Unità compresa in: Corrispondenza tra Gaetano Cattaneo ed Enrico Sanclemente

Gaetano Cattaneo ad Enrico Sanclemente ([1810 luglio 20])

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Segnatura definitiva: 1

Tipologia unità: Unità documentaria

Tipologia documentaria: Lettera

Supporto: Cartaceo

Descrizione estrinseca: Unità documentaria, copia di lettera

Data topica: [Milano]

Note: (23) Potrebbe trattarsi dell'abate Antonio Marsand, nato a Venezia nel 1765 da una famiglia di origine francese (da cui l'originale nome Marchand). Svolse la sua attività di predicatore a Venezia, Padova, Milano e Roma, oltre che in Francia. Nominato professore di Statistica all'Università di Padova, vi svolse il suo insegnamento senza interruzioni fino al 1825, anno in cui si ritirò in pensione. Ebbe interessi nei campi della calcografia, della numismatica e della bibliofilia (nel 1826 cedette al re Carlo X una collezione completa di edizioni del Petrarca, ottenendone in cambio la nomi a a cavaliere della Legion d'Onore ed una pensione di 2000 franchi). Morì a Milano il 3 agosto 1842. Tra i suoi numerosi scritti ricordiamo: "Mémoire sur le Sucre d'Olcuscafer et sur l'origine, les progrès et l'état actuel de cette découverte par M. Arduino de PAdova", Parigi 1813: "Le Rime di F. Petrarca illustrate", Padova 1819 - 1820, 2 voll.; "Le donne illustri del regno lombardo - veneto", Milano 1820; "La Biblioteca petrarchesca formata, descritta ed illustrata", Milano 1826; "Manoscritti italiani esistenti nella regia biblioteca parigina", Parigi 1835, e la sua continuazione "Manoscritti italiani (...) delle tre regie biblioteche dell'Arsenale, di Santa Genoveffa e Mazarina", Parigi 1838. (24) Si riferisce alla generale soppressione degli ordini religiosi, a seguito della quale Sanclemente, Generale dell'ordine dei Camaldolesi, si trasferì da Roma a Cremona. (25) Sanclemente risponderà (cfr. lettera n. 4, 22 agosto 1810) trattarsi della pubblicazione di Domenico Sestini "Lettere e dissertazioni numismatiche ossia descrizione di alcune medaglie rare del museo regio di Berlino (...)", Berlino 1805 (tomo VIII della prima serie di "Lettere e dissertazioni numismatiche (...)", Livorno 1789 - Berlino 1806.

Numero corda: 1

Contenuto:

Dal Sig=[nor] Ab[at]e Marsan (23), che m'ha parlato a lungo di lei, e corrispondentemente a ciò, che per fama m'era già noto, mi feci coraggio a darle sentore della mia persona, e dello stabilimento numismatico del quale mi è riuscito di gettare le basi. Persuaso però, come io sono, della preziosità dei momenti, ch'Ella suole così fruttuosamente donare agli ameni studj archeologici, niente meno vi voleva, che la gentile spinta datami dal Sig.[nor] Marsan, per interromperli un istante in mio favore. Ove Ella pertanto si degni di portare il di lei sguardo sopra il materiale numismatico da me radunato, ardisco sperare di mostrarle pezzi tali da interessare la di lei attenzione.
Trasportato dal nuovo ordine di cose nella di lei patria (24), Ella potrà facilmente mettere in esecuzione il progetto manifestatomi dal Sig.[nor] Marsan med[esi]mo di fare entro la corrente Estate una sfuggita a Milano. Non so abbastanza esprimerle la soddisfazione che ne ritrarrei, potendole p[er] tale modo offrire la mia servitù, e sottoporre al di lei valevole esame il risultato de' miei primi passi in una scienza così intricata. E' tale opinione, che le di Lei opere, e il pubblico grido mi danno della di lei persona, che le prometto di fare tacere anche il più debole sentimento di sicurezza che possa avermi fatto nascere l'altrui lode, per ritrocedere francamente su quella via ch'Ella si compiacesse d'indicarmi. Per non esserle soverchiamente importuno pongo fine a questa mia lettera, soltanto pregandola di volermi indicare s'Ella ancora possiede l'opera del Gab[inett]o di Berlino (25), che voleva cedere in Roma al Sig.[nor] Marsan, nel qual caso sarei pronto a farne l'acquisto pel Gab[inett]o Milanese, cui molto quadrerebbe p[er] la Collezione dei Libri di Numismatica Moderna, onde è ricco al pari che dell'antica. La prego di perdonarmi l'ardire, che mi sono preso, e di gradire l'offerta più estesa della mia servitù, non che le proteste della mia più diffusa stima e particolare considerazione.

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