Incubatrice

Incubatrice

Descrizione

Ambito culturale: , Lombardia

Cronologia: sec. XIX fine

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: incubatrice

Materia e tecnica: legno di abete (taglio, sagomatura, commettitura, inchiodatura, pittura); ferro (riscaldamento, forgiatura); vetro (soffiatura, taglio); terracotta (modellazione, cottura)

Misure: 46,5 cm. x 40,5 cm. x 113 cm.

Descrizione: Mobile di forma parallelepipeda costituito, nella parte inferiore, da due fiancate d'appoggio e, in quella superiore, da una parte cubica cava, chiusa da un antello in vetro sia sul verso che sul retro. L'interno contiene 13 ripiani sovrapposti in cui scorrono altrettanti cassetti bassissimi, muniti di un pomello. Ogni cassetto è fatto di un telaio in legno con fondo in carta, rinforzato da tre liste sottese in metallo. Ciascun cassetto reca sul fronte un'etichetta su cui a penna sono scritti i nomi delle famiglie cui il fattore (o il padrone della terra) avrebbe distribuito i bachi appena nati. Su uno dei due sportelli è montato un distanziatore di metallo che impedisce ai cassetti di giungere contro questa parete del mobile. Tra le due fiancate dell’armadio, su una barra di metallo scorre una piastra tonda che fungeva da base per appoggiare un fornello atto al riscaldamento delle uova dei bachi. Nella parte superiore al mobile può essere regolata l’ampiezza di un’apertura di ispezione mediante una piastrella scorrevole in terracotta

Notizie storico-critiche: M. Pirovano (2000, p. 115) scrive che l'acquisto del seme bachi (#suménza#) avveniva da parte delle donne o, più raramente, a opera del padre di famiglia. Il seme era venduto a peso, utilizzando come unità di misura l'oncia (#ùnza#), che, a seconda delle epoche e delle località, corrispondeva a quantità che variavano dai 26 ai 30 grammi. Ognuno ne comperava tenendo conto del numero di graticci e dello spazio di cui poteva disporre, oltre che della quantità di foglia che poteva procurarsi. La schiusa delle uova avveniva presso i commercianti di seme baco o anche presso i fattori delle proprietà, che disponevano di incubatrici più o meno grandi, riscaldate a olio o ad alcol. In questo caso comparivano sui cassetti dell'incubatrice i nomi delle famiglie dei coloni per cui era stato riferito il seme bachi e ad essi sarebbero stati distribuiti non appena si fossero schiuse le uova.
Nell'inventario museale si legge che la Famiglia Baggioli - Spreafico, da cui proviene l'oggetto, era proprietaria di grandi estensioni di terreno e aveva alle sue dipendenze ben sette o otto massari, ovvero fattori. Pietro Ratti, l'utilizzatore di questa incubatrice, fu proprio un fattore della proprietà della Famiglia.
L'informatore Romeo Riva (2024) riferisce che i contadini di Oggiono e Galbiate si rifornivano di seme bachi prevalentemente a Mondonico di Olgiate Molgora.
Fonti di documentazione: 2/ 3

Collocazione

Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB

Credits

Compilazione: Capra, Michela (2024)

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