Sottounità compresa in: Provenzal DinoCarteggio

Lettera (1946 giugno 18)

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Segnatura provvisoria:

Segnatura definitiva: cart. n. 8 - fasc. n. 170

Tipologia unità: Atto singolo

Supporto: cartaceo

Consistenza: ff. 1

Legatura:

Descrizione estrinseca: Fascicolo cartaceo, ff. 1

Conservazione: buono

Data topica: Forte dei Marmi (LU)

Note: a) Lettera, dattiloscritta, priva di busta.

Numero corda: 170.1

Contenuto:

Curzio Malaparte scrive al Provenzal di essere stato all'oscuro delle persecuzioni che anche lui aveva subito e che un suo fratello è stato "sacrificato alla sete di sangue di quei diavoli scatenati".
Molti dei suoi amici pensano di andarsene dall'Italia. Lui intende rimanere. Gli scrittori non possono abbandonare il loro paese. L'ha detto anche nella prefazione del *Don Camalèo*.
Il Provenzal pensava che con "il suo libro" Malaparte volesse difendersi dall'accusa di aver cambiato partito, ma questi gli fa presente di aver abbandonato il Partito Fascista nel 1931 e di essere stato condannato nel 1933 a 5 anni di confino "per manifestazioni antifasciste all'estero" (Comunicato Stefani dell'11 ottobre 1933) in seguito alla pubblicazione della sua *Téchnique du coup d'Etat*, il primo libro contro Hitler apparso in Europa e proibito in Italia e in Germania.
Dopo il 25 luglio non è entrato in nessun altro partito; la sua politica è di rimaner libero.
Provenzal è un uomo di gusto, un buon italiano, un onesto italiano nel modo di una volta. E se ha sofferto ieri, in un ieri che è durato vent'anni, dovrà continuare a soffrire anche oggi, poichè gli italiani sono sempre gli stessi, e son nemicissimi del nome italiano. La stragrande maggioranza del popolo italiano non soffre moralmente di quel che ha dovuto subire. Soffre solo fisicamente. Sente la fame, la miseria, ma la vergogna morale non la sente. "Quasi quasi, c'è da credere, a guardarci in giro, che abbiamo vinto la guerra e che usciamo da venti anni di libertà!"
Gli spiace che il Provenzal non abbia letto il suo *Kaputt*, il cui successo "ha esasperato le invidie e le gelosie", perché gli darà un'altra idea di lui. Non appena l'editore Casella tornerà dalla Svizzera glie ne farà avere una copia e lo prega di scrivergli cosa ne pensa.

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