Aratro rivoltatore a vomere-versoio

ambito lodigiano

Aratro rivoltatore a vomere-versoio

Descrizione

Ambito culturale: ambito lodigiano

Cronologia: 1920 ca.

Categoria: attività agro-silvo-pastorali

Tipologia: aratro rivoltatore a vomere-versoio

Materia e tecnica: ferro (fusione, forgiatura, battitura); legno (taglio, piallatura)

Misure: 50 cm x 280 cm x 95 cm

Descrizione: Aratro asimmetrico dotato di stegola, vomere, versoio, avanvomere e bure, connessi fra loro da un ceppo. La bure è formata da un profilo metallico a sezione rettangolare e curva verso il basso in prossimità del vomere, che vi è imbullonato. La lunga stegola (stiva) è unita alla bure, in maniera obliqua, con bulloni e staffe di rinforzo e, nella parte terminale, presenta un foro per l'impugnatura e la manovra. Il versoio principale è mantenuto in posizione da una staffa imbullonata alla stegola. L'avanvomere è montato su un profilo metallico a sezione rettangolare, munito di staffa agganciata alla bure; agendo sui bulloni della staffa, è possibile regolare la posizione dell'avanvomere lungo la bure.
La parte terminale della bure è dotata di un meccanismo manuale per la regolazione della profondità di aratura. Il gancio per il traino è costituito da una barra a sezione circolare agganciata sotto la bure in prossimità della parte ricurva.

Notizie storico-critiche: Questo tipo di aratro è anche detto siloria o aratro a stiva e costituisce il tipo di aratro tradizionale usato nell'Italia nord-occidentale fino alla metà del XX secolo. È ritenuto essere un connubio tra l'aratro simmetrico in uso presso le popolazioni celtiche del nord Italia e l'innovazione del versoio asimmetrico introdotto dai coloni etruschi transpadani. È caratterizzato dall'assenza del carrello e da una sola lunga stegola di manovra (stiva). Il corpo vomere-versoio è fisso, quindi l'attrezzo taglia e rivolta la zolla di terra solo in una direzione. Ne consegue che l'operazione di aratura risultava piuttosto lenta perché, dopo aver arato il primo solco, non era possibile tracciare un solco di ritorno trainando l'aratro nella direzione opposta, ma, per non danneggiare il lavoro svolto, era necessario tornare a vuoto per riprendere l'aratura nella direzione iniziale del lavoro.

Collocazione

Sant'Angelo Lodigiano (LO), Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura

Credits

Compilazione: Forni, Giulia (1997)

Aggiornamento: Rizzi, Anna Maria (2020)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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