Mulino
ambito valtellinese, (parti lignee) bottega di falegname, (parti in ferro) officina di fabbro, (parti in pietra) scalpellino
Descrizione
Ambito culturale: ambito valtellinese, (parti lignee) bottega di falegname, (parti in ferro) officina di fabbro, (parti in pietra) scalpellino; Italia, Lombardia
Cronologia: sec. XIX prima metà
Categoria: attività agro-silvo-pastorali
Tipologia: mulino
Materia e tecnica: pietra (scultura); ferro (battitura); legno (sagomatura); corda
Descrizione: Grande macchina per la macinazione dei cereali posta in un apposito edificio. Il complesso è costituito: 1) dagli elementi di trasmissione della forza motrice ottenuta con la caduta dell'acqua: una grande ruota verticale con cassette (ròda) collegata all'albero orizzontale di trasmissione del moto rotatorio, a sua volta provvisto all'estremità opposta di una ruota minore con dentelli (sc-ùut) che aziona l'ingranaggio (carél) fissato a un perno in ferro verticale; 2) dagli elementi adibiti alla macinazione: il perno in ferro verticale trasmette il moto del "carél" alla mola superiore , sotto di questa è la massiccia mola inferiore fissa. La mola superiore rotante è contenuta in un cassone ligneo sopra il quale è sospesa la tramoggia (tremöa) per il caricamento delle granaglie da macinare.
Notizie storico-critiche: L'intero complesso dei macchinari del mulino, con gli accessori ad esso funzionali, sono stati acquistati a Pedenosso dall'ultimo proprietario Gervasio Martinelli. Da una ricognizione nei documenti catastali antichi (catasto rustico del 1845 e catasto dei fabbricati urbani del 1875), l'opificio è individuato dalla particella n. 941 come "mulino da grano ad acqua con casa", al numero civico 60, l'edificio comprendeva 3 piani per 8 vani complessivi. I primi proprietari menzionati sono Antonio Martinelli fu Domenico e la moglie Maria Bradanini fi Giovanni Maria. Nel 1899 il mulino passa ai figli Celestino, Domenica, Enrico Francesco e Carolina Rosa. Nel 1906 risulta unico proprietario Celestino e nel 1953 eredita il tutto Gervasio, che lo gestì e lo mantenne in uso fino agli anni '70. Le macine vennero sostituite nel 1911 prelevando quelle di un mulino inattivo di Santa Lucia proprietà della famiglia Trabucchi.
Per la ricostruzione del mulino presso il Museo Vallivo Valfurva sono stati utilizzati alcuni elementi di un altro opificio simile presente a Sant'Antonio Valfurva, in particolare vennero utilizzate alcune parti del soppalco sul quale poggia la macina.
Collocazione
Valfurva (SO), Museo Vallivo Valfurva "Mario Testorelli"
Credits
Compilazione: Bonetti, Luca (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/SO100-01395/
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