Somiere di organo

Fabbrica d'Organi Giovanni Tamburini (costruttore d'organi)

Somiere di organo

Descrizione

Autore: Fabbrica d'Organi Giovanni Tamburini (costruttore d'organi) (1893-)

Ambito culturale: ambito cremasco; Italia, Lombardia

Cronologia: 1893 post

Categoria: ritualità pubbliche e religiose

Tipologia: somiere di organo

Materia e tecnica: legno (taglio, squadratura, piallatura, foratura, levigatura); stagno (fusione, stampo, piegatura, saldatura)

Misure: 50 cm x 213 cm x 208 cm

Descrizione: Serie di stecche lignee a sezione quadrangolare forate al centro, raggruppate in file ordinate, in cui sono inserite le canne ad ancia in lamina di stagno, a forma di cono rovesciato sul fronte e di forma cilindrica e più lunga sul retro (canne di facciata visibili all'esterno). Sulle canne della prima fila e le stecche posteriori è incollata un'etichetta su cui è riportata la nota musicale corrispondente scritta ad inchiostro.

Notizie storico-critiche: Le canne sono l'elemento che produce il suono dell'organo. Le canne si distinguono in base al modo con cui viene prodotto il suono: canne dette "ad ancia" e canne dette "ad anima" (queste ultime chiamate anche labiali). Le canne ad ancia dispongono di una lamina che, vibrando al passaggio dell'aria, mette in moto l'aria contenuta nelle canne producendo così il suono. Venivano raggruppate in file ordinate generalmente dietro le tastiere ma, con l'avanzare della tecnologia pneumatica, elettrica ed elettronica, le canne possono essere poste in qualsiasi luogo e quindi si possono porre dove risultano meglio per l'acustica e per gli spazi dell'ambiente. Esistono, inoltre, diversi tipi di somieri secondo il sistema costruttivo. In passato i più noti erano del sistema detto "a tiro" o "a vento": entrambi avevano la caratteristica di disporre del "canale per tasto" (ogni tasto aziona il ventilabro corrispondente a quel canale), ma con la sola differenza di azionare i registri in modalità diverse (il passaggio dell'aria alle canne). In epoche più recenti sono stati integrati altri sistemi per ottenere analoghi risultati quali i sistemi "a pistoni" e "a membrane" che utilizzavano tecnologie derivanti dalla pneumatica per poi gradatamente perfezionarsi con l'elettricità e con l'elettronica. Oggi i modelli di somiere più diffusi sono il somiere a tiro che viene riproposto con tecnologie costruttive più sicure nei riguardi dei difetti nativi legati alla tenuta d'aria, in particolar modo per l'aderenza delle stecche entro la loro sede di scorrimento.
Giovanni Tamburini (1857-1942), nato a Bagnacavallo (RA) da umili origini, cominciò il proprio apprendistato come riparatore e costruttore di fisarmoniche, falegname ed ebanista, per giungere ad un perfezionamento delle proprie conoscenze con gli anni di lavoro presso la fabbrica di pianoforti Battista Brialdi a Faenza. LÂ'avvicinamento al campo organario avvenne nel 1884 con la sua assunzione presso la ditta Trice-Anelli di Codogno. Forte di tale esperienza, veniva assunto nel 1887 dalla fabbrica del Cavalier Pacifico Inzoli di Crema, con lo specifico incarico di trovare soluzione ai problemi di ordine meccanico rimasti insoluti o malamente superati nella precedente produzione organaria. Trascorse a Milano un periodo di formazione presso la Società Elettrica Industriale e ideò l'importante trasformazione dell'organo da meccanico a elettrico, con un percorso attivo di perfezionamento. Nel 1893 fondò la propria fabbrica dÂ'organi. Da quel momento si dedicò alla costruzione di organi grandiosi, installati a Roma, a Milano, nelle più rilevanti cattedrali d'Italia e all'estero. I suoi collaudatori furono insigni maestri: Perosi, Bossi, Tebaldini, Baronchelli, Ravanello, Manera, Terrabugio, Coronaro, Mattey, Pagella, Vignanelli, Germani, ecc. Il giudizio comune, in occasione di ogni collaudo o concerto, come si evince dalla cronaca contemporanea, fu sempre di lode e di ammirazione. Nel 1921 S. Benedetto XV lo decorò della Croce di Cavaliere Pontificio dell'Ordine di S. Silvestro; il Ministro Montresor, dopo il collaudo in Santa Croce a Firenze, gli conferì il titolo di Cavaliere del Regno; dopo l'inaugurazione dell'organo del Duomo di Milano, ottenne la nomina di Commendatore. Si riassumono così i cinquant'anni di ricerca appassionata e di attività perseverante esercitata da Giovanni Tamburini nella sua fabbrica. Negli ultimi anni, forte delle istanze di un gruppo di giovani organisti, egli intuì che il sistema di trasmissione elettrica, pur offrendo al costruttore le più ampie possibilità di realizzazione ubicativa e di grandiosità strumentale, veniva a togliere allÂ'organo quella natura di genuinità fonica e di pura espressività in cui si identificava lÂ'eredità più segreta della tradizione organaria, tramandata con mirabili strumenti costruiti col sistema meccanico. Ancora un ventennio doveva passare prima che tale intuizione venisse avviata a compimento, con il favore di una più accorta sensibilità ai valori strumentali dellÂ'arte organaria. Giovanni Tamburini morì il 23 novembre 1942, con la benedizione del Papa Pio XII e del Vescovo Mons. F. M. Franco. LÂ'eredità professionale è passata ai discendenti Umberto Anselmi e i figli Franco e Luciano Anselmi Tamburini. Attualmente la ditta prosegue la sua attività presso la sede di Pianengo (CR) soprattutto nel campo del restauro, sotto la guida di Saverio Anselmi Tamburini.

Collocazione

Crema (CR), Museo Civico di Crema e del Cremasco

Credits

Compilazione: Capra, Michela (2015)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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