Tamburello
ambito camuno
Descrizione
Ambito culturale: ambito camuno; Italia, Lombardia
Cronologia: sec. XX prima metà
Categoria: economia e ritualità domestiche
Tipologia: tamburello
Materia e tecnica: cuoio (conciatura, taglio, inchiodatura); legno (taglio, scortecciatura, piallatura, incisione, curvatura, inchiodatura)
Misure: 8.5 cm. x Ø 39.5 cm.
Descrizione: L'oggetto si compone di una pelle di forma circolare fissata al margine di un lungo listello piegato a formare un cilindro e fermato da chiodi. Tutta la superficie interna del cilindro è percorsa trasversalmente da una serie di file di piccoli quadrati e piccoli cerchi
Notizie storico-critiche: La signora Ravazzoli Franca Chiara ricorda vagamente che il marito, Guarinoni Luigi, le raccontava di aver usato l'oggetto per altri scopi, diversi dai canonici. Egli, infatti, si recava con gli amici a giocare con la palla al söc de la crièla. L'oggetto veniva sistemato al centro della strada, la palla (di cuoio, setole o crine) veniva fatta cadere sulla pelle e rimbalzava verso l'altra squadra, che doveva afferrarla senza farla cadere.
Il signor Cappellini Giuseppe Paolo e la signora Bazzoni Liberata chiariscono con precisione il gioco, che era in uso a Cerveno intorno alla fine degli anni '40-primi anni '50. La domenica i ragazzi di 18-20 anni, spesso con la partecipazione di giocatori esterni (Ono San Pietro), si riunivano in Piazza Roma per giocare alla crièla. I giocatori si dividevano in due squadre contrapposte, una posizionata alla fontana (allora addossata all'abitazione di Cape Irene) ed una al muro Nord dell'attuale abitazione del signor Cappellini. All'interno di ogni squadra vi erano ruoli precisi, tra i quali spiccava quello del battitore. Egli posizionava a terra l'oggetto, prendeva una rincorsa di un metro-un metro e mezzo e lanciava con forza la palla (solitamente piccola, di diametro non superiore ai 5-6 cm) sulla pelle. La velocità del rimbalzo, sommata alla rincorsa, permetteva al battitore di dare una potente spinta con la mano alla palla, che doveva superare la squadra avversaria per portare un punto. Se, invece, tra gli avversari qualcuno intercettava la palla ributtandola dall'altra parte, la sfida continuava. Il gioco poteva durare un intero pomeriggio ed era abbastanza pericoloso; ad esso assisteva un folto pubblico. Una variante del gioco, realizzata in Via Sonvico e chiamata semplicemente söc de la bàla, prevedeva il lancio della pallina (questa volta più grande) sui tetti. A seconda del punto di caduta interveniva il battitore corrispondente, che compiva le azioni già descritte. In questa variante non era previsto l'uso dell'oggetto.
Fonti di documentazione: 2
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/7r030-00544/
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