Miniera Torgola di Collio Val Trompia (sec. XV - sec. XX)
Sede: Collio
Tipologia ente: ente economico/impresa
Progetto: Comunità Montana di Valle Trompia: Miniera Torgola di Collio
Non è dato conoscere con precisione l'anno in cui l'attività di estrazione mineraria ebbe origine in Val Trompia.
Gli Statuti, che fin dai primi anni del XIV secolo imprimono la linea giuridica della valle, ci offrono un' ampia panoramica dell'importanza di questa attività. Negli Statuti di Bovegno, approvati il 2 agosto del 1341, si legge che "Allo stesso modo stabiliamo e ordiniamo che volendo qualsivoglia persona fare qualche medolo, possa ed abbia la possibilità di cominciare dove vuole o in qualsiasi luogo e nel territorio di qualsivoglia individuo si trovi dove a lui sia piaciuto" (1).
Similmente gli Statuti di Valletrompia nell'anno 1576 ribadiscono il concetto: "É statuito, che cadauna persona, che voglia fare qualche medolo da cavar il Ferro, possa cominciar esso medolo dove gli pare, et in qualunque luogo et Territorio a lui piacerà" (2).
Dunque pare che chiunque possa esplorare, solcando le viscere della terra, in cerca di fortuna. Lo stesso Giovanni Da Lezze nel suo catastico degli inizi del XVII secolo, riferendosi alla Valtrompia, afferma che: "In queste terre quelle genti si essercitano nelle miniere di ferro, da quali nè abbondano non solo per uso di tutta la Valle, ma servono anco quella di Valsabbia [...]. Colio hà la maggior quantità di vena [...]". E ancora "Nei predetti tre Communi che sono Colio, Bovegno et Pesazze vi sono anco delle miniere d'argento perfetto, nei quali per i tempi passati si esercitavano" (3).
Ed è proprio tra Pezzaze, Bovegno e Collio che si sviluppa, nel corso dei secoli, tutta una rete di percorsi terrestri e di cunicoli, spesso collegati fra loro. Una rete di cunicoli in simbiosi con l'altrettanto significativa presenza di impianti esterni di lavorazione dei minerali estratti, di forni fusori e di magli; una connessione di lavori e luoghi che, oltre ad essere il naturale proseguo dell'attività estrattiva con la produzione di semilavorati e prodotti finiti destinati al commercio, nel XIX secolo diviene una filiera produttiva unica. L'esperienza lavorativa ed umana che ha caratterizzato l'intero territorio della valle, ora meglio conosciuta e valorizzata come Via del ferro e delle miniere (4) è la proposta con cui si tende a riconvertire il patrimonio produttivo in risorsa culturale e turistica.
Ubicazione
I resti dell'insediamento produttivo della Miniera Torgola sono situati nel territorio del comune di Collio e sono facilmente visibili percorrendo la SP345 in direzione nord superati i resti della Miniera Alfredo e, successivamente, il cantiere denominato Ester in località Due Ponti.
Gli imponenti impianti esterni di lavorazione, a fianco del fiume Mella, si sviluppano a destra della carreggiata, a sinistra si può apprezzare la struttura degli uffici.
La Torgola
I primi dati relativi all'esistenza di questa miniera, anticamente chiamata Durgola, risalgono al XV secolo, periodo in cui è documentata l'attività di estrazione di argento dalla galena detta, appunto, argentifera.
A metà del XVI secolo la principale attività nelle miniere dell'alta Valle pare essere quella relativa all'estrazione del ferro. Nel territorio di Collio ne sono funzionanti ben undici, quattro a Pezzaze.
Nel XVII secolo l'interesse nei confronti della zona della valle della Torgola, pare sia limitato ancora alla ricerca ed estrazione dell'argento. Questo, infatti, era lo scopo di alcuni incaricati del Duca di Mantova che si stanziarono in quei luoghi per appurare l'esistenza di filoni d'argento nella zona. Sempre d'argento si parla in un documento del 1718; in esso tale Stefano Manfredini cita il ritrovamento di una vena che determina la riapertura del cantiere della Miniera Torgola. Se ne deduce quindi un precedente periodo di inattività o riduzione della stessa.
Proprio in questa occasione la miniera pare acquisire l'attuale denominazione "[...] e volendo esso Manfredino instrumentar esso medolo, affinché ne resti in avvenire a perpetua memoria [...] con il presente instromento ha posto il nome di Torgola [...]" (5).
In questo secolo soprattutto a causa delle rovinose e ricorrenti esondazioni del fiume Mella, l'attività estrattiva dell'alta Valle subisce un tracollo al punto che, nel 1752, il numero delle miniere attive a Bovegno precipita da 47 a 2, e, tra Collio e S. Colombano, da 71 ne restano attive soltanto 10. Non è noto se fra queste ci sia anche la Miniera Torgola.
La via dell'argento che impegna gli albori della miniera in questione, sembra però non essere molto produttiva e già nel secolo successivo i principali ricavati dall'estrazione nella Torgola sono solfuri misti, nello specifico Blenda e Galena, dai quali si ricava rispettivamente zinco e piombo.
Dopo una produzione continuativa e sufficiente al fabbisogno interno, nella seconda metà del XIX secolo emergono i limiti dello stato di arretratezza dei sistemi e dei macchinari, che negli anni Sessanta dello stesso secolo si evidenziano in tutti gli apparati estrattivi della Val Trompia.
Malgrado l'introduzione di nuove metodologie di scavo, l'acquisizione di varie concessioni da parte della Società degli Alti Forni, Acciaierie e Fonderie di Terni che in quegli anni trasferisce i propri interessi in alta Val Trompia, a fine secolo è comunque crisi dichiarata: nel 1894 la società inglese The Brescia Mining and Metallurgical Co.Lim. tenta il rilancio dell'attività estrattiva di piombo argentifero in alta Val Trompia, includendo nell'impresa anche le vene della Miniera Torgola. Nonostante una iniziale lieve ripresa il tentativo fallisce dopo pochi anni e, addirittura, nel 1904 in Valtrompia non risulta più attiva alcuna miniera.
Di lì a poco subentra la ditta Martelli che acquisisce i permessi di ricerca della Torgola, concentrando inizialmente i lavori nell'estrazione di blenda e galena e dedicandosi poi alla coltivazione di fluorite, che in quel periodo cominciava ad essere impiegata nell'industria del vetro e degli smalti e nella siderurgia. Del suo utilizzo ne abbiamo traccia in quegli anni anche al forno fusorio di Bovegno. La Martelli gestisce la Torgola fino al 1935 anno in cui la ditta stessa viene incorporata nella Società Anonima Mineraria Prealpina, come si legge nel verbale dell'assemblea ordinaria e straordinaria datato 5 aprile 1935: "[...] fusione della società coll'azienda della ditta individuale ing. Giulio Martelli di Milano che esercisce in Valtrompia la miniera di spatofluore o fluorina denominata Torgola" (6).
La Società Anonima Mineraria Prealpina condurrà la Torgola ad una vera e propria rinascita. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta infatti la produzione di fluorite e siderite per l'elettrosiderurgia raggiunge i massimi livelli, incentivata anche da considerevoli investimenti tecnologici effettuati nei primi anni Cinquanta. L'impianto di flottazione (impianto preposto alla separazione dei vari minerali precedentemente estratti, frantumati e lavati) costruito in questi anni fu uno dei più grandi d'Europa. Oltre a questo "Alla Miniera Torgola-Navazze si è dato un assetto interamente nuovo ai fabbricati destinati ad uffici tecnici e amministrativi, e si è provveduto alla costruzione di un forno rotatorio per la decrepitazione della fluorina, allo scopo di ottenere un prodotto ricco, richiesto da certe industrie. Il forno è, al presente, in funzione" (7) , come si legge nella relazione degli azionisti nel 1943. E' in questo momento che verosimilmente la Torgola, insieme ad altre due miniere nuovamente attive, la S.Aloisio e la già citata Alfredo, garantisce il più lungo periodo di attività e sicurezza lavorativa a numerosi abitanti dell'alta Valle e non solo. In particolare sono le numerose commesse del Governo degli Stati Uniti d'America (8) che in questi anni aumentano esponenzialmente la richiesta di fluorina a conferire questa vivacità. Nel 1952, per esempio, il citato governo concesse un prestito di 1 milione di dollari alla Mineraria Prealpina, rimborsabili in 5 anni mediante fornitura di materiale. La produzione complessiva di fluorina (nelle 5 unità locali della Mineraria Prealpina dislocate nell'Italia settentrionale e in Sardegna) passò dalle 10-12 tonnellate annue del 1948, alle 90 del 1952. Un accordo simile fu stilato anche nel 1954.
Il declino innescato dall'aumento dei costi e dalla diminuzione della domanda, prende inesorabilmente avvio all'inizio degli anni Settanta, anni in cui solo le battaglie dei minatori per la difesa del proprio posto di lavoro impediscono la chiusura e lo stato di cassa integrazione per alcuni anni. Nel 1979 però 74 dei 100 dipendenti vengono messi in stato di cassa integrazione.
Nel frattempo la Torgola passa sotto la gestione della Montecatini Edison S.p.A. di Milano che nel 1967 aveva incorporato la Mineraria Prealpina S.p.A. (prima denominata Società Anonima Mineraria Prealpina). Il 1974 è l'anno del passaggio dell'unità locale Torgola alla Fluormine S.p.A. di Milano. Dal 1983, infine, la conduzione della miniera è trasferita sotto la responsabilità della Prealpi Mineraria di Zogno (Bg), che l'amministra fino alla cessazione definitiva dell'attività.
Nel 1999, infatti, la miniera Torgola, ultima miniera attiva nella Valle e nell'intera provincia bresciana, chiude i battenti, oscurando per sempre le gole rocciose, ma lasciando ancora ben acceso, negli occhi di molti, il ricordo.
Attività lavorativa negli ultimi anni
Nel 1995, ancora funzionante, la Torgola contava una trentina di addetti la metà circa dei quali impegnati nel sottosuolo estraendo circa cento tonnellate di materiale grezzo al giorno, denominato tout venant. Il percorso del materiale, dalla sua estrazione alla sua commercializzazione, si presentava, in questi anni, articolato in una serie di complessi passaggi, tutti vincolati alla sorveglianza, come nel corso dei secoli passati, di personale attento e capace.
Prima fra tutte le azioni era ovviamente l'abbattimento del materiale mediante la creazione di appositi fori per la collocazione delle mine, operazione questa da sempre molto rischiosa, divenuta solo negli ultimi decenni parzialmente sicura. Il materiale in seguito veniva caricato sui vagoni e procedeva in direzione del pozzo centrale per effettuare la sua risalita verso l'esterno, mediante l'utilizzo di un argano. Una volta fuori il materiale procedeva verso l'impianto di frantumazione, nel cosiddetto Cantiere Ester, realizzato negli anni Cinquanta e anche oggi visibile. Successivamente raggiungeva, per mezzo di nastri trasportatori, il frantoio per la sminuzzatura, e da lì proseguiva verso la laveria per essere lavato, sfangato e classificato per qualità in base al peso specifico. I composti, così classificati, seguivano da quel momento percorsi diversi, dopo essere stati ulteriormente suddivisi in altre due classi in base alla loro dimensione. Potevano così raggiungere o l'impianto di tri-float per la separazione dei composti dall'elemento considerato o l'impianto di flottazione che, mediante l'utilizzo di schiume reagenti, separava i minerali. Dal primo si ottenevano solfuri misti di zinco e piombo, fluorite e materiale sterile; dal secondo invece si ricavavano la galena, per l'estrazione di argento e piombo, la blenda per lo zinco e la fluorite per il calcio. Nella miniera funzionava continuativamente un laboratorio di analisi chimica preposta al quotidiano monitoraggio dei materiali estratti e alla quantificazione percentuale dei singoli minerali in essi contenuti. Ultime di tutte le fasi erano l'asciugatura dei minerali e la loro immissione in specifici silos per lo stoccaggio dei prodotti finiti.
Note
(1) La via del ferro e delle miniere in Valtrompia, a cura di Carlo Simoni, Comunità Montana di Valle Trompia, Grafo, Brescia, 2004, p. 18.
(2) Statuto di Valtrompia, per Giacomo Britannico, Brescia, 1576, cap. 241.
(3) Giovanni Da Lezze, Il catastico bresciano (1609-1610), a cura di Carlo Pasero, Brescia, 1969-1973, Vol. III, p.340, 344.
(4) la prima recente forma di documentazione e promozione di questi ambienti è identificabile nella mostra fotografica promossa dal Museo di Scienze Naturali di Brescia negli anni Ottanta del Novecento, ma è soprattutto nel decennio successivo che si delinea una vera e propria sequenza di studi e valorizzazioni prima attraverso iniziative (visite guidate delle scolaresche alla Torgola ancora in funzione e seminari relativi alla storia locale), progetti anche a carattere regionale (Sentieri del ferro, Sistema Museale di Valle Trompia) a cura della cooperativa A.R.C.A. cui seguono attività promosse dalle Amministrazioni locali in particolare dai Comuni di Bovegno, Pezzaze, Sarezzo, Tavernole sul Mella (siti della filiera storica dall'estrazione alla lavorazione). Iniziative che attraverso il Sistema Museale della Valle Trompia iniziano ad essere coordinate ed assumono una dimensione europea con il progetto Iron Route. Attività museali che comprendono la gestione a fini culturali e turistici delle aree dismesse ed una serie di iniziative editoriali a cura della Comunità Montana della Valle Trompia.
(5) Bovegno di Valle Trompia. Fonti per una storia, Cassa Rurale ed Artigiana di Bovegno, Bovegno 1985, p. 89.
(6) Camera di Commercio di Milano, Archivio storico, Archivio Ditte Cessate.
(7) Camera di Commercio di Milano, Archivio storico, Archivio Ditte Cessate.
(8) Archivio d'impresa Miniera Torgola, busta 131, fasc. 17.
Fonti archivistiche
- Archivio d'impresa Miniera Torgola.
- Archivio Storico della Camera di Commercio, Industria, Agricoltura e Artigianato di Milano.
Fonti audiovisuali
- La Miniera Torgola di Collio (videoregistrazione), Comunità Montana e Sistema Bibliotecario della Valtrompia, 1995.
- I libri di Dio (DVD), Comunità Montana di Valle Trompia, Cooperativa A.R.C.A., 2007.
Bibliografia
- Statuto di Valtrompia, Per Giacomo Britannico, Brescia, 1576.
- Statuti rurali bresciani del sec. XIV. Bovegno, Cimmo ed Orzinuovi, a cura di Bartolomeo Nogara, Roberto Cessi, Bartolomeo Bonelli, Hoepli, Milano, 1927, in Corpus statutorum italicorum, n. 10.
- Collio XVI secolo, Valentino Volta, Edizioni del Moretto, Brescia, 1980, p. 223.
- P.G. Bonetti-V. Rizzinelli, L'estrazione e la fusione del ferro in Valtrompia: amministrazione, normativa e proprietà (secoli XIV-XVIII), in Atlante Valtrumplino, Brescia, 1982, pp.111-130; F. Piardi-C. Simoni, Miniere e forni fusori in Valtrompia (secoli XIX e XX), in Ibidem, pp. 131-166.
- Bovegno di Valle Trompia. Fonti per una storia, Cassa Rurale ed Artigiana di Bovegno, Bovegno 1985, pp. 88-91; 109.
-La via del ferro e delle miniere in Valtrompia, a cura di Carlo Simoni, Comunità Montana di Valle Trompia, Grafo, Brescia, 2004, pp. 17-44, 133, 134.
- Ennio Ferraglio, Il contesto storico-economico dall'avvento alla caduta della Serenissima (secoli XV-XVIII), in Valtrompia nell'economia, La Compagnia della Stampa Massetti Rodella Editori, Brescia, 2008, pp. 75-92; Vincenzo Rizzinelli, Collio nei secoli XVI-XVII: note di storia economica. Le vicende del forno fusorio, in Valtrompia nell'economia, in Ibidem, pp. 121-136; Alessandro Bernardi, La Valtrompia tra miniere e siderurgia, in Ibidem, pp. 256-257.
Bibliografia
- Bernardi 2008 = A. Bernardi, La Valtrompia tra miniere e siderurgia, in Valtrompia nell'economia, Brescia, 2008, pp. 256-257
- Bonetti, Rizzinelli 1982 = P.G. Bonetti, V. Rizzinelli, L'estrazione e la fusione del ferro in Valtrompia: amministrazione, normativa e proprietà (secoli XIV-XVIII), in Atlante Valtrumplino, Brescia, 1982, pp.111-130
- Bovegno 1985 = Bovegno di Valle Trompia. Fonti per una storia, Cassa Rurale ed Artigiana di Bovegno, Bovegno 1985, pp. 88-91; 109
- Ferraglio 2008 = E. Ferraglio, Il contesto storico-economico dall'avvento alla caduta della Serenissima (secoli XV-XVIII), in Valtrompia nell'economia, Brescia, 2008, pp. 75-92
- I libri di Dio 2007 =
- La via del ferro 2004 = La via del ferro e delle miniere in Valtrompia, Carlo Simoni (a cura di), Comunità Montana di Valle Trompia, Brescia, 2004, pp. 17-44, 133, 134
- Miniera Torgola 1995 = La Miniera Torgola di Collio (videoregistrazione), Comunità Montana e Sistema Bibliotecario della Valtrompia, 1995
- Nogara, Cessi, Bonelli 1927 = Statuti rurali bresciani del sec. XIV. Bovegno, Cimmo ed Orzinuovi, B. Nogara, R. Cessi, B. Bonelli (a cura di), Milano, 1927, in Corpus statutorum italicorum, n. 10
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- Statuto 1976 = Statuto di Val Trompia, G. Britannico 1576, ed. anastatica, Comunità Montana della Valle Trompia (a cura di), Brescia, 1976
- Volta 1980 = V. Volta, Collio XVI secolo, Brescia, 1980
Compilatori
Italiano Francesca, Archivista
Alberti Patrizia, Archivista
Sotgiu Patrizia, Archivista
Maranta Amanda, Archivista
Ghizzardi Roberto, Archivista
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB001831/