Cardo per lana
ambito alto brianzolo: (telaio) bottega di falegname (lignamé), (cuoio) bottega di conciapelli; Italia Settentrionale: (cambrette e chiodi)
Descrizione
Ambito culturale: ambito alto brianzolo: (telaio) bottega di falegname (lignamé), (cuoio) bottega di conciapelli; Italia Settentrionale: (cambrette e chiodi), Lombardia
Cronologia: sec. XIX seconda metà
Categoria: economia e ritualità domestiche/ attività agro-silvo-pastorali
Tipologia: cardo per lana
Materia e tecnica: legno (taglio, scortecciatura, riduzione in assi, taglio, piallatura, ); legno (levigatura, inchiodatura); ferro (trafilatura, taglio, molatura, curvatura); cuoio (conciatura, taglio, inchiodatura)
Descrizione: L'oggetto si compone di due spatole, una fissa e l'altra mobile, entrambe quasi interamente rivestite da una pezza di cuoio (curòm), ad esse assicurata anche grazie all'aggiunta successiva di chiodi infissi in ritagli di cuoio per aumentarne la tenuta. Dalla pezza sporge una fitta tessitura di piccoli acuminati fili di ferro. La prima assicella è dotata di accessori di fissaggio (una ulteriore tavola avvitata, due sporgenze a questa inchiodate, grosse viti, dadi e rondelle), la seconda è munita di impugnatura resa stabile da un fermo. Per garantire ulteriore stabilità, in un secondo momento sono state inserite schegge di legno nelle parti di commessura.
Notizie storico-critiche: A. Aondio e F. Bassani (1990, p. 83) scrivono che la tosatura avveniva due volte l'anno: a fine marzo, prima del pascolo montano, e a settembre, dopo il pascolo stesso. La lana migliore era quella della seconda tosatura: più soffice, lunga e pulita, anche se veniva lavata solo dopo la filatura.
L'informatore Abbondio Sala (2010, audiocassetta n. 9) ricorda che era d'uso tagliare la coda della pecora (bèe) con la roncola (scersciòt) dopo averla appoggiata su un legno duro, per evitare che, scodinzolando, venisse a contatto col suo manto e lo insudiciasse.
L'informatore Romeo Riva (2009, audiocassetta n. 8) ricorda che con gli scarti della lavorazione della lana si riempivano cuscini e materassi.
P. Scheuermeier (1980, vol. II/ p. 241) afferma che il nome cardo, dato ai pettini, derivava dall'uso più antico di usare il cardo naturale come pettine. Riferisce che il suo collaboratore ha visto usare in Sicilia la pelle del riccio.
Fonti di documentazione: 2/ 3
Collocazione
Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB
Credits
Compilazione: Sala, Annalisa (2010)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/4r010-00124/
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