Diavolo
ambito Italia Settentrionale
Descrizione
Ambito culturale: ambito Italia Settentrionale
Cronologia: sec. XVIII
Categoria: attività ludico-ricreative
Tipologia: marionetta
Materia e tecnica: legno (intaglio, pittura a crudo); velluto (cucitura a mano, pittura a crudo); cuoio (cucitura a mano, pittura a crudo)
Misure: 12 cm x 55 cm x 10 cm ; 27 cm (coda)
Descrizione: Marionetta polimaterica raffigurante un diavolo seminudo. Gli occhi sono in pasta di vetro con iride nocciola. Il muso, caratterizzato da uno spiccato prognatismo, è levigato sugli zigomi e sulla fronte. La sommità del capo, il mento, il collo, l'intero corpo e le gambe presentano solchi irregolari simili a quelli di una ruvida scorza d'albero. Le braccia sono salsicciotti di velluto imbottito fissati alle spalle ed agli avambracci per mezzo di chiodi. Due spalline di cuoio inchiodate al corpo proteggono le articolazioni delle braccia. Dalla cintola alle cosce la marionetta è formata unicamente da un paio di calzoncini in velluto imbottiti, con una lunga coda, pure imbottita, applicata sul retro.Tutte le parti in legno ed in velluto sono dipinte ad olio in colore rosa di Tiro. Qualche pennellata carminio sulle corna. Qualche tratto di colore bianco per simulare i denti in bocca. Un gancio alla sommità della testa indica che la marionetta era azionata con movimento a ferro. L'unico snodo è al collo. Le braccia sono mosse da fili legati ai polsi. La coda può essere azionata da un apposito filo.
Notizie storico-critiche: Con il termine "teatro di animazione" sono indicate tutte le forme di spettacolo dal vivo che fanno uso di oggetti e figure che nella rappresentazione vengono animate artificialmente, a imitazione del movimento vitale. Animare, infatti, significa dare vita. Rientrano in questo ambito: burattini, marionette, ombre, pupi, pupazzi ecc. Nei primi anni ottanta del Novecento si è cominciato a usare un altro termine, "teatro di figura", nato soprattutto perchè dai primi anni settanta si era sviluppata "l'animazione teatrale" e i due termini, simili fra loro, favorivano equivoci. Il teatro di animazione è innanzi tutto teatro. Ciascun genere ha una propria storia, delle proprie regole e quindi un proprio linguaggio. Ogni cultura ha sviluppato delle proprioe tecniche e delle proprie caratteristiche: le marionette indiane sono diverse da quelle birmane e da quelle italiane.Il teatro di animazione è una forma di spettacolo dal vivo che si affianca alle altre tipologie teatrali così come fa il teatro d'attore, il melodramma, la danza. La differenza è l'animatore che dà vita a degli oggetti e attraverso quelli comunica; oggetti che possono compiere azioni umanamente impossibili: ad esempio una marionetta può volare. Ritroviamo burattini e marionette fin dall'antichità, ben prima della nascita del teatro d'attore. La loro origine e funzione è religiosa e venivano impiegati all'interno dei templi per raccontare i miti e in questo caso le marionette rappresentavano dei, semidei e uomini. I reperti più antichi che finora si conoscono risalgono all'VIII e al VII secolo a. C. e sono stati ritrovati in Grecia (Melloni 2005).
La nascita e lo sviluppo del teatro dei burattini in Italia si mescolano con quelli del teatro della Comedia dell'Arte nella seconda metà del Cinquecento. Ambedue i tipi di spettacolo arrivano ad influenzarsi reciprocamente. Infatti frequentavano la piazza come luogo di lavoro; non usavano veri e propri copioni per la recitazione, ma si affidavano a canovacci su cui gli attori e i burattinai improvvisavano mostrando una forte carica aggressiva e satirica. Il burattino è un fantoccio entro cui si nasconde la mano del manovratore, detto appunto burattinaio, come se infilasse un guanto. Il fantoccio-marionetta è invece un pupazzo animato per mezzo di fili mossi dall'alto (Cecco 1999). Il marionettista impugna l'estremità di un ferro tenuto verticale ed agganciato all'altro capo sulla sommità della testa. Gli arti, le braccia, le gambe ed il corpo vengono mossi azionando i fili di controllo.
La marionetta fa parte della Collezione raccolta in molti anni da Gottardo Zaffardi.
Collocazione
San Benedetto Po (MN), Museo Civico Polironiano
Credits
Compilazione: Cecco, Andrea (2001)
Aggiornamento: Massari, Francesca (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/MN150-00004/
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