Scuola dei poveri di Busto Arsizio (sec. XVI - 1807)
Sede: Busto Arsizio
Tipologia ente: ente di assistenza e beneficenza
Progetto: Azienda ospedaliera Ospedale di circolo San Giuseppe di Busto Arsizio
La Congregazione di carità di Busto Arsizio è l'erede di una solida tradizione di beneficenza elemosiniera bustese che è ben testimoniata a partire dal XIV secolo. Ben sette tra scuole e consorzi, secondo Pio Bondioli, autore di una storia della beneficenza bustese dal XIV al XIX secolo, risultano infatti operanti nel 1399 con compiti di assistenza e sostegno a miserabili e infermi (1). Fu a partire dal primo decennio del XVI secolo che l'attività di queste opere assistenziali si concentrò attorno a quella che era probabilmente la più importante e solida economicamente: la Scuola dei Poveri. Le testimonianze più antiche vengono dal"Libro della Scuola dei Poveri"(2) che a partire dal 1522 riporta le revisioni dei conti dei vari consorzi, riuniti in una sorta di federazione, in cui ogni ente mantiene distinti i propri elementi, ma un tesoriere stipendiato si occupa della amministrazione generale controllato da due consoli eletti e da alcuni membri delle scuole.
La denominazione Scuola dei Poveri, come risulta dal già citato registro, si impone stabilmente a partire dal 1530. Di fatto la Scuola dei Poveri assorbiva il non scarso patrimonio dei vari consorzi bustesi, mantenendone la gestione esclusivamente laica e la generica destinazione al soccorso dei poveri, delle fanciulle senza dote e degli infermi.
Fu nel 1566 che la comunità di Busto Arsizio richiese a papa Pio V una bolla di erezione canonica della Scuola dei Poveri. Secondo il Crespi Castoldi (3), autore di una storia di Busto tra il 1612 e il 1614, l'occasione della richiesta fu provocata da un cittadino bustese, tale Cesare, che intendeva ottenere l'amministrazione in commenda dei beni della Scuola. Molto probabilmente fu in effetti il tentativo di istituzionalizzare e difendere il ruolo e il patrimonio della Scuola da ingerenze esterne pericolose, compresa quella milanese, che aveva già avocato a sè la gestione dei servizi ospedalieri del Ducato di Milano, concentrandoli nell'Ospedale Maggiore.
Con le disposizioni della bolla papale il governo della Scuola era affidato a due religiosi e otto laici, da eleggersi ogni uno o due anni, con il consenso delle autorità civili.
La Scuola aveva la gestione indipendente di tutti i lasciti e le donazioni destinati alla beneficenza e della cappellania istituita presso la chiesa di S. Maria di Piazza. L'originale della bolla non è conservato presso l'Archivio della Congregazione, né pare che alcuno storico bustese l'abbia potuto consultare direttamente almeno dalla fine dell'800. Luigi Ferrario, nella sua opera"Busto Arsizio, notize storico statistiche"(4), ne riporta il testo in latino. L'archivio ne conserva invece una semplice trascrizione, inserita nelle carte della controversia tra la Scuola dei Poveri, che tentava di proclamare la propria indipendenza dai controlli dell'ordinario diocesano, e l'Archidiocesi milanese, rappresentata dal visitatore Aurelio Averoldo, in nome dell'arcivescovo Federico Borromeo (5). Secondo il Bondioli, l'amministrazione della Scuola aveva curato in questa occasione una stampa della bolla; anche di questa stampa, non v'è traccia in Archivio.
L'attività della Scuola dei Poveri continuò per tutto il XVII secolo rispettando i compiti istitutivi della fondazione: sostegno agli indigenti, alle fanciulle bisognose, somministrazione di vitto, medicine, biancheria agli infermi e sussidi per il baliatico. Fu solo nel secolo successivo che, attraverso le disposizioni di lasciti diversi che accrebbero notevolmente il patrimonio della Scuola, venne delineandosi il progetto della costruzione di un ospedale vero e proprio in Busto: possiamo ricordare, tra gli altri, i lasciti di Biagio Bellotti, di Leopoldo Candiani e Benedetto Landriani.
Nel 1784, nell'ambito delle riforme giuseppine e dell'affermazione del controllo statale sui Luoghi Pii, il capitolo della Scuola dei Poveri fu sciolto e l'amministrazione affidata a due commissari interinali, fino al 1791, quando si ricompose l'antico consiglio di amministrazione (6).
Note
(1) Bondioli Pio, Busto Arsizio benefica attraverso i secoli, Milano 1933, p. 16.
(2) Archivio storico della Congregazione di carità e dell'Ospedale San Giuseppe di Busto Arsizio, Registri, Registri vari, n. 1.
(3) Crespi Castoldi Pietro, (1612-1614), La storia di Busto e le relazioni, tradotta da Luigi Belotti, Busto Arsizio, 1927, pp. 153-156
(4) Ferrario Luigi, Busto Arsizio, notize storico statistiche, Busto Arsizio 1864, pp. 265-267.
(5) Archivio storico della Congregazione di carità e dell'Ospedale San Giuseppe di Busto Arsizio, Amministrazione, Affari di massima, Statuti e regolamenti, b. 1, fasc. 1.
(6) Bondioli, Busto.., p. 83-84.
Compilatori
Bellettati Daniela, Archivista
Gliera Sonia
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB001104/