Comune di Rosasco (sec. XIV -)

Sede: Rosasco

Tipologia ente: ente pubblico territoriale

Condizione giuridica: pubblico

Progetto: Comune di Rosasco

Il borgo, già citato in alcune carte del X secolo, è dato da Ottone II nel 977 e poi confermato da Arduino, marchese di Ivrea, al vescovo di Pavia nel 1011[1], che ne tenne giurisdizione sino verso la fine del secolo XVIII. Era incluso nel comitato di Lomello.
In un diploma di Federico I del 1164 è citato fra le terre concesse a Pavia; nell'elenco delle terre del contado di Pavia del 1250 è definito Roxascum in contea di Lumellina.
Negli Statuta Stratarum del 1383, si legge 'Locus Razaschi'.
Nel 1355 il feudo è concesso da Carlo V ai Beccaria di Milano, a cui succedono nel 1452 i Borromei di Milano e nel 1701 i Visconti di Saliceto.
Nel 1416 il vescovo Pietro Grassi concede alla comunità gli 'Statutum Comunis Rozaschi episcopatus papiensis'
Nel 1620 Rosasco entra a far parte di una delegazione di 24 enti che delineano quelli che sono stati definiti 'Statuti Lomellini'.
Il Castello di Rosasco con le sue pertinenze rappresentò un punto importante per la potenza economica e politica del vescovado di Pavia, fu distrutto in parte nel febbraio del 1636 dalle truppe francesi del maresciallo Crequi e completamente nel marzo del 1643 dalle truppe savoiarde.
Rosasco era amministrata dal Consiglio Generale della Comunità, composto dai capi di casa, detentori di proprietà fondiarie nel comune, si riuniva una volta all'anno, delegava la conduzione degli affari del comune a pochi deputati che formavano il Consiglio Ordinario, composto dal podestà o giudice e da due consoli, che venivano rinnovati ogni anno.
Nel 1707 la Lomellina con tutte le terre, i castelli, i borghi, i diritti, le regalie viene ceduta da Giuseppe I d'Austria a Eugenio di Savoia, secondo il trattato di Torino del 8 novembre 1703, stretto tra il duca Vittorio Amedeo II di Savoia e l'imperatore d'Austria Leopoldo.
Il 23 febbraio 1707 fu pubblicato l'editto che annunciava lo scorporo della Lomellina dallo Stato di Milano e la sua aggregazione al Piemonte.
Nella relazione del primo novembre 1707 dell'intendente Fontana, Rozasco conta 800 anime, il feudatario è la Mensa Episcopale di Pavia.
Rosasco è tra le terre vocali, cioè fra quelle che si radunano in una Congregazione per risolvere gli interessi della Provincia.
Nella compartimentazione territoriale sabauda del 1723 Rosasco con Rivoltella fa parte della provincia Lomellina e dipende dalla Prefettura di Mortara; l'appartenenza è confermata dallo Stabilimento delle Province del 1749, dal manifesto Senatorio del 1750 e dal nuovo censimento delle province del 1775.
Gli organi del governo centrale erano le Intendenze, le Prefetture e Sottoprefetture, l'Ufficio di Insinuazione.
Le Intendenze, istituite con patente del 12 maggio 1686, da Vittorio Amedeo II, avevano come compito principale di occuparsi delle imposte ducali e militari, e dal 1723, con 'Il regolamento delle Province o sia Dipartimenti per le Intendenze e Prefetture nei Stati di Sua Maestà al di qua del mare', anche di approvare i bilanci, verificare le imposizioni fiscali, ordinarne la distribuzione e ripartizione, procedere alle misure generale per il rinnovo del catasto, il cosiddetto 'catasto sabaudo', le cui operazioni inizieranno in Lomellina nel 1759 per concludersi nel 1761, ordinare le riparazioni degli argini dei fiumi e far mantenere in buono stato le strade e i ponti; gli Intendenti erano i conservatori delle regie gabelle, giudici e conservatori dei boschi e delle selve, a loro dovevano essere fatte le consegne delle risaie. Dipendevano dalla Direzione Generale delle Finanze dello Stato.
I Prefetti, istituiti con manifesto senatorio del 1770, per amministrare la giustizia, come giudici di prima istanza nelle cause sia civili che criminali, dovevano legalizzare gli istrumenti, le scritture e tutti gli atti eseguiti da notai o da pubblici dipendenti. La loro nomina doveva essere approvata dal Senato di Torino.
L'editto di Carlo Emanuele del 28 aprile 1610 aveva stabilito l'Ufficio di Insinuazione dove tutti gli instrumenti e gli atti pubblici dovevano essere trascritti e registrati. Era fatto obbligo a tutti i notai, segretari di comunità e magistrati inviare al segretario delle insinuazioni e dell'archivio di tappa, gli strumenti soggetti a tale obbligo. Con manifesto camerale del 9 novembre 1770 furono attivate le tappe, sedi degli uffici di insinuazione nelle province di nuovo acquisto.
Rosasco era amministrata dal Consiglio Generale dei capi di casa che eleggeva i componenti del consiglio ordinario, formato da un podestà e due consoli, che dal 1775 prenderanno il titolo di sindaco e consiglieri.
Il sindaco aveva scadenza annuale, e poteva ricandidarsi dopo tre anni, rappresentava il pubblico in tutti gli affari e interessi comuni. Il consiglio ordinario era dotato di un segretario.
Le deliberazioni del consiglio venivano trascritte dal segretario, firmate dagli amministratori secondo il grado di anzianità, autorizzate dall'Intendente. Era compito dei consiglieri controllare la formazione dei causati, gli stati dei cotizzi, i registri delle esazioni i conti dell'esattore, fare in modo che gli archivi, i catasti, i libri di trasporto e tutte le scritture e gli atti comunali fossero ben tenuti, amministrare fedelmente la cosa pubblica, far osservare le costituzioni generali, gli ordini di governo, dei magistrati, degli uffici, vegliare con fermezza e attività alla conservazione del territorio, del registro e dei diritti comunali, di cooperare alla salute pubblica e tranquillità.
Il segretario comunale, che era anche giudice di più terre, veniva eletto dal Consiglio Ordinario e approvato dall'Intendente, doveva essere notaio, veniva pagato dalla comunità, assisteva a tutte le adunanze dei consigli, stendeva le deliberazioni e gli atti del consiglio, seguiva il carteggio comunale, conservava gli archivi, esperiva i mandati, faceva il riparto dei carichi reali e personali, redigeva i causati, i libri di riscossione per l'esattore, conservava e formava i registri degli incanti, dei parcellari, bandiva appalti, ordinanze e decreti dell'Intendente.
Nel 1796 i francesi occuparono il Piemonte e l'otto luglio 1797, vi instaurarono la Prima Repubblica Cisalpina.
Nel 1800 dopo la vittoria di Marengo da parte di Napoleone, la Lomellina fa parte dell'Italia Cisalpina.
Il primo decreto napoleonico del 1800 emanato per la Lomellina sancisce che il dipartimento dell'Agogna è diviso in 17 distretti o circondari comunali, Robbio è capoluogo del quarto distretto e Rosasco ne fa parte. Il decreto del 1801 lo include nel secondo distretto di Vigevano, dipartimento dell'Agogna.
Nella compartimentazione territoriale del 1806, ricade sotto il dominio napoleonico, nel dipartimento dell'Agogna, distretto di Novara, cantone terzo di Robbio, come comune di terza classe, unito a Rivoltella.
Una nuova modifica dell'assetto amministrativo avverrà in seguito al decreto del 29 settembre 1809 quando i 90 comuni della Lomellina verranno ridotti a 36. Rosasco fu unito a Langosco, San Paolo, e Santa Maria Bagnolo.
Il comandante delle truppe austro-russe Suwarow Kimnisky, preso possesso di Torino, il 26 maggio 1799, ristabiliva il sistema di governo sabaudo.
Il 20 giugno 1800 gli austro-russi, sconfitti, abbandonarono il Piemonte.
I Francesi ripresero il controllo della situazione, conservando il dominio su un territorio che si chiamò Seconda Repubblica Cisalpina sino al 1802, dal 1802 al 1805 Repubblica Italiana, dal 1805 al 1814 Regno Italico.
Il primo decreto napoleonico del 1800 emanato per la Lomellina stabilì che il dipartimento dell'Agogna era diviso in 17 distretti o circondari comunali.
Il decreto del 6 maggio 1802 istituì le Prefetture nei capoluoghi dipartimentali e le Sotto Prefetture in capoluoghi distrettuali.
La legge del 24 luglio 1802 precisò ulteriormente il sistema dell'autorità centrale nelle circoscrizioni territoriali periferiche, imperniato sul Prefetto, Sotto Prefetto e il Cancelliere del Censo nei capoluoghi di cantone.
Nella compartimentazione territoriale del 28 aprile 1806, i comuni furono divisi in tre classi a seconda del numero degli abitanti.
In ogni Provincia furono istituite le Direzioni Centrali di Finanze a sostituzione delle Intendenze; il Cancelliere censuario o Commissario distrettuale, la Municipalità e il Consiglio Comunale sostituirono le amministrazioni dei pubblici.
I compiti delle direzioni erano strettamente legati al campo amministrativo mentre la giurisdizione sia penale che civile era demandata ai tribunali ordinari.
Venne abolito l'Ufficio di Insinuazione e istituita la registrazione degli atti.
La Municipalità era formata da un sindaco e due membri, eletti fra i possidenti, era affiancata due volte l'anno, per l'approvazione del conto consuntivo e di quello preventivo da un consiglio comunale o convocato generale composto da 20 persone fra gli estimati e tutti i capi di famiglia non possidenti, ma iscritti nel registro civico della comune, di età superiore ai 35 anni (legge 6 maggio 1802), che avessero uno stabilimento di agricoltura, industria e commercio e versassero la tassa personale.
Il Consiglio, organo deliberativo del comune, esaminava il rendiconto presentato dalla municipalità relativo al precedente esercizio finanziario, nominava i componenti della municipalità, determinava le spese e l'ammontare delle imposte comunali per l'anno in corso. I Consigli si tenevano alla presenza del cancelliere distrettuale; il Consiglio si rinnovava per un terzo ogni anno
Le cariche comunali erano elettive, ma nel 1805 lo stato avocò a sé tali nomine (legge 8 giugno 1805) e la carica di sindaco venne attribuita dal Prefetto, il grande interprete dell'opera napoleonica di statalizzazione del territorio.
Il Cancelliere Censuario o Commissario Distrettuale rappresentava l'organo dell'amministrazione periferica nella Repubblica Cisalpina, doveva diramare le leggi, i regolamenti, i proclami e verificarne la pubblicazione, presiedeva e scioglieva i convocati, custodiva i libri censuari del comune, controllava la regolarità delle elezioni dei deputati e dei bilanci comunali, segnalava eventuali abusi, fungeva anche da segretario nei comuni di terza classe, doveva essere o notaio, o dottore, o ingegnere o pubblico agrimensore, non poteva essere affittuario o agente di nessun possessore sottoposto al suo distretto e veniva remunerato direttamente dalle comunità.
Il Cancelliere era inoltre tenuto a scegliere la sede per la collocazione dell'archivio e dei suoi uffici. Nel 1786 i salari dei cancellieri furono trasferiti alle casse provinciali.
Alla dipendenza dei municipi fu istituita la Guardia Nazionale con funzioni di tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico, composta da cittadini tra i 18 e i 50 anni e distribuita in compagnie, battaglioni e mezze brigate, con l'affidamento alla municipalità della nomina dei graduati.
Nel 1814 è rionosciuto dalla Santa Alleanza, a Vittorio Emanuele, re di Sardegna, il possesso del Dipartimento dell'Agogna, di cui fa parte anche Rosasco.
Il 7 ottobre 1814 Vittorio Emanuele emanava il Regio Editto per il nuovo stabilimento delle province dipendenti dal Senato di Piemonte; il territorio fu ripartito in divisioni, province, mandamenti, comunità; ogni comunità aveva una propria amministrazione.
Nel 1814 è incluso, nel mandamento di Candia, nella provincia di Mortara; dove è confermato anche dal Regio Editto del 10 novembre 1818, portante una nuova circoscrizione generale delle province dei regi stati di terra ferma.
Tale decreto ridusse il numero dei comuni da 125, quanti erano nel secolo XVIII, a 71 e abolì le province di Mortara e di Vigevano, ricreando la Provincia di Lomellina, suddivisa a sua volta in 14 mandamenti.
Rosasco appartiene alla Diocesi di Vercelli, divisione di Novara, dipende dal senato di Casale, i suoi uffici di Intendenza, Prefettura, Ipoteca sono quelli di Mortara, quello di Insinuazione è a Mede, mentre l'ufficio di Posta è a Candia.
Le regie patenti del 1815 stabilirono che la nomina del sindaco era attuata dall'Intendente.
Le regie patenti del 1826 stabilirono nuove norme per l'elezione dei consiglieri e dei segretari delle comunità.
L'Intendenza di Lomellina conservava le prerogative e i compiti stabiliti dalle regie costituzioni del 1770.
I Conservatori del Censo (1815 - 1859) stabiliti in ogni capoluogo di distretto, di nomina governativa, eseguivano le operazioni di estimo e catasto, formavano i ruoli delle imposte dirette, del servizio di leva, e delle somministrazioni militari, erano i custodi dei libri censuari, dei trasporti d'estimo.
Con regio editto del 12 luglio 1814 furono ristabiliti gli archivi di insinuazione e con manifesto camerale del 1 luglio 1816 le tappe di insinuazione.
L'amministrazione comunale era formata dal sindaco, dal vicesindaco, dal Consiglio Ordinario o Consiglio Delegato e dal Consiglio Comunale.
Il Consiglio Ordinario, era formato dal sindaco, dal vicesindaco, da due consiglieri e dal segretario. II sindaco era capo dell'amministrazione comunale e agente di governo, scelto tra i consiglieri comunali che dimoravano nel comune formava le liste degli elettori, presiedeva alle adunanze del Consiglio, convocava i consiglieri, rendeva conto al consiglio della gestione economica e morale del comune, nominava e licenziava gli agenti e i salariati del comune, spediva gli affari del comune, ne custodiva il sigillo, autenticava gli atti non notarili, provvedeva alla buona tenuta del protocollo, dei registri e dell'archivio, procedeva con l'assistenza di due consiglieri agli incanti e alla stipula dei contratti, rappresentava il comune in giudizio, promuoveva e faceva eseguire le deliberazioni comunali. La durata della carica era triennale soggetta a riconferma, il giuramento era fatto davanti all'Intendente.
Il vicesindaco prestava assistenza al sindaco e ne faceva le veci in caso di sua assenza, rimaneva in carica un anno, come i due consiglieri, ed era scelto dal sindaco tra i consiglieri comunali.
Il Consiglio Ordinario nel 1849 assumerà il nome di Consiglio Delegato e sarà sostituito nel 1859 dalla Giunta Municipale.
Il Consiglio Comunale o Duplice Consiglio era composto da 20 consiglieri, compreso il consiglio ordinario, eletti tra i maggiori imposti nel ruolo delle contribuzioni dirette, si riuniva due volte all'anno, nella tornata di primavera e di autunno, eleggeva i consiglieri del consiglio ordinario, deliberava il bilancio comunale, formava le liste delle contribuzioni, esaminava il conto consuntivo dell'anno precedente.
Alla dipendenza dei Municipi venne organizzata la Milizia Comunale, nata in periodo francese come Guardia Nazionale, detta anche Milizia Nazionale, in Piemonte prese il nome di Milizia Comunale.
Nel 1817, papa Pio VII aggrega la parrocchia di Rosasco, dopo essere stata posta nella giurisdizione delle Diocesi di Vercelli e di Pavia, alla Diocesi di Vigevano.
Durante la seconda guerra di indipendenza, 1859, il 4 maggio si stanziò nel paese una divisione del VII corpo dell'esercito austriaco e il giorno 7 anche il V corpo, al comando del Felmaresciallo Giulay, che si accampò in casa Visconti. Il 31 maggio il paese è saccheggiato.
La legge comunale e provinciale del 23 ottobre 1859 riprese i caratteri della precedente normativa del Regno di Sardegna, impostata sul modello francese napoleonico, suddividendo il territorio in province, circondari, mandamenti e comuni.
In seguito all'unione temporanea delle province lombarde al Regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Rosasco, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel Mandamento III di Candia, Circondario III di Lomellina.
Il conseguimento dell'unità rimise in discussione l'assetto del territorio; Rosasco e tutta la Lomellina vennero unite alla Lombardia attraverso la formazione della Provincia di Pavia.
In base alla legge sull'ordinamento comunale del 1865 il comune era retto da un Sindaco, da un Consiglio Comunale e da una Giunta Municipale, e si avvaleva dell'opera di un segretario e di un ufficio comunale.
La Giunta Municipale, che sostituì il Consiglio Delegato, durava in carica 3 anni, era formata dal sindaco, che la presiedeva, da due assessori, dal segretario, dava esecuzione alle deliberazioni del Consiglio, vegliava sul regolare andamento dei servizi municipali e provvedeva agli atti di semplice amministrazione esecutiva.
Il Consiglio Comunale era composto da 20 consiglieri, scelti da un elettorato iscritto nelle liste in base al pagamento delle imposte dirette e a requisiti di istruzione.
Si radunava ordinariamente due volte l'anno, nella sessione di primavera e nella sessione d'autunno, revisionava le liste elettorali, esaminava il conto dell'anno precedente in seguito al rapporto dei revisori, ne deliberava l'approvazione, eleggeva i membri della Giunta Municipale, deliberava il bilancio per l'anno seguente.
Il nuovo ordinamento disciplinò il sistema elettorale, diede pubblicità alle sedute dei consigli, stabilì la pubblicazione delle deliberazioni all'albo pretorio, fu confermato dalla legge provinciale e comunale del 20 marzo 1865.
Nel 1867 il comune risulta incluso nello stesso Mandamento, Circondario e Provincia.
Abitanti: nel 1707: 800; nel 1806: 1.094; nel 1859: 2.127; nel 1861: 2.133; nel 1871: 2.293 nel 1881: 2.583.
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[1] Documento presente in archivio, in copia autentica del 15 maggio 1871, Sezione antica, titolo 'Istromenti, 'busta 1, fascolo 5.
Il diploma fu redatto nel palazzo episcopale di Bobbio il 30 marzo 1011 e concede alla chiesa di Pavia la corte del luogo di Rosasco con castello, con tutte le pertinenze e le adiacenze, i mercati, i dazi, i pascoli, le selve, le paludi, le acque.
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Profilo storico istituzionale tratto da Civita, Pavia = Le istituzioni storiche del territorio lombardo. XIV - XIX secolo. Pavia, Progetto CIVITA, Regione Lombardia, Milano, 2000, repertoriazione a cura di Valeria Bevilacqua, Elisa Bassi, Gloria Ferrario, pp. 268 - 269.

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Approfondimenti
Rosasco: profili istituzionali

Compilatori
Mangiarotti Emilia, archivista