 1969: il Presidente del Consiglio di amministrazione e sindaco di Saronno Augusto Rezzonico si trovò costretto a chiedere al segretario generale della Commissione provinciale corsi professionali maestranze della Camera di commercio industria e agricoltura di Varese di valutare la possibilità di destinare l'importo relativo al finanziamento già erogato per i corsi professionali per l'anno scolastico 1969 - 1970, "quale contributo straordinario ed eccezionale per sanare la passività degli anni precedenti" (19).
Avendo il finanziatore, in data 20 gennaio 1970, accettato tale richiesta (20), Augusto Rezzonico si salvò dal subire i possibili problemi derivanti dalla dichiarazione fatta alla Prefettura di Varese, in data 14 gennaio 1970, che "al passaggio dei beni patrimoniali nessun deficit risulta nella gestione della Scuola. Risulta invece una disponibilità di cassa la quale verrà a suo tempo pure passata al Comune" (21).
In un articolo del mensile dell'amministrazione comunale "Città di Saronno" del mese di novembre del 1969 (22) dedicato alla cessazione delle attività della Scuola professionale municipale, si legge che "la Scuola professionale municipale è paragonabile a un glorioso edificio carico di anni e di vicende umane che viene demolito per fare posto a una costruzione più comoda e più moderna". Da tale metafora risulta evidente l'attaccamento della comunità locale saronnese nei confronti della Scuola professionale municipale e allo stesso tempo la considerazione della sua chiusura come di un fenomeno positivo perchè in linea con una evidente trasformazione quantitativa e qualitativa del livello culturale e professionale, e dunque con lo sviluppo e il progresso, della città.
Lo stesso articolo sottolieava poi come il ruolo e la funzione della Scuola professionale fossero ormai terminati e passati giustamente all'Istituto professionale di Stato, riconosciuto come più adatto ad occuparsi della preparazione della fascia di formazione professionale prima affidata alla Scuola professionale: con la scuola dell'obbligo e la nascita della scuola media corsi preparatori sembravano divenuti ormai inutili; i corsi di qualifica operai erano considerati non più adatti a fornire quelle basi utili forniti in passato ai giovani, poichè sembrava ormai, piuttosto, necessaria una formazione professionale più completa e maggiormente proporzionata allo sviluppo tecnologico e tecnico dell'industria rispetto a quella che sarebbe stata in grado di fornire la vecchia Scuola professionale; con la di poco precedente attivazione di corsi serali da parte dell'Istituto professionale di Stato, questo ne era divenuto il naturale prosecutore.
Nel 1969, dunque, la Scuola professionale veniva assorbita dall'Istituto statale che, dato il sempre maggior numero di iscritti e in mancanza di sufficiente spazio per accogliere tutte le richieste, chiese ed ottenne dal Comune di Saronno (23), con delibera del Consiglio comunale (24) l'uso dei locali e delle attrezzature della Scuola professionale municipale.
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Note
1. Di questa è conservata la copia di una relazione sulla Scuola di disegno in b. 1, f. 1.
2. Per la ricostruzione della storia della Scuola di disegno si veda una relazione non datata conservata in b. 1, f. 1.
3. Regolamento della Scuola tecnica di Saronno dell'anno scolastico 1906 - 1907, b. 1, f. 1.
4. Statuto della Scuola professionale saronnese, b. 1, f. 1.
5. B. 1, f.1.
6. Statuto della Scuola professionale muncipale di Saronno, b.1, f. 1.
7. Palazzo Antici, via Cantone.
8. Direzione della Scuola:
- 1914 Dr. ing. Luigi Soldati
- 1919 Dr. prof. Luigi Bergamaschini
- 1924 Dr. prof. Mario Sala
- 1947 Dr. prof. Mario Sala coadiuvato da Luigi Ferrario
- 1949 Dr. prof. Attilio Fausti coadiuvato da Luigi Ferrario
- 1954 Dr. prof. Attilio Fausti coadiuvato dal Dr. ing. Carlo Lattauda.
9. Dall'analisi dei registri conservati nel fondo oggetto di inventariazione, dall'anno scolastico 1929 - 1930 (si veda b. 16, f. 6) comincia ad essere utilizzato anche il termine di corso "normale" in alternativa a "medio". Nei registri scolastici degli anni successivi la definizione di "corso normale" soppianta man mano sempre più spesso quella di "corso medio".
10. Relazione dell'anno scolastico 1924 - 1925. B. 1, f. 1.
11. Idem.
12. Relazione dell'anno scolastico 1926 - 1927. B. 1, f. 1.
13. In realtà, dell'analisi dei registri dei primi anni scolastici 1922 - 1923 e 1923 - 1924 (si vedano b. 15, f. 4 e 5), si ricava l'indicazione di corsi di disegno in tre annualità.
14. Sorto sull'area del vecchio Palazzo Antici. la via mutò in quell'epoca il vecchio nome "via Cantone" in "via Antici".
15. B. 1, f. 1.
16. Verbale di deliberazione del Consiglio comunale di Saronno del 27 aprile 1959 in b. 820, fasc. 4 del fondo dell'Archivio di deposito del Comune di Saronno.
17. Verbale di deliberazione del Consiglio comunale di Saronno del 2 dicembre 1969 in b. 820, fasc. 4 del fondo dell'Archivio di deposito del Comune di Saronno.
18. B. 5, fasc. 8.
19. Lettera del 15 gennaio 1970 del sindaco e presidente della scuola Augusto Rezzonico al segretario generale della Commissione provinciale corsi professionali maestranze della Camera di commercio industria e agricoltura di Varese Luigi Girotti in b. 820, fasc. 4 del fondo dell'Archivio di deposito del Comune di Saronno.
20. Lettera del 20 gennaio 1970 del segretario generale della Commissione provinciale corsi professionali maestranze della Camera di commercio industria e agricoltura di Varese Luigi Girotti al sindaco di Saronno Augusto Rezzonico in b. 820, fasc. 4 del fondo dell'Archivio di deposito del Comune di Saronno.
21. Lettera del 14 gennaio 1970 del sindaco Augusto Rezzonico alla Prefettura di Varese riguardante la cessazione delle attività della Scuola professionale municipale di Saronno in b. 820, fasc. 4 del fondo dell'Archivio di deposito del Comune di Saronno.
22. La Scuola professionale municipale ha cessato la sua attività in "Città di Saronno", Saronno, s. n., novembre 1969.
23. Secondo quanto stabilito dall'articolo 12 dello statuto della Scuola, infatti, dalla cessazione di essa, il Comune ne aveva derivato la proprietà dei beni patrimoniali con diritto di disporne.
24. Lettera del 15 gennaio 1970 del sindaco e presidente della scuola Augusto Rezzonico al segretario generale della Commissione provinciale corsi professionali maestranze della Camera di commercio industria e agricoltura di Varese Luigi Girotti in b. 820, fasc. 4 del fondo dell'Archivio di deposito del Comune di Saronno.
Bibliografia
- Impresa Saronno 2005 = Impresa Saronno. I mille volti dell'industria sull'asse Milano - Varese - Como, Varese, Unione degli industriali della provincia di Varese, 2005
- Macchione, Bertoni 1995 = P. Macchione, A. Bertoni, Non solo amaretti. Le grandi tradizioni di Saronno e del suo territorio, Saronno, INAIF Macchione editore, 1995
Compilatori
Giudice Flavia, Archivista
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB000DF7/