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Gaetano Cattaneo ad Enrico Sanclemente (1811 settembre 24)
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Segnatura definitiva: 37
Tipologia unità: Unità documentaria
Tipologia documentaria: Lettera
Supporto: Cartaceo
Descrizione estrinseca: Unità documentaria, copia di lettera
Data topica: Milano
Note: (139) Sulla querelle che vide opposti Cattaneo e Sestini da un lato e Luigi Bossi dalla, si vedano le osservazioni già fatte alla nota 125 e le due lettere di risposta alle confutazioni, inviate da Cattaneo a Bossi il 30 luglio ed il 16 agosto 1811 (LA GUARDIA 1985, nn. 271, 277), la seconda delle quali contiene un'appassionata, e forse un po' ingenua, difesa di Sestini come numismatico ed orientalista: "la sua perizia numismatica è sì grande che mi fa veramente stupore. Ove solo egli voglia pacatamente esaminare una Medaglia e non vederla così di fretta, come spesso suol farsi, si può quasi giurare sulla di lui asserzione. L'acquisto ch'io ho fatto quest'anno delle medaglie greche del museo Sanclemente mi ha posto nelle mani infinite prove parlanti della sua abilità. E' indicibile come egli padroneggi in quella provincia e come spessissimo senza aver mai veduta la medaglia descritta da Sanelemente egli ha saputo a p[ri]ma vista rilevare molti errori, che pure erano sfuggiti allo studio di oltre sei lustri sopra di esse di uno dei Nestori della numismatica". (140) S. ASSEMANI, "Sopra le monete arabe effigiate", cit. in nota 125. (141) Nella lettera indirizzata ad Assemani il 5 novembre 1811, Cattaneo così esprimeva i suoi dubbi sulla tesi espressa dal professore padovano: "non accade mai di incontrare fra le monete contraffatte, nel tempo in cui esse sono in corso, alcuna di così vile valore, che la spesa monetaria sia di poco minore del valore nominale; né poi è possibile mai che alcun falsario si attenti di surrogare in corso una moneta, la quale p[ri]ma non vi abbia esistito legale. Ora io crederei più naturale ed uniforme ad altri esempi numismatici, massime in un Paese, dove come in quello era promiscuo l'uso delle due lingue, e l'ignoranza nel popolo quasi al suo colmo, siffatte se ne coniassero, che ad ognuno o pel l'un verso, o per l'altro, fosse possibilmente nota la pertinenza delle monete".
Numero corda: 37
Contenuto:
Ma eccole come l'oracolo ha deciso: sono le stesse sue parole che le trascrivo. "Ho ricevuto ecc. la stampa e la moneta, di cui ricerca il mio parere intorno alla voce Araba, che ritrovami in essa. - al che le rispondo, che è stata detta voce ben rilevata dal dotto antiquario Sig. r Sestini. Tiberiè, o come pronunziano gli Arabi Tabariat è appunto la voce scritta in detta moneta". Ciò è quanto riguarda Monsignore. Rapporto poi all'avere io assegnato la combattuta medaglia ad Eraclio, il Prof=[esso]re med[esi]mo mi scrive che vi avrebbe cagioni in contrario, credendo più esattamente attribuirla colle altre già conosciute, a Leone IV. Queste sue ragioni sono espresse in una breve dissertazione che egli ha pubblicata due anni sono coi tipi di Padova sopra le monete Arabe effigiate (140): ma ho molta ripugnanza a piegarmi alla massima che egli ha in essa stabilito, cioè che tutte le monete bilingui Arabo - greche siano false ossia monete di contrabbando. Per costante esperienza, e per istituto mio, debbo pur troppo riconoscere quasi ogni g[ior]no che non si contrafanno mai monete di tipi che non abbiano mai esistito legittimi e massime di infimo valore (141). S'Ella non conoscesse codesta sua Dissertazione, mi farò un pregio di trasmettergliela al p[ri]mo incontro, poichè bramerei molto di sentire il di lei parere sopra di ciò.
S'Ella ha occasione di vedere il garbat=[issi]mo Sig[no]r Ab=[at]e Caccia mi farà gran piacere di dirgli che al p[ri]mo ordinario risponderò al grad=[itissi]mo di lui foglio del quale mi ha recentemente onorato frattanto pregandola di continuare &cc.
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