Rastrello

Corti, Basilio (contadino)

Rastrello

Descrizione

Autore: Corti, Basilio (contadino)

Ambito culturale: ambito alto-brianzolo, Lombardia

Cronologia: sec. XX metà

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: rastrello

Materia e tecnica: legno (taglio, scortecciatura, intaglio, piallatura, foratura, levigatura, commettitura, inchiodatura)

Misure: 60 cm. x 12 cm. x 184 cm.

Descrizione: L'attrezzo è costituito di un lungo manico in legno terminante a forcella, le cui estremità sono inserite entro due fori ricavati nel regolo rettangolare, perpendicolare al manico. Il raccordo tra manico e regolo è assicurato mediante l'inserimento di due chiodi. Lungo il lato interno del regolo sono commessi in fori equidistanti tredici rebbi dritti lignei, terminanti a punta

Notizie storico-critiche: P. Scheuermeier (1980, vol. I, pp. 58-60) riferisce che, nelle zone in cui la fienagione era importante, il fieno sparso veniva raccolto con un rastrello, quasi sempre interamente di legno. Il manico dritto poteva misurare da 1, 5 a 2,5 metri. La lunghezza del regolo e dei denti, così come la loro grossezza e la reciproca distanza, variavano a seconda della zona e dell'uso.
A. De Battista (2000, pp. 174-175) informa che, dopo il taglio e lo spargimento dell'erba sul terreno, la sera, con un rastrello (#restèl#) i contadini riunivano l'erba in piccoli mucchi (#maregnöö#/ #möc'#/ #muntón#), che dovevano essere di dimensioni ridotte per evitare che l'erba non ancora secca fermentasse in modo improprio. Alla mattina verso le dieci, quando il sole aveva asciugato la cotica del prato, si andava a spargere nuovamente l'erba con la forca (#tra gió i maregnöö#). Durante la giornata si voltava ancora, finché il fieno non era ben essiccato. Determinante era l'andamento climatico e il nemico principale era naturalmente la pioggia. Incappare in un maggio troppo piovoso poteva significare compromettere la qualità del primo taglio e la perdita del fieno, che avrebbe anche potuto marcire. Perciò, a ogni avvisaglia di pioggia, la famiglia correva a rastrellare e fare mucchi, anche più grandi del normale, per proteggere al meglio l'erba dalla pioggia. C'era però il rischio che l'erba, così ammucchiata, perdendo umidità cominciasse a scaldarsi e a fermentare (#bói#): per questo motivo, di tanto in tanto e approfittando dei momenti senza pioggia, si dovevano aprire i mucchi per far raffreddare l'erba (#fa sùra#) ed evitarne la fermentazione. Quando il fieno era abbastanza secco, lo si raccoglieva e lo si trasportava direttamente al fienile. Nella maggior parte dei casi il manico era fatto con legno di nocciolo (#nisciöla#), di frassino (#fràsen#) o di castagno (#castån#). Il regolo orizzontale, detto #pécen# o # asta#, era normalmente di castagno, ma poteva essere anche di noce (#nùus#) o di gelso (#murón#). Per i rebbi (#dìinc'#) ci si serviva di legno molto duro, solitamente di corniolo (#curnàa#) o, in alternativa, di castagno. Il legno del regolo doveva essere ancora verde, cosicché seccandosi stringeva i fori e teneva saldi i denti. Oltre che a riunire l'erba falciata in mucchi, durante la fienagione il rastrello serviva anche a voltare il fieno esposto al sole; quest'operazione poteva essere anche compiuta con il manico del rastrello o con un semplice bastone appuntito (#spanteghén#).
L'informatore Romeo Riva (2024) rileva che il manico dell'oggetto sia realizzato in legno di castagno, mentre i rebbi in resistente legno di corniolo. Erano generalmente i contadini a costruire i propri rastrelli, che adattavano alle personali esigenze.
Fonti di documentazione: 2/ 3

Collocazione

Galbiate (LC), Museo Etnografico dell'Alta Brianza - MEAB

Credits

Compilazione: Capra, Michela (2024)

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