Forbici da potatura
Descrizione
Cronologia: sec. XX prima metà
Categoria: attività agro-silvo-pastorali
Tipologia: forbici da potatura
Materia e tecnica: ferro (riscaldamento, stampo, molatura, assemblaggio, ribattitura, brunitura)
Misure: 17,5 cm. x 1,5 cm. x 22 cm.
Descrizione: Grossa forbice costituita da due bracci incrociati e mobili attorno a un perno circolare. I bracci terminano in basso con la presa, di cui una è dotata di un grosso anello, mentre in alto con le due lame contrapposte, di lunghezza e larghezza differenti tra loro. Sotto il perno sono posti due piccoli cilindri entro cui era inserita la molla di regolazione dell'apertura e della chiusura delle lame
Notizie storico-critiche: A. De Battista (2000, p. 227) scrive che la vigna richiedeva una lunga serie di interventi, ordinati secondo una precisa successione. D'inverno era necessario potare i tralci (#taià föra#) per rinforzarli, rinnovare la pianta e per legare (#fa sö#) i tralci potati ai pali e ai fili di sostegno. In Alta Brianza, alcuni contadini preferivano potare entro Natale, iniziando il lavoro circa un mese dopo la vendemmia: volevano approfittare del periodo piovoso, perché l'umidità rendeva più flessibili i tralci (#smèrz#/ #cavèt#) e, quindi, riduceva il rischio che si spaccassero quando bisognava piegarli (#tirài gió#) per legarli ai fili o alle pertiche del filare. Altri erano soliti potare a partire dalla metà di febbraio, dopo il gelo, secondo l'uso per cui "quando gela, nessuna pianta dev'essere toccata". Passato il periodo più freddo e con l'avvicinarsi della primavera, la vite comincia a muovere la linfa (#èl sambiòch#): era giunto il momento di potare e legare, prima che spuntassero i nuovi rami e germogli. La potatura consisteva nel tagliare i tralci che avevano fruttificato l'anno precedente e che erano ormai superflui, anzi dannosi, poiché avrebbero tolto forza alla pianta e ostacolato la maturazione dell'uva.
G.B. Muzzi (2003, p. 23) riferisce che la potatura non era un lavoro semplice o da affidare a inesperti. Se mal fatta, poteva pregiudicare la vendemmia successiva. Andavano individuati i tralci da cui, l'estate successiva, ottenere la produzione di grappoli, eliminando quelli che avrebbero disperso la potenza vivificante della pianta.
Fonti di documentazione: 3
Collocazione
Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB
Credits
Compilazione: Capra, Michela (2024)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/SWDO1-00033/
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