Martinengo Colleoni (sec. XV - sec. XIX)
Progetto: Archivio di Stato di Bergamo: carte Martinengo Colleoni
La famiglia Martinengo Colleoni costituisce una delle numerose diramazioni della famiglia bresciana dei Martinengo e trae la sua origine dal condottiero Bartolomeo Colleoni (1392/1396 - 1475) e da Tisbe Martinengo, unitisi in matrimonio intorno al 1439. Non avendo eredi maschi, il capitano impone a Orsina, terza delle sue figlie e sposa di Gherardo Martinengo, di aggiungere, per i nipoti, al cognome del marito quello dei Colleoni. Pertanto Isotta, Caterina e Orsina Colleoni, figlie di Bartolomeo e Tisbe, rispettivamente mogli di Giacomo, Gaspare e Gherardo Martinengo daranno origine alle famiglie Martinengo della Motella, Martinengo dalle Palle e appunto Martinengo Colleoni.
Attraverso la sua attività di capitano di ventura al servizio del duca di Milano e della Repubblica di Venezia, Bartolomeo Colleoni costruisce un forte potere personale su di un vasto territorio nella pianura bergamasca che ha il suo centro nella rocca di Malpaga, acquistata dalla Camera fiscale di Venezia nel 1456, e nel castello di Cavernago, comprato dai canonici di Sant'Alessandro di Bergamo nel 1473 e infeudato nel 1476. Nel maggio del 1465 Bartolomeo ottiene dal doge Cristoforo Moro la conferma sui feudi di Martinengo, Cologno e Urgnano, già concessi nel 1454, e la giurisdizione feudale su Palosco, Solza, Romano di Lombardia, Malpaga, Calcinate, Ghisalba e Mornico con mero et mixto imperio e con tutte le entrate e i redditi da essi provenienti (20 maggio 1465, doc. 4). Il suo ruolo, centrale nella promozione del territorio, grazie al miglioramento della rete idrica e ad interventi architettonici quali il Portico della Misericordia a Romano di Lombardia, i monasteri di Santa Chiara e dell'Incoronata a Martinengo e di Santa Maria della Basella a Urgnano, "segna la storia dei luoghi e del paesaggio" ; come ricorda l'epitaffio nella Cappella Colleoni di Bergamo: Coenobia ac templa magnifice extruxit splendideque dotavit et aquas ad publicos usus derivavit.
Autorità e poteri feudali sono confermati dall'investitura del titolo comitale per Malpaga e Cavernago, conferito dal doge Andrea Gritti a Gherardo Martinengo Colleoni e ai suoi discendenti (25 settembre 1533, doc. 32) e rinnovati dalla Serenissima nel corso del XVII e XVIII secolo. Al tramonto del potere veneziano, la famiglia Martinengo Colleoni ottiene dal doge Ludovico Manin la conferma dell'investitura dell'intera giurisdizione di Malpaga, della porzione dei beni feudali e della giurisdizione civile di Oriano, ottenuti nel 1684, e della giurisdizione civile e criminale in prima e seconda istanza, castello e terra di Cavernago (17 agosto 1791, doc. 156).
Tra i membri della famiglia spiccano figure di condottieri e uomini d'arme al servizio della Serenissima e dei Savoia. Francesco Martinengo Colleoni, nominato da Emanuele Filiberto, duca di Savoia, suo gentiluomo di camera e consigliere di guerra con il grado di colonnello (21 novembre 1568, doc. 54), sarà comandante generale per l'impresa di Revello nella guerra contro i francesi per il possesso del marchesato di Saluzzo (19 ottobre 1588, doc. 61) e infine capitano di cavalleria al servizio del doge di Venezia. Attraverso il suo matrimonio con Beatrice Langosco di Stroppiana, già favorita del duca di Savoia e vedova del conte di Vesme, l'influenza e il potere della famiglia si amplia anche in territorio sabaudo con l'acquisto del feudo di Pianezza (6 dicembre 1578, doc. 55), cui segue nel 1717 la concessione del titolo marchionale, attribuito da Vittorio Amedeo II di Savoia a Pietro Emanuele Martinengo Colleoni (22 febbraio 1717, doc. 136).
Seguono la carriera militare anche Bartolomeo, a capo di truppe mercenarie arruolate al servizio della Serenissima (31 luglio 1649, doc. 114), e Alessandro, mastro di campo di cinque compagnie di fanteria del duca di Mantova (3 agosto 1628, doc. 87) e più tardi al servizio di Venezia nella guerra del Polesine. Inviato giovanissimo presso la corte di Lorena (ottobre del 1624, docc. 79-84), Alessandro è condannato nel 1634 al bando perchè mandante dell'omicidio di Troiano Calzaveglia (richiesta di perdono ai familiari, doc. 110), ma grazie alle ottime relazioni che detiene vivrà libero fino alla sua definitiva residenza a Caravaggio.
Ultimo esponente della famiglia avviato alla carriera militare è Giovanni Estore: entrato nell'esercito prussiano, quindi fervente rivoluzionario, ammiratore di Bonaparte, senatore del Regno d'Italia e amico personale di Eugenio di Beauharnais, si ritira a vita privata con il ritorno degli austriaci. Figura affascinante anche per la sua attività di massone, documentata da due diplomi: l'uno della loggia reale Amalia Augusta dell'Oriente di Brescia che lo nomima fratello onorario (doc. 157), l'altro del 1807 della loggia imperiale Carolina dell'Oriente di Milano che lo nomima principe Rosa Croce di Heredon, cavaliere del Pellicano e dell'Aquila nera (doc. 159).
Il ramo della famiglia Martinengo Colleoni, iniziato con il condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni, si estingue con il conte Venceslao, figlio di Giovanni Estore. In seguito al dissesto finanziario del padre, Venceslao è costretto a vendere la maggior parte dei beni familiari, trascorrendo un'esistenza frugale e ritirata nel castello di Cavernago fino alla sua morte, avvenuta nel 1885, ma mettendo a disposizione dell'avvocato Giuseppe Maria Bonomi, autore de Il castello di Cavernago e la famiglia Martinengo Colleoni, l'archivio familiare per scrivere la gloriosa storia del suo casato.
B. BELOTTI, La vita di Bartolomeo Colleoni, Bergamo, 1933; G.M. BONOMI, Il castello di Cavernago e i conti Martinengo Colleoni, Bergamo, 1884; R. FARINA (a cura di), "Martinengo Tisbe o Tisma in Colleoni" in Dizionario biografico delle donne lombarde; L. PAGANI (a cura di), Bartolomeo Colleoni e il territorio bergamasco - Problemi e prospettive, Bergamo, 2000.
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