Unità compresa in: Corrispondenza tra Gaetano Cattaneo ed Enrico Sanclemente ›
Gaetano Cattaneo ad Enrico Sanclemente ([1811 giugno 8])
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Segnatura definitiva: 24
Tipologia unità: Unità documentaria
Tipologia documentaria: Lettera
Supporto: Cartaceo
Descrizione estrinseca: Unità documentaria, copia di lettera
Data topica: [Milano]
Note: (98) Potrebbe forse trattarsi del "Giornale italiano" (già "Notizie politiche", poi "Gazzetta di Milano"), il cui manifesto fu presentato al governo austriaco da Vincenzo Cuoco il 3 agosto 1803 e che venne pubblicato dal 1805 (dal 2 gennaio 1804, secondo "Storia di Milano", ed. Treccani degli Alfieri, vol. XIII, p. 412) al 1815. (99) Cfr. note 95 e 96. (100) Oggi non esiste traccia né di questa, né di altre pubblicazioni di Giuseppe Ala Ponzoni nella Biblioteca delle Civiche Raccolte Archeologiche e Numismatiche di Milano.
Numero corda: 24
Contenuto:
Venne un g[ior]no a visitarmi al R=[eal]e Gabinetto l'Estensore del Giornale Uff[icial]e (98) che io conosco da qualche tempo, e sentendo che io ero stato a Cremona, mi chiese se conoscevo l'opera sul Dittico Ponzoniano (99). Sulla mia risposta affermativa mi disse ch'egli era stato pregato d'inserire un Articolo sul foglio in lode della di lui illustrazione, e mi domandò se conoscevo il valore dell'Opera. Gli risposi che non potevo dirgli nulla sul di lei merito,perché non avevo ancora avuto campo di leggerla, ma che se voleva occuparsene gli avrei prestato la Copia che il Sig=[gno]r Cav.[alier]e Ponzoni med[esi]mo aveva regalato al R=[eal]e Gab.[inett]o. Difatti la trassi dall'Armadio e gliela affidai. Si pose egli tosto a scorrerne la Prefazione, mentre io attendevo alla mia incombenza, quando a un tratto diede in uno scoppio di risa, e recitommi alcuni squarci di essa, che per verità fecero ridere me pure. Egli non volle più saperne, e me la lasciò, accontentandosi di giudicare barocco l'interno di un edificio, di cui aveva rimirato il prospetto di cotal carattere. lo non ne seppi più nulla di poi, se nonché molto tempo dopo ecco comparire al Gabinetto il Sig=[no]r Lavelli in aria d'energumeno, a rimproverarmi di avere, niente meno che impedita l'inserzione dell'articolo in lode dell'indicata Opera, sul citato Giornale. Ella si figurerà facilmente quale sia stata la mia sorpresa: ma risposi però a quel cianfruglione che io non avevo posto, ne poteva porre inciampo alla libertà dell'Estensore di quel foglio; ch'egli non era solito di chiedere a me la licenza ogni volta che aveva articoli da inserire; che se ciò era stato detto pel conto mio, non poteva essere che un equivoco, oppure (come si suol dire per proverbio) uno scarica barile: che io non potevo infine aver detto né ben né male di un opera che ancora interamente non conoscevo. Egli si partì da me, né più seppi notizia, ignorando perfino se l'articolo fosse poi stato inserito, giacché non mi resta pure il tempo per leggere giornali di sorta. Ora comprendo per qual parte possa essere venuto un tal disgusto sul mio conto al gent=[ilissi]mo Sig.[nor] Cav=[alier]e. La rinnovazione però di questa faccenda, m'invogliò di chiederne contezza ad un mio amico, mio collega in questa Amm =[inistrazion]e G=[eneral]e il quale s'imbatte più di frequente ch'io non soglio col nominato Estensore ed ho il piacere di ridirle ciò che mi fu risposto sopra un tal emergente, cioè che se l'Articolo non è stato inserito si deve solo al malgarbo della persona incaricata a fornirlo, ed alla sua ostinata renitenza al prestare un nome qualunque alla sottoscrizione del med[esi]mo siccome suol praticarsi nei casi in cui l'Estensore non vuol rendersi personalmente responsabile di ciò che un estraneo gli somministra, o di cui non vuole o non ama particolarmente occuparsi. La prego però di accertare il Sig=[nor] Cav.[aliere] che in seguito a qualche occhiata che ho dato al contesto dell'opera io l'ho infatti trovata quale Ella stessa me la descrive e che in prova di ciò il di lui gentil dono occupa già da tempo un posto non indecoro nella Bibl=[iotec]a del R. leal]e Gab=[inett]o fra una famiglia del pari numerosa che scelta e dal contatto della quale non può ritrarne che onore (100).
Saranno rimesse nelle mani del commesso del Si=[gno]r Stefanoni le ricevute di cassa che stanno presso di me.
Ho riscontrato il testo della di lei opera col Ms. originale sul proposito della med=[agli]a di Alessandro Severo coniata in Prusa ad Olympum e v'ho trovato una perfetta corrispondenza solo che nel Ms. dopo la descriz=[ion]e si legge cosi cancellato Eschedis meis = Una tale circostanza le richiamerà facilmente il vero stato della cosa. Frattanto io la ringrazio delle due medaglie incerte ch'Ella mi ha favorito, le quali serviranno di sprone alle mie ricerche, se però non è tracotanza la mia di voler tentare un cammino ch'Ella non ha potuto superare.
Nel caso che realmente non mi riuscisse di trovarle in Milano le carte ch'Ella desidera, non mi mancano in Roma valide sponde, senza dipendere da Millingen. Se però Ella manca di sue lettere, potrebbe esserne la causa una scorsa che deve aver fatto a Napoli, dopo la quale egli conta di ritornar a Milano, ciocché cadrà nel venturo Luglio. La prego di riverirmi distint=[amen]te il cortesissimo Sig=[nor] Cav.[aliere] Ponzoni e di dirgli che desidero vivamente le occasioni per farmegli conoscere un poco meglio, onde comprenda quale peso si meriti l'incluso aggravio che mi fu fatto verso la di lui stimabile persona, che io venero, e come Uomo eminentemente compito, e come Amatore distinto delle arti belle e delle scienze. Ringrazio anche lei della parte che ha preso in mio favore e la ritengo come una nuova prova della graziosa amicizia ch'Ella si è degnata di accordarmi.
Mi creda &c.
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