Albini, Loda, Dossena, Boami, Molinari di Leno, famiglie (sec. XVII -)
Progetto: Archidata
Le famiglie, i cui archivi sono stati versati al comune di Leno per diritti testamentari, non sono state fino ad oggi oggetto di alcuna ricerca. Per tale motivo, le scritture che qui si ritrovano acquistano nel loro modesto valore storico, una importanza di rilievo.
La famiglia Albini, originaria di Albino della provincia di Bergamo, è quella che conserva la maggior quantità di scritture. Nell'archivio Albini confluirono infatti gli archivi dei Loda e dei Dossena.
L'intreccio tra queste famiglie è dato prima nel 1603 dal matrimonio di Giulia Dossena figlia di Servanzio con Giovanni Battista Loda figlio di Giovanni Paolo (1) e in seguito da quello in seconde nozze con Alessandro figlio di Albino Albini.
Bartolomeo Albini, prete, ottiene sin dal 1543 dal Consiglio speciale di Brescia il privilegio di essere annoverato tra i cittadini insieme agli altri componenti della famiglia Troilo e Camillo (2).
Camillo, notaio e figlio di Giovanni Caprettini, conserva negli istrumenti da lui rogati il doppio cognome. In seguito si perde il cognome Caprettini e sarà mantenuto per tutti i discendenti il solo cognome Albini.
I numerosi componenti della famiglia ricorrono spesso negli istrumenti della filza D.
Tra questi Albino, notaio come il padre, che compare per la prima volta in un atto del 1590.
Albino assume un ruolo di rilievo nella gestione del patrimonio della famiglia che rafforza vieppiù attraverso acquisti di immobili e prestiti in denaro anche al comune di Leno.
L'acquisizione di beni da parte di Albino è testimoniata dai molti atti di compravendita, confessi compresi nella filza D.
Nel 1611 Albino ordina il suo testamento nominando erede universale il figlio Alessandro. Nel 1630 anche Alessandro ordina il suo testamento nominando eredi i figli Albino, Alberto, Servanzio ed usufruttuaria la moglia Giulia Dossena; in caso di morte dei figli senza eredi un terzo del patrimonio spetta al consorzio dei Poveri di Leno, un terzo all'ospedale Grande di Brescia e un terzo a Pietro Boarni(3).
Segue nel 1654 il testamento del figlio Albino che nomina sua erede universale la madre Giulia e lascia al comune di Leno due case, una in contrada della Rassica e l'altra in contrada dell'Olmo e i beni della proprietà denominata Palazzo con obbligo della costruzione dell'altare di S. Antonio nella chiesa parrocchiale(4).
La madre Giulia e la nonna di Albino, Caterina vedova di Servanzio Dossena, saranno prima tutrici dei beni dei nipoti e, dopo la morte di Albino, anche eredi di gran parte del patrimonio della famiglia.
Il testamento di Giulia Dossena Albini è del 1672 con codicilli del 1676: ella nomina erede di tutti i suoi beni il comune di Leno con obbligo di messe e di costruzione di un altare dedicato alla Beata Vergine dello Spasimo nella parrocchiale.
Le famiglie Loda e Dossena conservano i loro istrumenti nella filza B; entrambe possiedono immobili sul territorio del comune di Leno. Nessuna figura di rilievo della famiglia Loda di cui si perdono le tracce con la morte di Giovanni Battista, marito in prime nozze di Giulia Dossena. Questa seconda famiglia nei primi anni del '600 è guidata da Servanzio che, unitamente alla moglie Caterina, sarà in grado di gestire il patrimonio dei nipoti e di combinare il secondo matrimonio per la figlia Giulia con Alessandro Albini.
Della famiglia Boarni, imparentata forse con gli Albini attraverso Pietro Boarni, non si hanno molte notizie. Scorrendo gli atti della filza A, registrati sull'Annale, si nota che la famiglia era originaria di Offlaga dove possiede degli immobili. Sul finire del '500 trasferitasi a Leno, vede confiscato parte del patrimonio dalla Camera ducale di Brescia per debiti. E', infatti, del 1575 il testamento di Giovanni Paolo Boarni in cui vengono nominati eredi i figli Alessandro, Claudio e Pietro. I primi due, si nota nel mazzo E, saranno banditi dalla città di Brescia e Pietro sarà nominato successivamente, nel 1590, unico erede dei beni di famiglia dalla madre Margherita.
La famiglia Molinari è originaria di Calvisano dove possiede nel Castello vecchio due case, nonchè terreni sul territorio del comune. Trasferitisi a Leno, acquistano una casa in contrada Vigonovo. L'ultimo discendente della famiglia Simone Molinari acquista anche la caneva posta nel Castello di Leno e numerosi altri immobili. Nel 1620 Simone ordina il suo testamento nominando erede universale la scuola dei Disciplini di S. Michele di Leno e usufruttuaria la moglie Camilla (5).
Camilla sposa in seconde nozze Gerolamo Bergomi(6) e nel 16 [...] dettando il suo testamento nomina erede il comune di Leno(7).
1 Cfr. serie 1, filza B, f. 24
2 Cfr. serie 1, filza D, f. 1
3 Cfr. serie 1, filza D, f. 107
4 Cfr. serie 1, filza D, f. 132, 137
5 Cfr. "Indice delle scritture...", a cura di A. M. Franchi, cit., filza C, f. 32
6 Cfr. "Indice delle scritture...", a cura di A. M. Franchi, cit., filza C, f. 36
7 Cfr. "Comune di Leno", serie 1, filza IV, f. 72, I.
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/famiglia/MIDD000141/