Rincalzatrice
Descrizione
Ambito culturale: ambito alto-brianzolo, Lombardia
Cronologia: sec. XX iniziosec. XX inizio
Categoria: attività agro-silvo-pastorali
Tipologia: rincalzatrice
Materia e tecnica: legno (taglio, scortecciatura, piallatura, levigatura, pittura, bullonatura); ferro (riscaldamento, battitura, forgiatura, saldatura, bullonatura)
Misure: 52 cm. x 197 cm. x 84 cm.
Descrizione: L'oggetto è costituito da varie componenti in legno e ferro. La bure centrale è formata da un'asse orizzontale a sezione quadrangolare, completata su ambi i lati da due assi orizzontali, anch'esse a sezione quadrata, alla cui parte posteriore sono fissate mediante bullonatura le due stegole; esse sono sagomate all'estremità posteriore per favorire la presa con le mani; quella destra è stata sostituita. Queste parti lignee sono dipinte di verde. Alle assi orizzontali lignee sono assicurate le zappette e il vomere centrale in ferro. All'estremità anteriore della bure è fissato un robusto anello in ferro, a cui è fissato il bilancino per l'attacco all'animale da traino. Alle due estremità del bilancino è fissata una lunga corda
Notizie storico-critiche: M. Galimberti (2000, pp. 89-90) scrive che, in Alta Brianza, le piantine del mais iniziavano a crescere a fine maggio. Si zappava per liberarle dalle erbe infestanti e, se necessario, si diradavano (#se srarìven#). A giugno si procedeva alla rincalzatura (#regulzaà#), che richiedeva un accumulo di terra alla base del fusto per favorire l'emissione di radici avventizie, altrimenti il peso della pianta e la superficialità delle radici portavano a una facile caduta. Il terreno veniva sminuzzato e accumulato alla base della pianta col #rampeghìn#, una sorta di erpice triangolare munito di denti e piccoli vomeri. L'attrezzo era trainato da un asino e veniva guidato da una persona; dietro, altre persone completavano il lavoro con la zappa.
G.B. Muzzi (2001, p. 75) scrive che diverse erano le tipologie di rincalzatrici che avevano però il medesimo scopo, ovvero quello di tranciare e ribaltare all'aria le radici delle piante infestanti che crescevano tra gli steli del mais. Potevano essere trainate da un cavallo o da un giumento, attaccati alla macchina con tiranti legati al bilancino.
L'informatore Romeo Riva (2024) racconta che la rincalzatura era un'operazione necessaria perché le radici delle antiche varietà di mais locali sviluppavano radici fascicolate di poca profondità, che il maltempo accompagnato dal vento avrebbero inevitabilmente scalzato. Le varietà ibride di mais coltivate oggi, invece, sviluppano radici molto più profonde, che rendono difficile l'allettamento degli steli. Chi non possedeva asini o muli per il traino utilizzava solitamente una mucca.
Fonti di documentazione: 2/ 3
Collocazione
Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB
Credits
Compilazione: Capra, Michela (2024)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/SWDO1-00020/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).