Macchina sgranatrice
Descrizione
Ambito culturale: ambito comasco, Lombardia
Cronologia: sec. XX prima metàsec. XX prima metà
Categoria: attività agro-silvo-pastorali
Tipologia: macchina sgranatrice
Materia e tecnica: legno di abete (taglio, scortecciatura, riduzione in assi, foratura, commettitura, inchiodatura, pittura); ferro (riscaldamento, stampo, forgiatura, tornitura, tempratura, filettatura)
Misure: 68,5 cm. x 75,7 cm. x 99 cm.
Descrizione: L'oggetto è formato da una cassa lignea parallelepipeda a sezione rettangolare, poggiante su due gambe parallele. Lungo uno dei lati maggiori della cassa è apposto uno scivolo dotato di sponde modanate. Al centro del lato superiore sono inseriti due imbuti in ferro troncoconici, atti all'inserimento delle pannocchie di mais. All'interno della cassa, l'estremità inferiore dei due imbuti è a contatto con due dischi dentati, atti a sgranare i grani del mais. Le ruote dentate sono mosse da un robusto volante in ferro, inserito all'esterno di uno dei lati della cassa e unito con un albero di trasmissione del moto agli ingranaggi di tre ruote dentate poste sul lato opposto, a loro volte collegate ai dischi dentati dell'interno
Notizie storico-critiche: M. Galimberti (2000, pp. 95-96) scrive che le macchine sgranatrici furono introdotte negli anni Trenta-Quaranta del Novecento. Pur essendo azionate a manovella, consentivano un enorme risparmio di tempo e fatica rispetto alle grattugie poste su cavalletto. Alla macchina lavoravano almeno due persone per più giorni. Nei primi modelli chicchi e tutoli uscivano dalla stessa apertura in basso e dovevano poi essere divisi, mentre nei modelli successivi fuoriuscivano separati. La macchina divideva i grani dal tutolo, tuttavia alcuni grani rimanevano attaccati al tutolo e venivano recuperati con una successiva sgranatura a mano. I tutoli (#luìt#/ #mulét#/ #cuchét#/ #spulét#) venivano usati per accendere il fuoco nel camino. Come nel caso di altre macchine agricole, dapprima ve n'era una per frazione, poi una per corte rurale e infine una per ogni famiglia.
L'informatore Romeo Riva (2024) racconta che le casse delle macchine sgranatrici venivano costruite dai falegnami del posto, mentre le ruote dentate e gli ingranaggi da manifatture siderurgiche dotate di torni.
Fonti di documentazione: 2/ 3
Collocazione
Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB
Credits
Compilazione: Capra, Michela (2024)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/SWDO1-00022/
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