Unità compresa in: Carteggio

Ciani Giacomo a [Camperio Philippe] (1866 marzo 3)

precedente | 6 di 43 | successiva

Segnatura definitiva: b. 10, fasc. 15

Tipologia unità: Lettera

Consistenza: cc. 1

Descrizione estrinseca: Lettera, cc. 1

Conservazione: Buono

Data topica: Lugano

Note: 1. Giacomo Ciani (Milano 2 ottobre 1776 - Lugano, 15 maggio 1868) era figlio di Carlo Ciani e di Maria Zacconi ed era dunque zio di Philippe e di Manfredo Camperio. Collaborò in un primo tempo all'azienda bancaria paterna, ma fu presto coinvolto nell'intenso dibattito politico di cui Milano era divenuta centro dopo che l'esercito rivoluzionario era entrato in città. Nel dicembre 1801 partecipò alla consulta di Lione, come rappresentante della Camera di commercio nella schiera dei 452 deputati convocati da Bonaparte perché approvassero la costituzione e le magistrature della Repubblica italiana. Nominato membro del Collegio elettorale dei commercianti del nuovo stato, fu presto deluso dal comportamento dei francesi e si ritirò in disparte. Solo nel 1814, caduto Napoleone, ritornò in evidenza. Auspicò per un breve momento l'unione della Lombardia ai Ducati ed eventualmente al Regno di Sardegna. La sua firma apparve accanto a quelle del generale Pino, di Federico Confalonieri e di Luigi Porro Lambertenghi nell'indirizzo con cui il 19 aprile 1814 veniva chiesta la convocazione dei collegi elettorali, che poi deliberarono l'invio a Parigi di una delegazione di 9 membri (di cui Giacomo fece parte) che non venne ascoltata per quanto riguardava l'indipendenza e la costituzione. Divenuto cospiratore con l'avvento degli austriaci ed amico di Confalonieri, finanziò con la Banca Ciani numerose iniziative dell'amico e piani insurrezionali, per cui, sospettato dalla polizia, fu coinvolto nel processo del 1821 a Confalonieri ma prosciolto per mancanza di prove. Decise tuttavia di abbandonare Milano con il fratello Filippo. A Ginevra, nel 1831 incontrò Mazzini, di cui divenne fervente sostenitore, soprattutto sul piano finanziario. Aderì alla Giovine Italia in cui assunse il nome di Weber e si impegnò in un'assidua opera di proselitismo. Trasferitosi a Lugano con il fratello, riuscì ad avvicinare alla Giovine Italia L. Tinelli, che ne fu uno dei maggiori propugnatori in Lombardia. Sostenitore della riforma democratica ticinese del 1830, Giacomo di associò al tipografo - editore Ruggia il cui giornale "L'informatore del Ceresia", era stato l'organo dei riformatori. Divenne poi proprietario della stamperia, che prese il nome di Tipografia della Svizzera italiana. Nel 1837 fece visita all'amico Confalonieri in America e nel 1838 l'amnistia liberò i suoi ingenti beni milanesi dal sequestro. Nel 1848, a 72 anni, raggiunse Milano con un gruppo di volontari per partecipare all'insurrezione, ma vi entrò a liberazione avvenuta. A lui si deve il finanziamento della colonna di carabinieri ticinesi comandati dall'Arcioni, che partecipò alle operazioni militari contro l'Austria. Dopo il 1848 fu assorbito quasi esclusivamente dall'attività di editore, ormai convinto, come Cattaneo, che occorresse puntare soprattutto sull'educazione dell'opinione pubblica. A Lugano, in casa dei fratelli Ciani, convenivano numerosi emigrati politici, tra cui Mazzini, Cattaneo, Bellerio e Gaspare Gonzales. Sottoscritta: Giacomo.

Numero corda: 82

Contenuto:

Ciani (1) comunica al nipote "Pippo" che a Ginevra ci si preoccupa per i suoi rapporti con l'aristocrazia e cerca di metterlo in guardia, poiché - ricorda - al governo vi è un solo liberale e questa minoranza verrà presto soffocata. Parla inoltre dello scandalo delle strade ferrate, dovuto alla presenza di troppi avvocati interessati e cita la "sede del male" a Bellinzona. La fabbrica del Parco, invece, progredisce e si spera che venga terminata nel 1866. Carlo Cattaneo continua a star male e il portinaio Ferdinando è agli estremi.

espandi | riduci

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).