Pettine
ambito camuno, bottega di falegname
Descrizione
Ambito culturale: ambito camuno, bottega di falegname; Italia, Lombardia
Cronologia: sec. XIX ultimo quarto
Categoria: economia e ritualità domestiche
Tipologia: pettine
Materia e tecnica: legno (taglio, scortecciatura, intaglio, foratura)
Misure: 16 cm. x 49 cm.
Descrizione: L'oggetto è formato da un segmento rettangolare con estremità sagomate a formare due impugnature semicircolari. Al centro si trova un rombo formato dall'allineamento di molti chiodi appuntiti
Notizie storico-critiche: P. Scheuermeier (1996, vol. II, pp. 241-244) spiega che la pettinatura era l'ultima operazione effettuata per liberare le fibre dalle ultime impurità. I pettini usati erano di due tipi: uno, con denti radi, che permetteva una prima pettinatura grossolana della fibra, dalla quale si divideva la stoppa, ed uno, con denti più corti e fitti, usato per la seconda e la terza pettinatura. Egli descrive la posizione d'uso dell'oggetto, tenuto stretto tra le ginocchia e tra i piedi delle donne sedute, che inserivano un piede ed una mano nelle impugnature, passando poi la fibra, per lungo, tra i denti. Nella pianura padana, l'operazione veniva svolta da pettinatori professionisti.
G. Kezich, E. Eulisse, A. Mott (2002, p. 69) illustrano tutte le fasi della lavorazione di lino e canapa. Le due fibre, seminate tra aprile e maggio, venivano raccolte alla fine dell'estate e legate in mannelli, per poi essere lasciate essiccare sui prati. A questo punto, attraverso diversi attrezzi, si procedeva all'eliminazione di sementi e foglie dai fusti, per poi immergere questi ultimi in fosse per la macerazione. In questo modo la parte legnosa della pianta si separava dalla fibra, che poteva essere liberata con la gramola. Dopo la gramolatura, la pettinatura permetteva la separazione della stoppa, fibra corta e di scarto, dalla fibra lunga pronta per la filatura.
G. B. Muzzi (2003, vol. II, p. 55) precisa che i denti utilizzati nell'oggetto erano più forti e corposi di quelli utilizzati per la cardatura della lana. Egli ricorda inoltre l'utilizzo del lino domestico per la creazione di resistente biancheria domestica.
L. Gibelli (2004, vol. I, pp. 132-134) spiega la differenza qualitativa tra il lino seminato in primavera e quello, più scadente, seminato in autunno; entrambi servivano alla creazione della dote riservata ad ogni fanciulla. Egli nota inoltre la funzione decorativa degli intagli sull'oggetto.
Fonti di documentazione: 3
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/7r030-00648/
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