Falce fienaia
Riva, Giovanni #Nueléta# (contadino);
Descrizione
Autore: Riva, Giovanni #Nueléta# (contadino) (sec. XX metà), costruzione del manico
Ambito culturale: ambito alto-brianzolo, Lombardia
Cronologia: 2003sec. XX prima metà
Categoria: attività agro-silvo-pastorali
Tipologia: falce fienaia
Materia e tecnica: legno (taglio, piallatura, intaglio, foratura, commettitura, inchiodatura); ferro (riscaldamento, battitura, forgiatura, tempratura, molatura)
Misure: 15 cm. x 189,5 cm.
Descrizione: Attrezzo composto da un lungo manico a sezione rettangolare, nel centro del quale è commessa in un foro una prima maniglia di presa a forma di L e alla cui estremità superiore è inchiodato un secondo, piccolo appiglio a forma di T. All'estremità inferiore del manico è fissata la lama della falce, di forma leggermente ricurva, terminante a punta e munita di costola lungo il lato opposto alla parte tagliente. La lama termina con un codolo ad essa perpendicolare, che è assicurato al manico mediante una ghiera in ferro e l'inserimento di un cuneo ligneo
Notizie storico-critiche: P. Scheuermeier (1980, vol. I, pp. 55-57) informa che il manico della falce fienaia è quasi sempre dritto o solo leggermente ricurvo. Secondo il numero e la direzione delle impugnature nel manico si potevano distinguere diversi tipi di falci, in parte anche limitati a determinati territori: con manico a due impugnature, a un'unica impugnatura, oppure senza impugnature. Negli anni Venti e Trenta del Novecento, la falce e il falcetto erano ancora utilizzati per il taglio dell'erba sulle pendici montane più impraticabili, nei luoghi poco accessibili alle macchine agricole o lungo i bordi di ripide scarpate.
A. De Battista (2000, pp. 170-172, 180) scrive che in Alta Brianza il primo taglio dell'erba, detto #magéench#, si faceva tra la fine di aprile e l'inizio di maggio; il secondo, l'#ustàn# (detto anche #agustàn# o #segùunt#), si tagliava tra luglio e agosto; il terzo (#terzöö#, #terziröö#, #tèerz#, #setembràn#) avveniva tra la prima e la seconda settimana di settembre. A questi tre tagli, che ovunque si seguivano a 40-50 giorni di distanza, se ne poteva aggiungere un quarto, detto #quàart# o #quartiröö#. Il taglio migliore era il primo: grazie alle piogge primaverili l'erba era più abbondante, più alta e più sostanziosa. Falciare era un lavoro faticoso, che richiedeva forza e perizia. Era dunque prerogativa degli uomini e di norma si svolgeva la mattina presto, già dalle cinque di mattina, per anticipare il sole, sfruttare l'umidità dell'erba che consentiva di far scorrere meglio la lama, avere tutto il giorno a disposizione per l'essiccazione e trovare il tempo per fare gli altri lavori che la stagione richiedeva. Il taglio dell'erba poteva impegnare quattro o cinque ore la mattina e a volte si riprendeva verso sera; in tal caso l'erba si lasciava sul terreno e, il giorno dopo, se era una bella giornata, si andava a spargere per l'essiccazione. Il manico (#mànech#) veniva costruito dai contadini stessi con legni resistenti ma leggeri, come il frassino e il salice. La maniglia (#magnöla#) doveva essere realizzata con legno più duro, come il corniolo o il biancospino e, da quando si è iniziato a tagliarli, il gelso.
G.B. Muzzi (2003, p. 63) precisa che il manico della falce doveva essere di legno leggero e resistente.
L'informatore Romeo Riva (2024) sostiene che il manico e la maniglia della falce fienaia in oggetto sono realizzati in legno di castagno. Erano i contadini stessi a fabbricare il manico della falce, che alla metà del Novecento si acquistava presso il locale Consorzio Agrario.
Nelle note dell'inventario museale, compilato nel 2000, si legge che il manico è più recente rispetto alla lama della falce in oggetto.
Fonti di documentazione: 2/ 3
Collocazione
Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB
Credits
Compilazione: Capra, Michela (2024)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/beni-etnoantropologici/schede/SWDO1-00043/
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