Macchina per il trucciolo

ambito Italia Settentrionale, fabbrica macchinari

Macchina per il trucciolo

Descrizione

Ambito culturale: ambito Italia Settentrionale, fabbrica macchinari; Italia, Emilia-Romagna

Cronologia: Sec. XX prima metà

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: macchina per il trucciolo

Materia e tecnica: Legno (assemblaggio); Ferro (fusione)

Misure: 31 cm x 99 cm x 64 cm

Descrizione: Macchina a mano per la produzione dei mazzetti di truciolo o paglie per l'intreccio. Osservando la macchina in posizione di lavoro, si nota che è costituita da un supporto o base a doppia T di legno duro, poggiante su 4 piedi. Su questo sono montati due sostegni pure di legno ma terminanti in punte di ferro registrabili. Quello superiore è fisso mentre l'altro è mobile entro una ferritoia e pertanto registrabile. Fra le due punte (spuntoni) va serrato il tronchetto di legno. A destra si trova una guida orizzonatale alzabile o abbassabile lungo due asticelle poste alle estremità della base stessa. Su di essa scorre il pialletto reso sempre aderente alla superficie del legno mediante una sorta di bilancere il cui fulcro è fisso sul sostegno mobile. Sul piattello è avvitato una sorta di cucchiaio che si piega solo in avanti e che durante l'andata, urtando contro una rotellina munita di pale solidale a una vite senza fine dall'elica tagliente tenuta pressata contro il legno, fa ruotare il tronco di una piccola frazione. La vite senza fine è tenuta aderente mediante bilancere e contrappeso.

Notizie storico-critiche: Per ottenere delle paglie perfette e quindi accettabili sul mercato occorreva che la macchina fosse montata contro il muro dell'opificio in modo inclinato per agevolare lo sforzo verso il basso dell'operatore, che fosse ben registrata nei suoi dispositivi, che la superficie del legno non avesse dei nodi, ma piuttosto delle fibre abbastanza regolari, ovvero parallele, (insomma che il tronchetto provenisse da piante cresciute all'ombra), che il coltello fosse sempre ben affilato al fine di ottenere truciolo uniforme sia in larghezza che nello spessore. La paglia che si otteneva variava in larghezza dai 2-3 mm ai 10 mm a seconda del legno e delle dimensioni del ferro tagliente. Lo spessore era pressochè costante come quello della carta. La treccia che si otteneva con la prima era larga circa 4,5-5,5 mm: era una treccia fine, resistente, quella che si otteneva col secondo tipo era ovviamente più larga. venivano prodotte tante mazzette di paglia che poi venivano cedute ai praticanti per una certa cifra che andava ad arrotondare i redditi o i proventi della campagna. Vi lavoravano a tempo perso e soprattutto durante l'inverno, uomi e donne indistintamente. La produzione della paglia poteva avvenire tanto presso le singole famiglie in campagna, quanto nell'opificio di città (vedi per esempio Carpi). Coloro che producevano le paglie o i trucioli erano chiamati paglierini che in genere si industriavano a portare i mazzi presso le trecciaiole di campgna e città.

Collocazione

San Benedetto Po (MN), Museo Civico Polironiano

Credits

Compilazione: Benfatti, Carlo (1986)

Aggiornamento: Rebecchi, Matteo (2011)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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