Giacca da sera
Roberto Capucci
Descrizione
Autore: Roberto Capucci (1930 - ...)
Cronologia: 1980-1989
Tipologia: giacca da sera
Materia e tecnica: jersey, bottoni in madreperla, paillettes (filatura, intreccio, cucitura)
Misure: 40 cm x 56 cm
Descrizione: Giacca in jersey color avorio interamente ricamata con paillettes a tono. Chiusura con tre bottoni in madreperla, due pattine per tasche, collo con risvolti.
Notizie storico-critiche: Dizionario della moda 2004 a cura di Guido Vergani
Baldini Castoldi Dalai Editore p. 201
" Capucci Roberto (1930). È ritenuto il più grande creatore italiano d'alta moda, intesa come fucina di pezzi unici. Comincia a disegnare vestiti giovanissimo. Nel '51 presenta le sue prime creazioni a Firenze, sotto l'egida di Giovanni Battista Giorgini, suscitando sensazioni e scalpore e riscuotendo immediato successo. Nel '56, dopo la sfilata a palazzo Pitti, viene acclamato come il migliore creatore di moda italiano. Riceve i complimenti perfino da Christian Dio. Nel '58 con la creazione della sua linea A scatola, si aggiudica l'Oscar della Moda, premio istituito dalla Filene's di Boston che, per la prima volta, viene assegnato a uno stilista italiano. Dal '62 al '68 si trasferisce a Parigi dove apre un atelier e dove sarà il primo couturier italiano cui viene offerto di dare la firma ad un profumo. Nei primi anni '80, quando le sfilate arrivano in televisione e si afferma il pret-a-porter, abbandona la Camera della Moda e sceglie di presentare le sue creazioni secondo i suoi ritmi, in città sempre diverse, spesso in musei.
Romano, figlio di un medico, studia al liceo artistico e all'accademia di Belli Arti di Roma. Arriva alla moda quasi per caso. Vive appartato, cercando stimoli ben lontani dall'universo - per lui troppo commerciale - della moda. Li trova in un viaggio lontano, osservando il volo di un uccello durante un safari in Africa, ma anche soltanto sbucciando un'arancia, copiando l'elegante voluta della buccia. Trae la sua ispirazione guardando un quadro, una statua, un'armatura, osservando il plissé di una gorgiera, la voluttuosità di un damasco.
Per prepare una collezione, disegna fino a 1200 bozzetti di abiti, prima in bianco e nero per non essere influenzato dal colore, poi li seleziona. Ogni suo vestito può richiedere fino a quattro mesi di lavoro e fino a 180 metri di tessuto, scelto sempre fra i più pregiati. Capucci è l'ultimo a usare il taffettà ermesino, tessuto a mano su telai del 1500. Pretende rasi che abbiano la morbidezza del crepe e, utilizza sauvage, seta grezza ricercatissima, il mikado, la georgette, stoffe fatte tingere a Lione, riproducendo fino a 172 sfumature di uno stesso colore nella plissettatura di una cappa, di un corpetto, di una gonna. Persegue un suo sogno visionario di bellezza in abiti-scultura con volute, creste, nervature che hanno la sontuosità e insieme il rigore e la ieraticità di costumi rinascimentali, di architetture fantastiche, di allegorie spettacolari, abiti di fortissima personalità e di nessuna praticità, ricercati per grandiosi balli o per matrimoni particolarmente impostanti. È il primo negli anni '60 a realizzare passerelle di avanguardia con gag di umorismo stralunato e sottile, in cui si diverte e sperimentare ogni sorta di materiale: rafia, paglia, sassi di mare, plastica riempita d'acqua colorata, bambù, tela di sacco, vetroresina, grani di rosaio fosforescenti ('65 Parigi).
Respinge l'inflazionaria definizione di stilista preferendo essere chiamato ricercatore".
Collocazione
Mazzano (BS), Museo della Moda e del Costume
Credits
Compilazione: Simonetto, Roberta (2013)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/MZ020-00156/
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