Sandrone
Ferrari, Giordano (burattinaio)
Descrizione
Autore: Ferrari, Giordano (burattinaio) (1905-1987)
Ambito culturale: ambito parmense
Cronologia: sec. XX prima metà
Categoria: attività ludico-ricreative
Tipologia: burattino
Materia e tecnica: legno (intaglio, pittura a crudo); lana (cucitura a mano)
Misure: 22 cm x 53 cm x 13 cm ; 56 cm (cuffia)
Descrizione: Figura maschile vestita polimaterica. Testa e mani sono di legno. La testa è intagliata e dipinta a tempera. I grandi occhi sono neri, il naso e le guance sono evidenziate da una tonalità accesa di rosso, sono presenti solo due denti bianchi nella bocca aperta. Le mani sono piatte e larghe. Il corpo è composto da un buratto scozzese (rosso, blu, bianco) e da una giacca rossa. Sul capo una lunga cuffia a righe bianche e rosse. La figura rappresenta Sandrone, la tipica maschera modenese del teatro dei burattini emiliano. L'aspetto è quello di un vecchio sdentato dai tratti fortemente caricaturali.
Notizie storico-critiche: Con il termine "teatro di animazione" sono indicate tutte le forme di spettacolo dal vivo che fanno uso di oggetti e figure che nella rappresentazione vengono animate artificialmente, a imitazione del movimento vitale. Animare, infatti, significa dare vita. Rientrano in questo ambito: burattini, marionette, ombre, pupi, pupazzi ecc. Nei primi anni ottanta del Novecento si è cominciato a usare un altro termine, "teatro di figura", nato soprattutto perchè dai primi anni settanta si era sviluppata "l'animazione teatrale" e i due termini, simili fra loro, favorivano equivoci. (Melloni 2005).
La nascita e lo sviluppo del teatro dei burattini in Italia si mescolano con quelli del teatro della Comedia dell'Arte nella seconda metà del Cinquecento. Ambedue i tipi di spettacolo arrivano ad influenzarsi reciprocamente. Infatti frequentavano la piazza come luogo di lavoro; non usavano veri e propri copioni per la recitazione, ma si affidavano a canovacci su cui gli attori e i burattinai improvvisavano mostrando una forte carica aggressiva e satirica. (Cecco 1999).
Un burattino è un fantoccio di cui esiste solo la parte superiore: la testa scolpita nel legno. Il resto del corpo è rappresentato dalla veste, che si prolunga verso il basso in modo da nascondere il braccio del burattinaio che si infila dal di sotto. Il dito indice viene infilato in un foro nel collo mentre il pollice e il medio si infilano nelle maniche, che terminano con piccole mani di legno. L'indice fa compiere alla testa tutti i movimenti necessari, il pollice e il medio consentono al burattino il gesto di aprire e di chiudere le braccia, con la possibilità di afferrare con questo movimento "a pinza", tutto quello che gli occorre e di esprimere numerosi stati d'animo. Caratteristico è il gesto del burattino che prende il bastone abbracciandolo e incrociando le braccia sul petto, per poi menar colpi con tutto l'impeto del corpo. Qesto modo di introdurre la mano nel fantoccio permette un'estrema mobilità dell collo. Un altro modo è quello di infilare indice e medio nella testa, il pollice in una manica, l'anulare e il mignolo nell'altra. E' una posizione forse meno faticosa che sorreggere la testa col solo dito indice, ma che permette una minore flessibilità del collo del fantoccio. Così collocato in cima al braccio del burattinaio, il burattino va in scena sporgendo col solo busto e può compiere sulla stessa, rapidi spostamenti ed evoluzioni (Cappellini 1977).
Il burattino polimaterico fa parte della Collezione raccolta in molti anni da Gottardo Zaffardi e raffigura il personaggio di Sandrone. La tipica maschera modenese del teatro dei burattini fu ideata da Luigi Campogalliani e portata a Bologna agli inizi dell'Ottocento, nel corso del suo girovagare per le città emiliane. Sandrone rappresenta il contadino ignorante, di animo semplice, che cerca di adattarsi alla realtà cittadina commettendo strafalcioni linguistici e grosse ingenuità. La testa del burattino della collezione Zaffardi è caratterizzata da un'espressività marcata. Lo stile si avvicina a quello della scuola parmense di Giordano Ferrari, aspro e non rifinito; i volti dei burattini Ferrari possono considerarsi tra i più interessanti esempi di studio della caricatura umana nel teatro di animazione italiano del Novecento (Melloni 2005).
Collocazione
San Benedetto Po (MN), Museo Civico Polironiano
Credits
Compilazione: Massari, Francesca (2014)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/MN020-00001/
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