Irroratrice di verderame

Pompa Italia Milano

Irroratrice di verderame

Descrizione

Autore: Pompa Italia Milano (1928 post)

Ambito culturale: ambito lombardo, Lombardia

Cronologia: sec. XX prima metà

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: irroratrice di verderame

Materia e tecnica: rame (fusione, stampo, saldatura); ferro (riscaldamento, forgiatura, saldatura, bullonatura); gomma (stampo, taglio); canapa (cordatura)

Misure: 38,5 cm. x 18,5 cm. x 40 cm.

Descrizione: L'oggetto è un recipiente a sezione ovale, dotato di base e coperchio dalla bocca rilevata. Sul lato destro del coperchio è inserita un'apertura circolare, con piccola maniglia di presa, per il versamento della soluzione anticrittogamica. Sul lato sinistro è inserito il pistone: esso è collegato dalla parte sinistra alla leva manuale in ferro, assicurata in basso al recipiente stesso, e dalla parte destra al tubo di mandata, quindi alla canna di prolungamento in gomma terminante con lo spandizolfo. Sul retro sono fissati i due spallacci in corda di canapa

Notizie storico-critiche: P. Scheuermeier (vol. I, pp. 152-153) riporta che, negli anni Venti e Trenta del Novecento, la lotta contro le malattie e i parassiti era l'attività che maggiormente occupava il contadino viticoltore. L'irrorazione con la soluzione di solfato di rame era il lavoro peggiore, non solo perché andava ripetuta spesso - a seconda delle zone dalle quattro alle otto volte -, ma anche perché durante questa operazione i vestiti, il viso e le mani del contadino si ricoprivano di uno strato verde. La soluzione veniva spruzzata con una pompa munita di un lungo tubo e di uno spruzzatore (#pompa#/ #macchina#). Gli apparecchi più piccoli venivano portati sulla schiena, mentre i più grandi venivano caricati su un carretto a mano: in quest'ultimo caso un contadino pompava dal carro, mentre un altro irrorava le viti con un tubo molto lungo.
A. De Battista (2000, p. 227) scrive che, in Alta Brianza, tra aprile e maggio spuntavano i primi germogli sulle viti. Per prevenire le malattie dell'oidio e della peronospora, che attaccavano in particolare le foglie della vite e gli acini dell'uva, i contadini irroravano le piante con il solfato di rame (#verderàm#), sciolto in acqua assieme a un po' di calce. Era un trattamento da replicare più volte durante la stagione, specialmente dopo piogge abbondanti. Per questa ragione, furono costruite tra le vigne più grandi delle vasche per contenere acqua, calce e solfato di rame. Quest'ultimo veniva venduto in scaglie e se non era ben disciolto in acqua avrebbe potuto ostruire l'irroratrice: per questo, prima di versarla nel contenitore, la soluzione doveva essere accuramente setacciata.
Fonti di documentazione: 3

Collocazione

Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB

Credits

Compilazione: Capra, Michela (2024)

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