Aratro
Descrizione
Ambito culturale: , Lombardia
Cronologia: sec. XX inizio
Categoria: attività agro-silvo-pastorali
Tipologia: aratro
Materia e tecnica: ferro (riscaldamento, battitura, forgiatura, molatura, tempratura, ribattitura); legno (taglio, scortecciatura, levigatura, inchiodatura)
Misure: 65 cm. x 131 cm. x 70 cm.
Descrizione: Aratro asimmetrico, a struttura rigida, composto di varie parti in ferro, unite tra loro mediante saldatura a caldo oppure con viti e bulloni. Il vomere, di forma trapezoidale, è dotato di un unico versoio ricurvo. Nella parte posteriore del vomere sono assicurate le due stive dotate di impugnatura in legno, unite nel mezzo, mediante bullonatura, con una traversina di rinforzo. Alla parte anteriore e superiore del vomere è fissata la bure, terminante con un dispositivo di attacco all'animale da tiro. Al centro della bure, nella parte inferiore è fissato il coltro, un grande coltello con lama rivolta verso l'esterno
Notizie storico-critiche: P. Scheuermeier (1980, vol. I, pp. 95-107) informa che l'aratro nacque in tempi antichissimi dal perfezionamento della zappa. La sua efficacia dipendeva dalla sua costruzione, adattata alla forma del terreno e alla natura del suolo. A seconda che il terreno fosse pesante o soffice, argilloso, sabbioso, profondo o scarso, l'aratro assumeva dimensioni, forma e pesantezza diverse. Agli inizi del Novecento, in molti luoghi i moderni aratri in ferro avevano sostituito i vecchi tipi di aratri in legno, grazie alla loro maggiore efficacia, oppure venivano usati insieme ad essi. L'aratro asimmetrico consentiva di tracciare solchi più profondi, andando più in profondità rispetto a quello simmetrico, e di rovesciare la fetta di terreno tagliata da una parte sola.
M. Galimberti (2000, p. 86) scrive che, in Alta Brianza, l'aratro monovomere era trainato da due cavalli o asini. L'aratura seguiva un percorso preciso, seguendo un tracciato a spirale, partendo dalla parte centrale del campo fino al perimetro o viceversa, dall'esterno verso il centro. Le due direzioni erano seguite ad anni alterni, in modo che l'unico vomere smuovesse la terra un anno verso un lato e l'anno successivo dall'altra parte.
L'informatore Romeo Riva (2024) racconta che nei dintorni di Lecco vi erano in passato numerose fucine da ferro specializzate nella fabbricazione di svariati manufatti in ferro, mosse dall'energia idraulica dei tre torrenti che nascono alle pendici della Grigna e che attraversano la città. Riferisce che questo tipo di aratro poteva essere trainato da un asino, un mulo o da una mucca. Informa che la tecnica dell'aratura circolare è stata introdotta in tempi più recenti rispetto all'aratura effettuata avanti e indietro, girando cioè di 180 gradi alla fine de solco, muovendosi in senso opposto. In Alta Brianza i terreni più argillosi erano situati in prossimità dei laghi, mentre quelli in pendio erano più sabbiosi e morbidi. Ricorda che tra i contadini della zona di Galbiate e Oggiono vi era l'uso di arare tutti gli anni, dimodoché la terra era molto friabile e facilmente lavorabile. Nei campi destinati a seminativo la letamazione avveniva generalmente in autunno.
Fonti di documentazione: 2/ 3
Collocazione
Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB
Credits
Compilazione: Capra, Michela (2024)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/SWDO1-00016/
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