Trinciafoglia
Ghislanzoni, Gaetano fu Paolo ((legno) falegname, (ferro) fabbro ferraio);
Descrizione
Autore: Ghislanzoni, Gaetano fu Paolo ((legno) falegname, (ferro) fabbro ferraio) (sec. XX inizio), (cassa) bottega di falegname
Ambito culturale: ambito lecchese, Lombardia
Cronologia: sec. XX inizio
Categoria: attività agro-silvo-pastorali
Tipologia: trinciafoglia
Materia e tecnica: legno (taglio, levigatura, foratura, commettitura, inchiodatura, tornitura); ferro (riscaldamento, forgiatura, filettatura, molatura, tempratura)
Misure: 53 cm. x 99 cm. x 86 cm.
Descrizione: L'oggetto si compone di una lunga cassa in legno a forma di parallelepipedo, aperta nella parte superiore, montata su tre gambe d'appoggio di legno. Le gambe d'appoggio sono collegate tra loro mediante traversine di rinforzo. All’interno della cassa scorre longitudinalmente un pistone in legno della stessa lunghezza del condotto, coperto da una fascia di tessuto spesso e mosso mediante ingranaggi da una manovella esterna in ferro. All'estremità aperta della cassa è imperniata una lunga lama tagliente, munita di maniglia lignea tornita
Notizie storico-critiche: In molte case, fino a quando i bachi erano piccoli, la foglia di gelso (#föia#) era tagliata a piccole strisce, come l'insalata (#fìna cumpàgn de l’insalata): dapprima con una forbice, con un coltello (#curtéla#) o con una piccola roncola; poi, con la crescita delle dimensioni dei bachi, si passava al triciafoglia, la cui lama sminuzzava il cibo dei bachi da seta (#cavalée#).
G.B. Muzzi (2001) riferisce che i bachi, da piccole capocchie di spillo quali erano all'inizio del loro ciclo vitale, diventavano sempre più grossi e voraci. Alla necessità di non far loro mancare le foglie di gelso si provvedeva con continue puntate lungo i filari, assegnato dal padrone del fondo alla famiglia tenutaria dei bachi.
L'informatore Romeo Riva (2024) racconta che erano le donne a occuparsi dell'allevamento dei bachi da seta. Poiché le foglie di gelso andavano somministrate ai bachi fresche e asciutte, quando pioveva i rami venivano tagliati e messi a essiccare sotto il portico o nella stalla della cascina. Le piante di gelso erano coltivate a filari ai bordi dell'appezzamento arativo, dove si coltivavano frumento, granoturco, patate o legumi.
Fonti di documentazione: 2/ 3
Collocazione
Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB
Credits
Compilazione: Capra, Michela (2024)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/SWDO1-00007/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).