Sant'Antonio Abate, San Giorgio e il drago, Madonna delle Grazie di Faenza, Gobbo

Venturi, Maddalena (decoratore)

Sant'Antonio Abate, San Giorgio e il drago, Madonna delle Grazie di Faenza, Gobbo

Descrizione

Autore: Venturi, Maddalena (decoratore) (notizie sec. XX prima metà)

Ambito culturale: ambito Italia Settentrionale, bottega falegname; Italia, Emilia-Romagna

Cronologia: 1915

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: carro agricolo

Materia e tecnica: legno (scolpito, intagliato e dipinto); ferro (battuto)

Misure: 166 cm x 350 cm x 117 cm (intero); Ø 80.2 cm (ruote anteriori); Ø 90.3 cm (ruote posteriori); 7 cm x 13 cm x 171 cm (stalterna)

Descrizione: Carro agricolo romagnolo con profilo caratteristico per le ruote anteriori leggermente più piccole delle posteriori. Il peso a vuoto è di 940 kg, la portata oscilla tra i 30,70 e i 40 quintali. Nella parte posteriore la freccia presenta un vano porta oggetti con sportellino, dove veniva riposta la merenda e il bottiglione di vino.
Sul frontale è dipinta l'immagine sacra di Sant'Antonio Abate. Sullo scannello sono riconoscibili in basso San Giorgio che uccide il drago e in alto la Madonna delle Grazie di Faenza con la terna di frecce tra le mani. La freccia presenta due cani dipinti nella parte posteriore, un drago (riportato su entrambi i lati della parte anteriore) e l'applicazione di una croce con volute in ferro battuto.
Sul letto è riposta una stalterna lignea: paratia da applicarsi ai lati per contenere il fieno. La sommità è intagliata con la raffigurazione policroma di un gobbo assiso.

Notizie storico-critiche: Secondo la mitologia i primi carri furono quelli degli dei: il carro di Cerere (colei che diede agli uomini il frumento) è trainato da due draghi alati (figura predominante del carro agricolo reggiano modenese); il carro di Nettuno da due cavalli marini (anche questa figurazione è frequente nei carri reggiani); il carro di Cibele da due leoni; il carro di Giunone da due pavoni; etc.
Assolutamente originario dell'Italia (Etruria) è il pesante carro agricolo da trasporto, il plaustrum, che presenta ruote massicce (tympana) con corte traverse al posto dei raggi. Il plaustrum, come il carro padano, porta sull'avantreno un terzo del carico e nel retrotreno due terzi del carico. Presenta notevole resistenza e stabilità, buona conservazione, facilità per il carico-scarico, agevole traino. Nel plaustrum come nel carro agricolo padano notiamo: un avantreno anteriore, un corpo di sala con due ruote ed un timone, una freccia che collega per tutta la lunghezza del carro le due sale, le sale: asse in legno e ferro sulle quali poggia il carro e nei due capi delle quali entrano e girano le ruote, il piano del letto che riceve e sopporta il carico, infine lo sterzo nella parte anteriore e girevole del carro.
Il carro del contadino era essenzialmente uno strumento di lavoro come la falce fienaia e l'aratro il cui uso però non conosceva limitazioni stagionali e momenti privilegiati d'utilizzo. L'uso vario e continuo ne faceva un oggetto particolarmente importante che richiedeva il rispetto di due fondamentali esigenze: da un lato doveva essere robusto e maneggevole, dall'altro doveva essere elegante e capace di soddisfare esigenze da parata.
Per il contadino esisteva un rapporto fra ostentazione del lusso decorativo e vita sociale: erano i carri agricoli ad assumere la funzione di strumenti di qualificazione sociale, poiché un carro riccamente decorato, per il suo alto costo, era segno di indubbia disponibilità di denaro ed era per il suo possessore segno tangibile di una raggiunta posizione economico-sociale che lo staccava dalla categoria dei braccianti, dei lavoratori a giornata privi di altri mezzi di sostentamento al di fuori delle proprie braccia. Il contadino possessore di un carro aveva anche la forza animale per trainarlo (buoi in genere) e dunque possedeva un capitale da investire nella lavorazione della terra: poteva allora aspirare ad entrare nella schiera dei mezzadri o degli affittuari o, più raramente, dei piccoli proprietari. Oltre alla funzione di capitale economico il carro veniva contemporaneamente ad assumere all'interno della società contadina il medesimo valore acquistato oggi dall'automobile o dalla motocicletta di grossa cilindrata.
I carri agricoli Padani sono ornati con elementi decorativi legati al sostrato culturale folklorico (maledizioni) o con figure di Santi protettori dell'attività del contadino. Queste figure rivestono una duplice funzione: da un lato sono utilizzate con funzione estetica, vale a dire per abbellire il carro secondo canoni di gusto variabili e legati all'ambiente di riferiemnto; dall'altro hanno un valore apotropaico, rivestono cioè una funzione magico-religiosa e protettiva. Tra gli elementi ricorrenti si trovano draghi, serpenti, cani, galli, Santi e Madonne.

Collocazione

San Benedetto Po (MN), Museo Civico Polironiano

Credits

Compilazione: Massari, Francesca (2013); Rebecchi, Matteo (2013)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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