Caldaia

ambito valtellinese, bottega di ramaio

Caldaia

Descrizione

Ambito culturale: ambito valtellinese, bottega di ramaio

Cronologia: sec. XX prima metà

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: caldaia

Materia e tecnica: rame (laminatura, battitura, saldatura); ferro (battitura)

Misure: 153 cm x 153 cm x Ø 125 cm

Descrizione: Grande recipiente in lamina di rame a sezione tonda e fondo bombato, realizzato assemblando tra loro tre lamine tramite rivettatura e successiva saldatura con lega metallica. Il bordo superiore è rinforzato con una fascia in ferro che avvolge la caldaia lungo la parte esterna, la lamina di rame perimetrale superiore è ribattituta intorno a un tondino di ferro circolare a formare un orlo liscio a sezione tonda. Ai due agganci in ferro battuto laterali è fissato un massiccio manico mobile semicircolare dello stesso metallo. Le proporzioni enormi della caldaia sono dettate dal fatto che era in uso in una latteria pubblica, dove si lavorava il latte prodotto da molti allevatori del paese.

Notizie storico-critiche: L'allevamento bovino fu incrementato nella zona di Ponte in Valtellina a partire dalla crisi della viticoltura, sul finire del secolo scorso, tanto che furono fondate due latterie in paese: la Latteria Sociale Cooperativa, nel 1880 e la Latteria Turnaria, nel 1886. Il regolamento degli alpeggi approvato dal Consiglio comunale nel 1889 stabiliva il numero di capi di bestiame che si potevano caricare sugli alpeggi (70 a Rhon, 40 a Campondola, 50 a Campiascio, 30 a Gardé 30 a Motti e 30 al Combolo e Piano), nonchè la normativa per accedervi.
La grande caldaia era utilizzata per la trasformazione in formaggio di grandi quantità di latte nella latteria pubblica. Agganciata a un braccio girevole detto "cicogna", veniva riempita con il latte da lavorare e portato a una temperatura di 34 - 37 gradi centigradi per mezzo di un fuoco che acceso sotto di essa. Raggiunta la temperatura desiderata la caldaia veniva spostata dal fuoco tramite il braccio girevole dopodichè si aggiungeva il caglio al latte, durante questa operazione il latte viene ulteriormente rimestato. Dopo 30 - 40 minuti il latte coagulato (cagliata) viene rotto e sminuzzato per mezzo del "frangicagliata", anticamente costituito da un semplice ramo sfrondato e forcuto. La dimensione dei frammenti di cagliata variava a seconda del tipo di formaggio che si intendeva produrre. Successivamente la caldaia era rimessa sul fuoco per riscaldare la massa all'interno fino a 40 - 48 gradi, questa cottura aveva lo scopo di disidratare il coagulo. Raggiunto il grado di disidratazione desiderato la cagliata viene scaldata ulteriormente per agevolarne la coesione, poi, allontanata la caldaia sal fuoco, veniva rimescolata ancora per 15 - 20 minuti. Quando la cagliata era raccolta sul fondo i grumi caseosi erano estratti dalla caldaia per mezzo di grandi tele a trama larga per facilitare lo scolo del siero, quindi l'impasto suddiviso e pressato nelle varie forme che venivano avviate alle successive fasi di lavorazione e stagionatura.
Alcune immagini del fondo fotografico storico conservato presso la biblioteca comunale di Ponte in Valtellina ritraggono l'utilizzo della grande caldaia, ora presso il museo, quando era ancora in servizio alla Latteria Sociale Cooperativa.

Collocazione

Ponte in Valtellina (SO), Museo Etnografico di Ponte in Valtellina

Credits

Compilazione: Bonetti, Luca (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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