Pistrucci Scipione (Roma 1811 gennaio 9 - Locarno 1854 febbraio 19)
Progetto: Comune di Milano. Civiche raccolte storiche: fondo Scipione Pistrucci
Nacque a Roma il 9 gennaio 1811, figlio primogenito del pittore e incisore Filippo Pistrucci e di Angela Celsi. Date le sue tendenze artistiche fu avviato al disegno e a Milano frequentò l'Accademia di Brera, diventando allievo del pittore Sabatelli. Dopo l'emigrazione del padre a Londra, avvenuta nel 1922, fu affidato alle cure materne.
Entrò nelle cospirazioni della Giovine Italia e simpatizzò da subito con Mazzini, cooperando nel fallito tentativo di invasione della Savoia (febbraio 1834) e successivamente riparando con lui in Svizzera e Francia.
Nel gennaio 1936, in seguito a un'inchiesta per alto tradimento aperta contro di lui dalle autorità austriache, cercò rifugio presso il padre a Londra, dove, nel 1937, vi giunse anche Mazzini, a cui si riavvicinò, diventando uno dei suoi più intimi collaboratori nella cospirazione patriottica.
Nell'ottobre 1847 fu a Parigi con Mazzini, poi in Italia per rimettersi della cagionevole salute ed eseguire disposizioni; a Roma fece parte del Comitato costituito a fine dicembre da La Masa per aiutare la rivoluzione in Sicilia, ma nel febbraio 1848 fu con altri arrestato ed espulso da Roma.
Tornò a Milano nell'aprile 1848 per coadiuvare Mazzini, il quale fu ospitato alcuni giorni dalla stessa madre di Pistrucci. Dopo l'armistizio di Salasco, entrambi, benché malati, s'iscrissero militi nella compagnia del battaglione Anzani, comandata da Medici, e in seguito si ritirarono a Lugano. In quegli anni Pistrucci fu segretario e collaboratore fidato di Mazzini, devoto a lui fino al sacrificio.
Fu a Roma durante la caduta della Repubblica romana (1949); successivamente a Spoleto, appartato e in apparenza dedito alla pittura, si dedicò alla propaganda con stamperia clandestina, predisponendo i materiali per una prossima insurrezione. Nell'agosto 1852 tuttavia la polizia trovò un emissario con carte che lo compromettevano così, sotto mandato d'arresto, fuggì in Toscana, poi Genova e, infine, nel novembre 1852 Lugano, dove giunse in gravi condizioni a causa dell'asma di cui soffriva.
Rifugiatosi in Canton Ticino anche Mazzini, Pistrucci tenne con lui le fila della cospirazione per il moto di Milano del febbraio 1853, in seguito al cui fallimento dovettero trasferirsi a Ginevra. Anche dopo la partenza di Mazzini per Londra, Pistrucci proseguì ad operare come suo emissario, corrispondendo con il comitato di Roma per nuova trama insurrezionale che provocò gli arresti dell'agosto 1853.
Il 22 agosto si recò con il falso nome di Antonio [Burlando] in Valenza, disegnatore presso l'ingegnere Foni, incaricato da Mazzini di prepararvi i moti di Sarzana; a Valenza lo raggiunse anche l'amata figlia ventenne Angelina (Gina). Ma il 21 settembre fu arrestato, con il compagno di cospirazione Franceschi e lo stesso ingegnere Foni, e tradotto alla fortezza d'Alessandria. Tuttavia il 24 ottobre ottenne la grazia e fu scortato dai carabinieri e in compagnia della figlia al confine svizzero; riuscì a nascondersi a Locarno e in seguito in Val Muggia, vivendo grazie a qualche aiuto di suo padre e di Mazzini. Nel frattempo a Milano la madre e la sorella Caterina furono scoperte complici del moto del 6 febbraio 1853 e anch'esse furono graziate ed espulse, riuscendo a raggiungerlo.
Morì a Locarno il 19 febbraio 1854.
Spadoni D., Pistrucci Scipione, in "Dizionario del Risorgimento nazionale", vol. 3, Milano, Vallardi, 1933, pp. 914-916.
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