Borsa
Ravazzoli Maria
Descrizione
Autore: Ravazzoli Maria, realizzazione dell'oggetto
Ambito culturale: ambito camuno; Italia, Lombardia
Cronologia: sec. XIX ultimo quarto
Categoria: economia e ritualità domestiche
Tipologia: borsa
Materia e tecnica: brattee (raccolta, asportazione, essicazione, intreccio)
Misure: 35 cm. x 23 cm.
Descrizione: L'oggetto è formato un contenitore trapezoidale, all'orlo superiore del quale sono fissati, nella parte centrale, due manici ad arco. La parete verticale posta sotto i manici presenta una decorazione formata da cinque dischi per lato, dei quali il centrale colorato di rosso
Notizie storico-critiche: G. B. Muzzi (2003, vol. II, p. 31) ricorda la grande resistenza dell'intreccio di brattee, anche se nota che i contenitori tendevano ad assumere forme diverse da quelle impresse dal costruttore. In caso di trasporto di materiali fragili, all'interno poteva essere inserito un telaio di legno.
La Sig.ra Anna Caterina Bonfadini ricorda, in una nota manoscritta: "Ho ritrovato in soffitta questa borsina e mi sono affiorati alla mente alcuni precisi ricordi.
Erano gli anni dell'immediato dopoguerra (secondo conflitto mondiale) e rivedo mia madre gioiosamente al lavoro. Lei, mater dulcissima ma operosa e fattiva, si accingeva ad un'insolita attività; credo, più per diletto che per bisogno, destinando la borsina, in fieri, alla nipote Rosa, accolta in casa fin dalla nascita e cresciuta come figlia insieme alla sorella Anita.
Dove avesse preso il modello non saprei dire, ma ho l'impressione che glielo avesse fornito, tolto da qualche rivista, zia Teresa, sua sorella che probabilmente le diede una mano anche nella lunga ed elaborata fase operativa.
Il lavoro dovette aver inizio nell'autunno inoltrato, quando le pannocchie di granoturco, ormai pronte per la sgranatura, potevano fornire la materia prima, i "scarfòi", le bianche e robuste foglie necessarie al confezionamento della borsina.
Le lunghe serate invernali avrebbero poi consentito di lavorare serenamente e continuativamente fino a primavera, allorquando il lavoro dei campi non avrebbe più lasciato troppo spazio al tempo libero.
Tanto per cominciare, bisognava procedere ad un'attenta selezione delle foglie, che dovevano essere bianche e fini, in modo da ottenere un filo tipo corda, morbido e flessibile.
Ad una ad una le foglie venivano tagliate manualmente in senso longitudinale, onde ricavarne tante striscioline delle lunghezza di dieci - quindici centimetri e dalla larghezza di un centimetro circa.
Queste, inserite le une nelle altre e adeguatamente attorcigliate, davano il filo, atto ad essere intrecciato.
Realizzate le treccine e cucite lateralmente tra loro, si poteva procedere a dar forma alle singole parti della borsa: una striscia rettangolare per la base e le parti laterali, i tondi per le facce, i fili per i manici e il laccio per il bottone - circolare - idoneo ad una salda chiusura.
Assemblati i vari pezzi e opportunamente fissati con ago e filo, la borsina fu pronta per l'uso. Quale? Non so; però era bella da vedere.
Prima si era provveduto anche a tingere di rosso, verde e blu tre dei tondi costituenti la pancia della borsa, così da conferire al tutto un'armonia di colori, espressione di gioia per quel lavoro tanto pazientemente e amorevolmente compiuto."
Fonti di documentazione: 2, 3
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/7r030-00630/
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