Bottiglia
manifattura araba
Descrizione
Ambito culturale: manifattura araba
Cronologia: sec. XIX inizio
Categoria: economia e ritualità domestiche
Tipologia: bottiglia
Materia e tecnica: ceramica (tornitura, essiccatura, cottura)
Misure: 31 cm x Ø 12 cm (intero)
Descrizione: La bottiglia è di ceramica grigia, non smaltata. Presenta pancia arrotondata con spalla sfuggente che si collega al lungo collo cilindrico; il piede è svasato. Tra il piede e la pancia si trova un anello.
Notizie storico-critiche: L'opera fa parte della raccolta araba "Giuseppe Acerbi" (Castel Goffredo 1773 - 1846), costituita da reperti etnografici e naturalistici selezionati dall'erudito e scienziato naturalista mantovano - nominato nel 1826 Console Generale d'Austria in Egitto - durante i suoi viaggi in Africa settentrionale, a cavallo fra gli anni Venti e Trenta del XIX secolo.
Questa tipologia di manufatto fa parte di una particolare realizzazione di ceramiche prodotte in diversi paesi islamici, con maggiore produzione in Egitto. In particolare, trattasi di piccoli vasi o bottiglie di uso quotidiano o cerimoniale, aventi lo scopo di contenere acqua o bevande come vino da palma da dattero. Sono realizzate in argilla cotta e, quasi sempre, senza rivestimento.
Vengono definite "idroceramiche"; utilizzate durante le stagioni calde, sono progettate per mantenere fresche e, al contempo, depurare, le bevande al loro interno. Allo scopo, sono impiegate argille sabbiose, impastate e foggiate a forma di vaso, essiccate al sole e sottoposte a una sola cottura. Il prodotto risultante è un materiale ceramico a pasta porosa, che grazie alla capacità di assorbire rapidamente l'acqua e di lasciarla gradualmente evaporare favorisce lo scambio termico tra il liquido contenuto nel recipiente e l'ambiente esterno.
In particolare, quando si bagna la superficie esterna del recipiente, l'acqua assorbita dai pori dell'idroceramica evapora più facilmente di quanto farebbe a contatto con una superficie liscia e compatta, poiché ha maggiore possibilità di ricevere calore dal liquido presente all'interno. Quest'ultimo, ovviamente, cedendo calore all'esterno (ovvero l'energia necessaria all'evaporazione delle gocce d'acqua) si va gradualmente raffreddando.
In sostanza, l'utilizzo dell'idroceramica consente di abbassare la temperatura di una bevanda tiepida utilizzando acqua (fresca) in modo relativamente più semplice ed efficace, in quanto, durante lo scambio termico (ovvero il meccanismo basilare che tende ad equilibrare le temperature tra corpi a contatto), viene ridotta l'influenza della barriera di separazione tra i due fluidi (che di regola ostacolerebbe il passaggio di calore tra bevanda e acqua).
Come ulteriore effetto, durante questo processo si ottiene una (parziale) purificazione della bevanda nella parte centrale del recipiente. Gli 'strati' di liquido che per il processo suddetto si raffreddano a contatto con la superficie interna del recipiente, infatti, vengono "sostituiti" continuamente (fino all'equilibrio termico globale) da porzioni di liquido più all'interno (ancora tiepide), secondo la consueta dinamica dei moti convettivi (il caldo va verso l'alto e fuori, il freddo verso il basso e l'interno). Questo flusso trascina dal centro verso l'esterno anche le particelle terrose o altre impurità solide presenti originariamente nella bevanda: queste eventualmente si depositano sulle pareti e/o sul fondo del recipiente, con il risultato che nella parte centrale si ottiene un liquido più fresco e più limpido. La produzione di idroceramiche fu tanto vasta da divenire souvenir nel mercato crescente.
Collocazione
Mantova (MN), Museo Civico di Palazzo Te
Credits
Compilazione: Benini, Monica (2017); Sangiorgi, Nausicaa (2017)
Aggiornamento: Benini, Monica (2018)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/M0330-00015/
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