Aeroplani Caproni spa [numero REA: 55681 Mi] (1915 - 1950)
Altre denominazioni:
Società per lo Sviluppo dellAviazione in Italia - SSAI Sac
Sede: Milano
Tipologia ente: ente economico/impresa
Progetto: Centro per la cultura d'impresa: censimento descrittivo degli archivi d'impresa della Lombardia
Numero REA: 55681 Mi
Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività iniziali:
Società per lo Sviluppo dell'Aviazione in Italia - SSAI Sac - società anonima cooperativa - - 35.30
Ragione sociale/forma giuridica/capitale sociale e settore di attività finali:
Aeroplani Caproni spa - società per azioni - L. 100.000.000 - 35.30
Profilo storico
Nel marzo del 1915 i fratelli Gianni e Federico Caproni, tra i pionieri dell'industria aeronautica italiana, fondarono a Milano la Società per lo Sviluppo dell'Aviazione in Italia - SSAI. Fin dai primi tempi, grazie alle commesse provenienti dall'amministrazione statale, la produzione si orientò verso la costruzione di velivoli militari e anzi la crescente richiesta spinse l'impresa ad ingrandire l'officina di Vizzola Ticino (VA) e contemporaneamente a realizzare un nuovo impianto a Taliedo, alle porte di Milano. La conclusione della prima guerra mondiale comportò una grave crisi produttiva per l'azienda dei fratelli Caproni, che fu costretta a ridimensionare il proprio apparato e ad avviare una riconversione della produzione puntando su prodotti appartenenti a comparti merceologici affini alle costruzioni aeronautiche - quali la falegnameria e la meccanica - e parallelamente cercando di adattare gli apparecchi militari a scopi civili. Soltanto a partire dal 1925, in concomitanza con l'istituzione del Ministero dell'Aeronautica, la società fu in grado di riprendere la produzione di aerei da guerra, uno sbocco che favori il rilancio dell'azienda, soprattutto a partire dal 1929. Proprio in quell'anno, infatti, l'impresa venne trasformata in società anonima con la denominazione di Aeroplani Caproni SA ma soprattutto avviò una strategia di espansione a livello internazionale attraverso l'acquisizione delle officine bulgare di Kazanlik - gestite attraverso la creazione della Caproni Bulgara - e tentando, peraltro con scarsi risultati, di avviare delle collaborazioni in Francia e negli Stati Uniti. Sul piano nazionale, invece, il tentativo ebbe maggior fortuna e l'azienda, guidata ora dal solo Gianni Caproni, avviò un processo di integrazione con numerose imprese - tra le quali la celebre Isotta Fraschini - tanto da diventare nel corso degli anni Trenta uno dei principali gruppi italiani del settore aeronautico.
Lo scoppio della seconda guerra mondiale fu poi un indiscusso fattore di crescita per il gruppo che, tuttavia, subì una brusca battuta d'arresto in seguito alla cessazione delle ostilità. Il ritorno ad un'economia di pace corse parallelo alla rinascita del problema legato ad una riconversione della produzione. L'operazione, resa più difficile da una concorrenza straniera sempre più agguerrita, da un progressivo dissesto finanziario e dalla stessa precarietà e limitatezza dei piani di riconversione e delle commesse, non ebbe il risultato sperato e nel gennaio del 1949 il governo decise di liquidare la società, primo passo verso il definitivo fallimento datato 31 gennaio 1950.
Bibliografia: A. Mattioli, Gianni Caproni: venticinque anni di aviazione, Roma, 1934; R. Abate-G. Alesi-G. Apostolo, Aeroplani Caproni, Trento, 1992
Data aggiornamento: 10/01/2000
Autore della scheda: Geoffrey Pizzorni
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB001877/