Cote

ambito bergamasco

Cote

Descrizione

Ambito culturale: ambito bergamasco, Lombardia

Cronologia: sec. XX prima metà

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: cote

Materia e tecnica: pietra (scalpellatura, levigatura)

Misure: 4,5 cm. x 20,5 cm. x 2 cm.

Descrizione: Pietra sbozzata di forma oblunga, in alto a sezione rettangolare, in basso assottigliata e levigata e a sezione conica

Notizie storico-critiche: P. Scheuermeier (1980, vol. I, pp. 58-59) riferisce che la pietra cote poteva essere contenuta in diversi tipi di involucri, fissati posteriormente alla cintura: corni di bue cavi, comuni a ogni regione italiana e della Svizzera italiana e retoromanza; in foderi di legno cilindrici o piatti da un lato, spesso terminanti con una punta per piantarli dritti nel prato; in scatole di legno piatte, di forma rettangolare, talvolta a due scomparti, l'uno per la cote e l'altro per riporvi un bastoncino avvolto in uno straccio bagnato, usato per pulire e inumidire la lama della falce; in un moderno barattolo di latta, tondo o ovale.
A. De Battista (2000, p. 173) informa che il portacote poteva essere ricavato da un corno di mucca, di bue o di toro, che era stato svuotato del midollo. Oltre all'acqua e all'erba, qualche contadino vi inseriva anche qualche grano di sale, per evitare che l'acqua, dopo qualche giorno, prendesse odore di marcio. In Alta Brianza, la pietra cote veniva comprata al mercato o dagli arrotini girovaghi (#muléta#). Vi era una cava di pietra abrasiva (pietra arenaria o di calcare silicifero) in località Pra Merlàa, nei pressi di Calolziocorte e una, molto importante, a Pradalunga, nella bergamasca Val Seriana.
G.B. Muzzi (2001, p. 90) scrive che cote e portacote facevano parte del corredo di ogni falciatore. Con un gancio di filo di ferro zincato il portacote veniva appeso alla cinta dei pantaloni, lungo la schiena, affinché fosse sempre a portata di mano e non recasse impaccio durante le operazioni di falciatura. Nel portacote, insieme alla pietra venivano inserite anche un po' di acqua e di erba, per evitare l'usura e lo sbattimento sulle pareti dell'involucro. La molatura si faceva durante la falciatura per rinnovare velocemente il filo della lama, senza dover fare una sosta prolungata per batterla col martello sull'incudinella.
L'informatore Romeo Riva (2024) riferisce che la pietra arenaria utile alla fabbricazione delle coti veniva estratta nella Bergamasca. Ricorda che nel portacote veniva messa soltanto acqua, per mantenere l'abrasività della pietra.
Fonti di documentazione: 2/ 3

Collocazione

Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB

Credits

Compilazione: Capra, Michela (2024)

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