Baldessari Luciano (Rovereto 1896 dicembre 10 - Milano 1982)
Professione: architetto, pittore, scenografo, industrial designer
Luciano Baldessari nasce a Rovereto (Trento) il 10 dicembre 1896. Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1906, viene trasferito all'Istituto Orfanatrofio di Rovereto, dove riceve le prime lezioni di disegno da Fortunato Depero. Nel 1909 si iscrive alla Scuola Reale Elisabettina di Rovereto, dove nel 1910 è allievo di Luigi Comel nel corso di "disegno a mano libera". Dal 1913 fa parte del Circolo Futurista fondato a Rovereto da Depero.
Nel 1915, dopo aver terminato la VI classe, viene deportato con la famiglia a Schardenberg - Schaerding, in Austria. Nel mese di dicembre risiede nel baraccamento di Brunau; nell'aprile del 1916 è a Vienna, dove termina gli studi superiori presso la Scuola Reale.
Dal 1919 è a Milano, dove frequenta il Politecnico di Milano, ottenendo la laurea in architettura il 14 dicembre 1922. Negli stessi anni frequenta anche i corsi di prospettiva scenografica dell'Accademia di Brera. Il 14 gennaio 1923 parte per Berlino, dove soggiorna fino al 1926. Qui lavora in qualità di scenografo con i registi Max Reinhardt, Erwin Piscator, Adolf Licho, realizzando le scene per "Kaddish", "Modernità", "Il processo", "Amleto", "Santa Giovanna", "Giulietta e Romeo", "Wallenstein". Parallelamente si dedica alla pittura e al disegno, realizzando una serie di ritratti e di opere opere a carattere paesaggistico. Le sue opere sono presentate nelle mostre allestite presso la galleria Casper (1923) e la galleria Gurlitt (1925).
Tornato in Italia nel maggio del 1926, soggiorna per un anno a Seveso. Nel giugno del 1927 realizza l'allestimento della Mostra della Seta a Villa Olmo (Como) e, ancora nel 1927, l'arredamento della biblioteca - libreria notari in via Montenapoleone, a Milano. Nel 1928 apre il primo studio milanese in via Santa Marta 25. Nello stesso anno progetta l'allestimento della Mostra della Moda al Teatro Excelsior di Venezia e il Teatro della Moda alla Fiera Internazionale di Milano e al Teatro dell'Esposizione di Torino. Fra il 1928 e il 1930 realizza numerose scenografie per le compagnie di Giuseppe Visconti di Modrone ("La moglie saggia", "Quelle signore", "La corte dei miracoli"), Tatjana Pavlova ("Il vascello fantasma", "La vita è bella") e Enzo Ferrieri ("Dramma di figli", "Esuli", "Il primo e l'ultimo"). Nel 1929 realizza i costumi per l'inaugurazionne del Teatro Gualino di Torino.
Partecipa all'Expo di Barcellona del 1929 progettando lo Stand Tessili Italiani e il manichino metallico "Luminator". Sollecitato ad aderire al C.I.A.M., Baldessari rinuncia, sostenendo la candidatura di Gino Pollini. Nel 1930 riceve l'incarico di progettare il bar Craja, cui invita a collaborare Luigi Figini, Gino Pollini e Fausto Melotti: il Craja, distrutto nel 1964, sarebbe diventato uno dei più importanti luoghi di ritrovo degli intellettuali milanesi, frequentato, fra gli altri, da Alfonso Gatto, Renato Birolli, Gino Severini e Luigi Veronesi. Nell'attiguo ristorante Craja, preesistente l'apertura del bar, Baldessari aveva conosciuto l'industriale Carlo De Angeli Frua, con cui avrebbe stretto un rapporto di amicizia e di collaborazione, realizzando per lui una serie di progetti architettonici e suggerendo la linea acquisitiva alla base della sua importante collezione di arte contemporanea.
Seguono anni di intensa progettazione architettonica nel segno del razionalismo, da cui nascono lo stabilimento Italcima (Milano, 1932), il Padiglione della Stampa alla V Triennale (1933), il progetto per la Città Cinematografica di Milano (1933, non realizzato, commissionato da un gruppo finanziatore di cui fanno parte anche Max e Edmund Reinhardt), due sale per l'Esposizione dell'Aeronautica Italiana al Palazzo dell'Arte di Milano (1934), la casa d'abitazione di via Pancaldo (1934 - 35), un padiglione per l'Expo Internazionale di Bruxelles (1935) e il progetto - non realizzato - per un complesso di abitazioni e uffici in piazza San Babila (commissionato da Carlo De Angeli Frua, 1936 - 37). L'impossibilità di realizzare questo progetto, per fattori sia economici che politici, spinge Baldessari a lasciare l'Italia e a trasferirsi, convinto antifascista, negli Stati Uniti.
Sbarcato a New York il 13 dicembre 1939, l'architetto vi soggiorna fino al 1948. Qui realizza un progetto per il Teatro della Moda di Elizabeth Arden, il ristorante self - service "Alma Products Inc.", numerose scenografie (alcune delle quali - come "Pelléas et Mélisande" e "Lo cocq d'or" - presentate ai concorsi indetti da Città del Messico) e opere pittoriche e grafiche. Impossibilitato a praticare la professione per motivi burocratici (la sua laurea non è riconosciuta) studia disegno a acquerello sotto la guida di Milan Petrovic. In questi anni frequenta Alexander Calder, José Luis Sert, Fernand Léger, Stamo Papadaki, Mies van der Rohe, Walter Gropius e numerosi degli "émigrés" che avevano lasciato l'Europa a causa della guerra.
Tornato a Milano, riceve un incarico di grande prestigio: il progetto dell'atrio e dello scalone d'onore alla IX Triennale di Milano (1951), che comporta la "regia" delle opere di numerosi artisti invitati a partecipare (fra cui Crippa, Dova, Milani, Rossi, Radice). In quest'occasione Lucio Fontana realizza il suo celebre "cirro luminoso", sopeso sul soffitto del salone d'onore.
Dal 1951 al 1956, Baldessari è incaricato dalla Breda di progettare i propri padiglioni alla Fiera Internazionale di Milano: l'architetto vi chiama a collaborare Lucio Fontana (1953 e 1954), Attilio Rossi (1954) e Umberto Milani (1954). La collaborazione fra Baldessari e Fontana si ripete anche in occasione della progettazione del padiglione Sidercomit alla Fiera del 1953, cui partecipa anche Attilio Rossi.
Negli stessi anni è autore di importanti allestimenti di mostre d'arte: quella su Van Gogh a Palazzo Reale di Milano e sul Risorgimento Mantovano alla Casa del Mantegna di Mantova (1952, entrambe con Attilio Rossi); quelle su Rembrandt e il Seicento Olandese (1954), su Arte e Civiltà Etrusca (1955) e su Modigliani (1958) a Palazzo Reale, dove, in collaborazione con l'architetto Zita Mosca, realizza in seguito anche le mostre su Roberto Crippa (1971), Lucio Fontana (1972) e la mostra "La ricerca dell'identità" (1974).
Nel 1956 - 57 è invitato a progettare un grattacielo all'Hansaviertel di Berlino. Dal 1958 è capogruppo per la progettazione di un lotto di edifici residenziali nel quartiere INA - Casa Feltre a Milano. Del 1962 - 66 è il progetto per la casa di riposto "Villa Letizia" a Caravate (Varese), con la contigua cappella di Santa Lucia.
Gli ultimi anni dell'attività professionale di Baldessari sono punteggiati da numerose mostre, sia personali che collettive (Museo Teatrale alla Scala, Milano, 1969 - 70; Palazzo Rosmini, Rovereto, 1970; Galleria Pancheri, Rovereto, 1975; Biennale di Venezia, 1976 e 1978; Galleria Schettini e Fondazione Corrente, Milano, 1978, Institut Culturel de Paris, 1981). Nel 1978 viene insignito del premio "A. Feltrinelli" dall'Accademia Nazionale dei Lincei.
Luciano Baldessari si spegne a Milano nel 1982.
Per un regesto delle opere completo e una biografia professionale dettagliata si rimanda a Zita Mosca Baldessari (a c. di), Luciano Baldessari, catalogo della mostra, Trento - Milano 1985, Mondadori, Milano 1985.
Compilatori
Cimoli Anna Chiara, Archivista
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/persona/MIDC000850/