Martello da falce

Martello da falce

Descrizione

Ambito culturale: ambito austriaco; Austria

Cronologia: sec. XX prima metàsec. XX prima metà

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: martello da falce

Materia e tecnica: ferro (riscaldamento, battitura, forgiatura, tempratura, brunitura); legno (taglio, scortecciatura, intaglio, levigatura)

Misure: 18,8 cm. x 25 cm. x 2,4 cm.

Descrizione: Attrezzo costituito da un breve manico in legno a sezione ovale, la cui estremità superiore è inserita nell'occhiello della testa battente, dotata di due bocche a sezione quadrata

Notizie storico-critiche: P. Scheuermeier (1980, vol. I, pp. 58-60) riferisce che incudinella e martello per battere la falce erano due strumenti inseparabili. Si affilava a martello su un'incudine fissa a casa come nei campi. D'altra parte, quasi sempre i contadini portavano con sé sul posto di lavoro gli strumenti per affilare, legati con una catenina o una cordicella gettata sulle spalle. La falce fienaia veniva generalmente sempre smontata per effettuare la battitura, che poteva essere effettuata conficcando l'incudinella direttamente nella terra del prato oppure su un ceppo di legno. Una volta piantata, la testa dell'incudine doveva essere abbastanza alta da consentire a chi stava seduto di lavorare comodamente col martello. L'incudine che andava conficcata nel legno doveva quindi essere notevolmente più corta e massiccia di quella che veniva infissa nella terra, la cui punta poteva essere lunga fino a 15 cm. In quest'ultimo caso, un po' più in basso della metà, l'attrezzo recava una fessura verticale attraverso la quale passavano due robuste bande in ferro, avvolte a spirale alle estremità, per evitare che sprofondasse nella terra.
A. De Battista (2000, pp. 173-174) informa che la frequenza con cui una lama andava affilata dipendeva dal tipo di terreno, dalla qualità dell'erba (che, ad esempio, era più dura al terzo taglio che non al primo) e dalla capacità del falciatore di non colpire il terreno. La preparazione della falce iniziava ancora prima di arrivare al prato, a casa. Il contadino si metteva a #martelà la rånza#, cioè a rinnovare il filo della lama ribattendolo con il #martèl de marlà#, tenendo la lama appoggiata sull' incudine (#incügen#). Quando la pezza di prato da falciare era estesa, la casa distante dal prato e il terreno difficile, il falciatore portava con sé anche il martello e l'incudine. Poteva piantare l'incudine nel tronco di un albero, martellando stando in piedi o seduto, oppure portava con sé una sorta di panca (#cavalèt#) a tre gambe su cui stare seduto durante la battitura. Doveva fare molta attenzione a non sbagliare i colpi, altrimenti la lama avrebbe preso un'ondulazione irregolare (#èl brescèl#), rendendo difficile il taglio dell'erba.
G.B. Muzzi (2001, p. 90) scrive che, per poter affilare comodamente, il contadino doveva aver smontato la falce dal manico e lavorare seduto di fronte all'incudine, che sporgeva da terra 15/20 cm.
Fonti di documentazione: 3

Collocazione

Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB

Credits

Compilazione: Capra, Michela (2024)

NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).